Reattore nucleare EPR sull’isola finlandese di Olkiluoto

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Urla di approvazione, su alcuni media, per il completamento del reattore nucleare EPR sull’isola finlandese di Olkiluoto.

Viene definito di terza generazione. L’ EPR (European Pressurized Reactor cioè Reattore Pressurizzato Europeo) alla fine degli anni 80 era un progetto franco –tedesco è poi diventato francese, per la decisione della Germania di porre fine allo sviluppo della energia nucleare.

A rigore l’EPR è l’ultimo modello della seconda generazione di reattori alimentati, a uranio arricchito, moderati e refrigerati ad acqua.

Uranio arricchito perché l’uranio usato se non ha una concentrazione del 5% non si spacca” cioè non avviene la fissione, a seguito del bombardamento con particelle chiamate neutroni (si trovano nel nucleo della materia e sono elettricamente neutri).

La fissione dell’uranio genera frammenti più altri neutroni, che colpiscono altri nuclei di uranio determinando la cosiddetta reazione, a catena e calore cioè energia termica.

Il moderatore è una sostanza, che rallenta i neutroni migliorando l’efficienza della fissione.

Quel calore poi viene trasferito a un fluido (acqua leggera, acqua pesante, etc.), che attraverso uno scambiatore di calore lo trasferisce all’ acqua che vaporizza.

Vapore che fa girare le pale di una turbina, alla quale è collegato un alternatore: l’energia di rotazione della turbina viene trasformata in energia elettrica dall’alternatore e inviata all’elettrodotto e alle utenze, per essere utilizzata.

Questa tecnologia messa a punto negli anni Cinquanta per i sottomarini nucleari e, poi diffusa nelle centrali elettriche dall’industria degli Stati Uniti.

La maggior parte delle centrali nucleari nel mondo è PWR cioè ad acqua pressurizzata. Rispetto ai modelli precedenti di PWR, l’EPR ha una efficienza del 36% invece che del 33% e una vita “utile” di 60 anni invece che 40.

Una maggiore potenza elettrica pari, a un milione e seicentomila KW e un risparmio di scorie per KWh del 15%, ma più radioattive.

Resta insoluto il problema degli incidenti, che possono verificarsi per perdita del refrigerante e successiva fusione del combustibile con diffusione di radioattività nell’acqua e, in atmosfera.

Anche la interruzione del circuito elettrico di alimentazione del sistema di refrigerazione.

Terremoti, inondazioni, attentati, errore umano possono mettere fuori uso il sistema la refrigerazione.

Sono successi incidenti in reattori PWR con le cause sopra citate? Si: Three Mile Island (USA), Bugey, Le Blayais, Dampierre (Francia), Fosmark (Svezia).

Negli EPR la probabilità di incidente è bassa, ma non impossibile.

Il processo di fissione dell’uranio genera prodotti di fissione con diversa radioattività ed elementi “transuranici”, tra cui il plutonio.

Il combustibile irraggiato, rilasciato dal reattore dopo due o tre anni, è altamente radioattivo e deve essere stoccato e raffreddato, in appositi bacini.

Pochi paesi, tra cui Francia e Regno Unito usano la tecnica del ritrattamento per estrarre plutonio da usare per scopi militari.

Cinque mesi fa, a Taishan in Cina un reattore EPR francese è stato bloccato a causa di una non meglio definita avaria.

Fonti cinesi hanno affermato che era aumentata la concentrazione di due gas rari, xeno e kripton nel circuito primario del reattore. Abbiamo il fermo di questo EPR che dopo 18 mesi dall’avvio è ancora bloccato!

La dimostrazione della irresponsabilità dell’approccio sul nucleare è data dalla ammissibilità della concentrazione di gas rari, che l’autorità cinese fissa a 320 miliardi di baecquerel (unità di misura dell’attività del materiale radioattivo) per mille litri di acqua mentre, in Francia il limite è di 150.

 Sempre restando nell’ambito degli incidenti, che riguardano il nucleare l’8 agosto scorso a seguito di un’esplosione su una piattaforma nel Mar Bianco al largo della base della marina russa di Nyonoksa, sono morti 2 militari e 5 esperti nucleari e una decina di altri addetti sono rimasti feriti.

Rosatom, l’ente russo responsabile delle attività nucleari, ha ammesso il coinvolgimento di “una piccola sorgente di energia utilizzante materiali fissili radioattivi “.

Un comunicato successivo ha chiarito che si trattava di un test di “un propellente a isotopi radioattivi per il motore di un razzo a combustibile liquido”.

Il direttore scientifico del VNIIEF, Solovyov, ha, in seguito fatto riferimento a “un reattore nucleare di piccole dimensioni”, ma senza precisare il ruolo il reattore nell’esplosione e quanto materiale fissile è stato coinvolto.

Roshydromet ha identificato quattro radionuclidi tecnogenici, stronzio-91, bario-130, bario-140 e lantanio-140, isotopi che possono venir generati nella fissione di uranio-235.

Va osservato che tali radioisotopi sono comunque “esotici”, mentre mancano prodotti di fissione più comuni, quali il cesio-137.

Aggiungo che il governo russo ha “ disabilitato” per alcuni giorni i rivelatori di radioattività installati nella zona e connessi al sistema internazionale di stazioni dell’International Monitoring System (IMS) creato dell’Organizzazione per il Comprehensive Test Ban Treaty, per l’individuazione di possibili test di armi nucleari, per cui la comunità internazionale non ha potuto avere informazioni sulle caratteristiche delle radiazioni emesse.

Il 21 ottobre l’Autorità di controllo francese ha rilevato difetti nella centrale di Civaux.

Il difetto si è poi saputo era la tensocorrosione della tubazione principale che ha indotto la società francese che gestisce i reattori EDF a fermarne altri tre.

Decisione che ha fatto crollare in Borsa il titolo di EDF. L’EPR usa come combustibile anche il MOX (mixed oxide fuel) una miscela di ossido di plutonio e ossido di uranio recuperati dal riprocessamento delle scorie provenienti da altri impianti o da armi nucleari.

Il costo dell’EPR doveva essere pari a 3,2 miliardi e il tempo di costruzione pari a 53 mesi. E’ costato 8,5 miliardi e ultimato oggi dopo 156 mesi.  

Secondo il World Nuclear Industry Status Report (WNISR), alla fine di febbraio 2021, 414 reattori nucleari erano in funzione in 32 paesi, contribuendo al 10,3% della fornitura di elettricità mondiale.

Un articolo su Nature elenca gli irrisolti problemi del nucleare: dalla commistione con l’industria militare alla scarsa trasparenza delle informazioni, fino al problema delle scorie e del recupero dei siti delle vecchie centrali.

Erasmo Venosi

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