Jovanotti- Fuori Stagione. Una primavera rigogliosa tra i nuovi singoli, in attesa Jova Beach Party 2022

Cinema

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I gatti innamorati sono pronti a farsi uccidere/ Pur di portare a compimento la prossima missione /La morte è quella cosa che agli altri può succedere/Ma resta sempre la speranza che a noi non accadrà[…] (Jovanotti, La primavera cit.)

L’avvento del Natale induce Jovanotti a interpretare la stravaganza del motivo bucolico – della natura meravigliosa- in cui si compenetra l’idea stessa della civiltà, attraverso l’intensa attività del genio, con il suo lucido impegno e con l’istintualità primordiale, che è aria da difendere, per salvaguardare la ricerca del bene comune, scritta in quel gran capolavoro ,di leggi naturali e civili, liquidato dalla necessità stessa di discostarsi dalla risposta dei saggi, che si trasferiscono a vivere nello sguardo cortese del mito, il quale riposa nel paesaggio appuntito del sogno utopico di una società ideale, in cui l’io trova la sua essenza nella conoscenza del pensiero magico, che vede l’uomo fatalmente indegno di essere dove lui è.

Una primavera di paurosi presentimenti, per dirla con le parole di Thomas Mann.

La capanna, dunque, ma anche il tempio di una diversa stagione per il sognatore, che sogna, sempre in segreto, l’amore nella fase della dissolvenza, quella che spiega la sacralità dell’arte, che sopravvive alla lettura di un’immagine controversa -sicuramente opposta all’utile che si ricava  dall’equilibrio ottico ed ideale-  tante volte necessario
nel quadro simbolico della storia, nel quale si svolge la vita della comunità.

Necessario nel momento caratteristico, ma sicuramente non fondamentale nella visione caratterizzante che emerge dal quadro della  storia illuminista, laica e progressista, per abbracciare le speranze di felicità e di pace dell’essere umano in quanto sopravvissuto alla vita che gli resta davanti.

In questo senso il pensiero non può che andare al maestro Franco Battiato, che è chiaramente udibile in questo brano, nel quale si sente un richiamo alla musica del basso medioevo e l’esperienza capitale di una gioventù che saluta e sorride con l’orgoglio di camminare su una scena mitico-simbolica, che invita a considerare il saggio stesso, con il suo essere così indegno nel confronto con il particolare, che lo riduce ad essere un tipo speciale che, proprio per questo motivo, diventa l’emblema dell’intruso per eccellenza, che abita il progetto di rientro nella vita politica, che deve a lui la pazienza di accettare quei principi universali che lo rendono un uomo come tanti, con più o meno onori e più o meno oneri.

Rosa Notarfrancesco

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