Sul web i partiti discutono poco del referendum sulla cannabis

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Oltre ai promotori e a +Europa, sono poche le voci dei parlamentari coinvolti nella discussione. In rete si parla di #Spid: la firma digitale svalorizza lo strumento referendario?

 

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Con un decreto legge il Consiglio dei Ministri ha prorogato la data di scadenza per la presentazione delle firme per referendum sulla cannabis legale, dal 30 settembre al 31 ottobre. Una proroga chiesta dai promotori per formalizzare la raccolta delle firme e ricevere i certificati elettorali, non ancora inviati dai Comuni per problemi burocratici, nonostante le oltre 600mila sottoscrizioni raccolte. In Consiglio dei Ministri la Lega si è astenuta in aperto dissenso.

Sul web vi è una complessiva assenza delle più grandi forze politiche sul tema, che parlano pochissimo del referendum, tranne +Europa e qualche parlamentare di altre formazioni, come Elio Vito di Forza Italia. Ma c’è stata polemica nei giorni prima della concessione della proroga, in quanto il rischio che il referendum saltasse per motivi organizzativi, era molto concreto.

Analizzando le conversazioni sul web con gli algoritmi di intelligenza artificiale di Kpi6*, abbiamo osservato un volume di commenti molto alto all’inizio della campagna referendaria, che poi è andato riducendosi. Un nuovo picco lo si è registrato in concomitanza dell’hashtag #GiùLeManiDalReferendum quando i promotori temevano non si potesse ottenere le proroga, parlando apertamente di #sabotaggio.

 

In generale i leader di partito non si pronunciano sul referendum, il tema non è ancora entrato tra le conversazioni mainstream sui social, nonostante la raccolta firme abbia fatto registrare un record (200mila in appena 48 ore).

Solamente +Europa si è dimostrata attivissima nella campagna referendaria, mentre nel fronte progressista e nel Partito Democratico non si sono registrate frequenti prese di posizione. Enrico Letta è tra i politici più menzionati, l’audience più sensibile ai quesiti posti dal referendum, chiede una maggiore partecipazione per incentivare la raccolta delle firme.

Solo la Lega e Matteo Salvini in questa settimana hanno esternato posizione nette, in più circostanze, attraverso strumenti di comunicazione digitale, contro la legalizzazione delle droghe in qualsiasi forma.

Il referendum è stato presentato in Corte di Cassazione il 7 settembre da un gruppo esperti e giuristi coordinati dalle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione e Antigone, oltre a rappresentanti dei partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani. Le firme vanno sono raccolte solo online sul sito referendumcannabis.it e per la prima volta nella storia d’Italia la sottoscrizione avviene per via telematica, usando la firma digitale (SPID, smart card o TrustPro).

Proprio #Spid e #referendumCannabis sono entrati tra i primi cinque trending topics di Twitter, anche a causa delle riflessioni e domande lanciate da personalità della cultura e del mondo accademico come il filosofo Massimo Cacciari e il professor Gianfranco Pasquino, con un dibattito in rete.

Si dibatte sulla firma digitale e la nuova democrazia referendaria. Ci si domanda se la raccolta delle adesioni attraverso il Sistema Pubblico di Identità Digitale (Spid) così semplice e veloce, possa svalorizzare lo strumento del referendum, provocandone un eccessivo ricorso.

Analisti: Gaetano Masi, Marco Mazza, Giuseppe Lo Forte; Design: Cristina, Addonizio;. Giornalista, content editor: Massimo Fellini 

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