La variante Omicron ha svuotato Roma.
Testimonianze di negozianti e gestori di locali della Capitale che provano a resistere alla crisi economica portata dal virus. Tra attività chiuse e sempre meno acquisti anche il centro storico fa fatica a reinventarsi.
“Quasi quasi non la riconosco la mia città, la mia Roma. Questa è una strada, l’Ostiense, da tempo piena di traffico, rumori. Guardala, ora. Che tristezza”. Francesco, 54 anni, titolare di un ristorante-pizzeria su via Ostiense, allarga le braccia davanti al cronista, è sconfortato: “Questa pandemia ci sta cambiando – dice all’AGI – e ci sta anche rovinando. Per due sere conscutive, la scorsa settimana, non ho visto un cliente, non abbiamo venduto neanche una pizza d’asporto. Così è dura, fai meno danni se non apri”. Un piccolo viaggio nella Roma alle prese con la viariante Omicron fotografa una Capitale inedita: poca gente in giro, poco traffico, molti locali chiusi, moltissimi asenza clientela.
Dalle zone più o meno periferiche al centro, la musica non cambia. “Temporary closed”, oppure “chiuso per ferie” quando va bene. Sconti per chiusura attività o scaffali già vuoti che si riempiono di polvere nei casi peggiori. Le vetrine delle attività commerciali del centro storico di Roma raccontano la difficile fase della pandemia di Covid che sta attraversando il Paese.
La quarta ondata, con la crescita senza precedenti del numero dei contagiati, fortunatamente non proporzionale al tasso di occupazione degli ospedali, sta mettendo a dura prova il commercio e le attività turistiche nelle città d’arte. Settori già provati dopo due anni di pandemia.
Chi si trova a passeggiare in questi giorni tra le vie dello shopping dei rioni monumentali di Roma a tratti può provare un dejavù: sembra quasi di essere tornati ai primi mesi dell’epidemia. I turisti sono spariti quasi completamente, soprattutto quelli stranieri. Mentre una fetta dei lavoratori è tornata in smart working, oppure si trova a casa tra contagi ed isolamenti fiduciari.
La Fiepet-Confesercenti di Roma stima che al momento quasi 600 attività commerciali siano chiuse in città per assenza di personale dovuta al Covid o alle quarantene. Molti di questi negozi sono in centro. I locali dei venditori di souvenir sono spesso vuoti, mentre alcune attività di abbigliamento hanno ripreso a chiudere tra le 14 e le 16, o anticipano lo stop serale, vista la scarsità di clienti tra ora di pranzo e l’orario dopo le 18.
C’è poca gente persino nei bar e nelle gelaterie. Alcuni ristoranti delle vie attorno ai palazzi della politica, spesso frequentati da parlamentari, staff politici e personale delle istituzioni, hanno affisso cartelli per avvisare che riapriranno direttamente il 24 gennaio, il giorno della prima chiama per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Altre attività hanno preferito prendere un mese di vacanza, perchè stare aperti avrebbe portato più spese che incasso, torneranno a mettere i tavoli in strada il 1 febbraio nella speranza che nel frattempo l’ondata di Covid dia una tregua. In questi due anni di pandemia il centro storico di Roma non è riuscito a reinventarsi.
Il modello di sviluppo seguito negli ultimi anni, basato soprattutto sulla rendita degli affitti, la ristorazione di bassa qualità e la proliferazione delle strutture ricettive, ha mostrato tutti i suoi limiti. Specialmente in un territorio che mediamente perde fino a 3mila residenti l’anno tra spese elevate e assenza di servizi. E allora, venuti meno turisti ed uffici, il centro si ritrova ad essere un museo a cielo aperto con ben pochi visitatori.
La Galleria Alberto Sordi, di fronte a Palazzo Chigi, è una delle situazioni dove la crisi del commercio in centro si percepisce con un colpo d’occhio. Da mesi hanno chiuso tutti i negozi ad eccezione di una libreria di una grande catena, un negozio di borse e valigie e una caffè. Il resto delle vetrine sono oscurate con adesivi in attesa di future riaperture.
A Via Nazionale non va meglio, qui decine di negozi da tempo hanno chiuso e sono rimasti vuoti. L’emergenza nel settore alberghiero ha i contorni di una bomba sociale pronta ad esplodere, le stime contano fino ad 8mila lavoratori che rischiano il posto di lavoro. Dei 1.280 hotel presenti in città al momento circa 350 sono chiusi, alcuni non hanno mai riaperto dopo il primo lockdown del 2020. Solo nelle ultime settimane due strutture di lunga tradizione come lo Sheraton all’Eur e il Majestic a via Veneto hanno annunciato i licenziamenti, oltre 200 persone potrebbero restare senza lavoro.
Del resto l’Osservatorio di Confindustria Alberghi stima a Roma nel 2021 un -58% nel tasso di occupazione delle camere. Il Campidoglio ha fatto appello al Governo perchè intervenga garantendo flussi di liquidità per retribuire i dipendenti in questa fase di contagi elevati e consentire agli hotel di non chiudere definitivamente. Palazzo Senatorio ammette che le dimensioni della crisi sono tali che il Comune da solo con le sue risorse non è in grado di intervenire efficacemente.
Non va meglio per i trasporti
Nelle piazzole di sosta riservate ai taxi si contano decine di vetture in attesa di clienti. Per ora non ne arrivano. (AGI)Rmy/Ros (Segue) (AGI) – Roma, 15 gen. – “Siamo davvero lontani dal solito giro di lavoro – sottolinea un tassista – intanto si vedono raramente turisti stranierei e, soprattutto, mancano le presenze quotidiane delle persone che vanno a lavorare, facendo la spola tra diversi uffici, e si spostano in taxi. è una situazione pesante, molto pesante”.
Lo smart working, la didattica a distanza, la paura del contagio, le mascherine, le regole per il gren pass: sono tanti i fattori che stanno cambiando le città, i tempi, l’economia e, soprattutto, la vita delle persone. Molte farmacie, per esempio, hanno ormai la fila riservata ai ‘clienti covid’, tra l’altro sempre affollata, e poi quella alla clientela di ogni giorno. C’è la corsa ai tamponi, e ogni giorno è sempre più difficile rifornirsi di quelli rapidi.
“Così non si può andare avanti – dice con forza Annalucia, barista nella zona di Piramide – con tutte queste norme la gente non entra nemmeno per prendere un caffè. La cosa incredibile è vche non abbiamo alcuna certezza. La mattina senti in tv he siamo viini alla svolta, il pomeriggio invece manca ancora qualche mese, la sera i numeri dei contagi e dei morti torna a fare paura. Forse è necessario un nuovo modo di comunicare, meno allarmismo”.
Su come la pandemia ha praticamente stravolto la Capitale Annalucia ha un esempio pratico e, ci tiene a precisare, assolutamente inedito. “L’altro giorno, per una questione di famiglia, sono andata in un ufficio che si trova sul Lungotevere. Incredibile, ho trovato parcheggio, di mattina, senza alcun problema”. Maledetto virus, ci stravolge la vita e ci porta anche a rimpiangere il traffico.
AGI – Agenzia Italia
Redazione Corriere di Puglia e Lucania