Bebe Vio, la Fenice azzurra che incarna la nuova Europa

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Standing ovation per l’atleta azzurra ospite d’onore al Parlamento europeo della presidente della Commissione Ursula von der Leyen e del commissario Paolo Gentiloni

© YVES HERMAN / POOL / AFP
 
– Bebe Vio e Paolo Gentiloni al Parlamento europeo

“Facciamoci ispirare da Bebe e da tutti i giovani che cambiano la nostra percezione di ciò che è possibile, che ci dimostrano che è possibile essere chi vogliamo essere. E che è possibile raggiungere tutto quello in cui crediamo”: con queste parole la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha presentato Bebe Vio, indicandola come “l’emblema di una rinascita contro ogni aspettativa” cui deve aspirare la nuova Europa.

All’applauso “volevo sotterrarmi, è stato veramente imbarazzante, bellissimo”, ha commentato dopo Bebe, “mi sono avvicinata a Paolo Gentiloni e gli ho detto aiutami”. La scelta della 24enne schermitrice veneta, medaglia d’oro nel fioretto individuale e argento in quello a squadre alle Paralimpiadi di Tokyo, non è causale. E non solo per la fama mondiale di Bebe, un simbolo delle Paralimpiadi che è stata a cena da Barack Obama, ha sfilato per Dior, ha scritto due libri e ha oltre un milione di follower su Instagram.

Come ha ricordato la politica tedesca, Bebe in primavera ha rischiato di morire. La sfortuna sembrava accanirsi su lei, già colpita nel 2008 da una meningite fulminante che obbligò i medici a procedere con l’amputazione di gambe e avambracci per salvarle la vita.  

Stavolta un grave infortunio al braccio sinistro e una successiva infezione da stafilococco potevano costarle l’amputazione dell’arto con complicazioni potenzialmente letali. Non ne ha parlato gara dei Giochi per evitare che, in caso di sconfitta, lo stop forzato e la preparazione atletica in soli due mesi fossero considerati un alibi.

Ma Bebe non si è arresa, confermandosi ancora una volta come una fenice che risorge dalle proprie disgrazie come quando fu la prima a gareggiare con protesi a tutti e quattro gli arti. Così ad agosto è arrivato l’oro contro la cinese Zhou Jingjing, già battuta a Rio 2016. “Da piccola mi dicevano che non si può tirare di scherma senza braccia e che avrei dovuto cambiare sport, ma ho dimostrato a tutti che le braccia non servono: se hai un sogno, vai e prenditelo“, aveva dichiarato nella conferenza stampa di apertura delle Paralimpiadi. E lei se lo è ripreso.  AGI

BEBE VIO SCHERMA PARALIMPIADI

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