La voce dei dissenzienti

Politica

Di

L’Opinione di Roberto Chiavarini

Cosa bolle in pentola?

A chi di noi non è mai capitato di dissentire su un argomento, su una azione, su una costrizione imposta da chi ritenga di essere più forte di noi e/o chi cerchi di imporre le proprie regole, anche contro la legge, perfino contro quella Costituzionale?

Magari ci sentiremo pure fuori dal coro, magari ci guarderemo intorno per vedere le reazioni degli altri rispetto a ciò che noi enunciamo, ma poi non esiteremo a metterci contro tutti, pur di far valere il nostro dissenso.

E lo facciamo, convinti come siamo, in virtù del fatto che la nostra personale opinione, la possiamo affermare pubblicamente e che, ciò, sia garantito anche dalla nostra Costituzione.

Ma, qual è l’atto che consente al dissenziente, di dissentire contro ciò che ritenga di opporsi?

La denuncia agli organi dello Stato.

Vi sembrerà strano, ma è proprio così.

Poi, sta a chi gestisce questo genere di dissenso (la Giustizia, in generale), aprire una procedura verso chi, eventualmente, abbia abusato, mentito, approfittato della propria “forza”, per tentare di sottometterci.

Eppure, quando dissentiamo presso gli organi dello Stato, lo facciamo senza conoscere norme giuridiche, norme sanitarie, norme procedurali… ma lo facciamo e lo Stato ce lo consente.

Politicamente, poi, il dissidente dovrebbe essere sempre tutelato dalla opposizione, perché ogni singolo dissidente e/o ogni gruppo dissidente, deve poter contare sulla parte politica che ha votato e che con il suo voto gli ha consentito di sedere in Parlamento.

Ma, quand’anche la parte politica, che uno o più individui avesse votato, voltasse le spalle al proprio elettorato, il carico “morale”, resterebbe (anzi, resta!) sempre sulle spalle della opposizione, che se ne dovrebbe assumere la responsabilità istituzionale, e che dovrebbe partire dall’assunto, egregiamente sintetizzato, contenuto nell’aforisma del Filosofo francese Voltaire, e che recita così: “non sono d’accordo con ciò che dici ma difenderò fino alla morte il tuo DIRITTO a dirlo”.

Molti, invece, attribuisco questo Aforisma a Evelyn Beatrice Hall, che così avrebbe scritto:
“Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere.”

In un caso e/o nell’altro, entrambi non lasciano spazio a interpretazioni diverse.

Vi sembra poco?

Ed allora, cosa bolle in pentola?

A buon intenditore, poche parole!

ROBERTO CHIAVARINI
Opinionista di Arte e Politica

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