Per il rogo nell’impianto dei rifiuti di Mortara tre persone arrestate

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L’incendio doloso avvenne all’interno dell’impianto Eredi Bertè il 6 settembre del 2017 e provocato a causa di dissidi per la gestione 

L’incendio all’impianto di rifiuti di Mortara 

AGI – I finanzieri e i carabinieri forestali di Pavia hanno arrestato tre persone ritenute responsabili dell’incendio, avvenuto nel 2017 a Mortara all’interno di un impianto di trattamento di rifiuti.

I reati contestati sono traffico illecito di rifiuti, incendio doloso, utilizzo ed emissione di fatture false, bancarotta fraudolenta, riciclaggio ed autoriciclaggio.

Oltre agli arresti, sono stati sequestrati più di 2 milioni di euro (tra cui disponibilità finanziarie, fabbricati, terreni ed autoveicoli) “frutto – secondo gli investigatori – dell’ingiusto profitto ottenuto attraverso il mancato pagamento delle spese di recupero e/o di smaltimento dei rifiuti ed il mancato versamento del ‘Tributo speciale regionale’ , la cosiddetta ‘ecotassa’”. 

“La situazione dell’impianto era insostenibile alla vigilia dell’incendio, in quanto la quantita’ di rifiuti era di gran lunga superiore di quella che poteva contenere e in caso di controllo da parte di Arpa sarebbe stato chiuso. Mio marito Vincenzo Bertè e il Biani confrontandosi tra loro sono giunti alla conclusione che l’unico rimedio per risolvere la situazione era quella di dare fuoco all’impianto“. È quanto ha messo a verbale l’ex moglie di Bertè davanti agli investigatori della Guardia di Finanza di Pavia parlando del violento incendio che divorò il 6 settembre del 2017 la Eredi Bertè, ditta nel settore di recupero di rifiuti speciali, a Mortara.

 

 ‘Stai zitta o ti faccio fuori’. È la minaccia che avrebbe ricevuto l’ex moglie di Vincenzo Bertè, arrestato per l’incendio dell’impianto di gestione di rifiuti a Mortara di cui era titolare.

A pronunciare quelle parole dal tono intimidatorio sarebbe stato un presunto ‘ndranghetista “coinvolto nell’indagine Infinito del 2010 come componente di una Locale” che si trovava in compagnia di uno dei più stretti collaboratori dell’ex marito della donna.

Per il gip Guido Salvini la presenza dell’uomo nella vicenda “getta una luce poco rassicurante sull’episodio di minaccia in danno della testimone”.

Le minacce – stando all’indagine della GdF coordinata dalla Dda di Milano – sarebbero riconducibili a “dissidi” tra la donna e l’ex marito Bertè “sulla gestione dell’impianto e delle altre società collegate”.

 

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