Morning bell: i mercati scommettono sulla diplomazia

Economia & Finanza

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A incoraggiare i mercati sono il livello delle sanzioni, che per ora vengono considerate ‘soft’ e il fatto che Biden abbia lasciato aperta la porta della diplomazia, pur mostrando i muscoli.

 

 

© ARNE DEDERT / DPA / dpa Picture-Alliance via AFP- La borsa di Francoforte

AGI – I mercati vacillano, la drammatica escalation militare in Ucraina li spaventa, ma cercano di reagire. Stati Uniti, Gran Bretagna, Ue e anche Canada e Giappone fanno scattare una raffica di sanzioni anti-russe, mentre saltano i vertici Biden-Putin e Blinken-Lavrov. Putin vuole la smilitarizzazione dell’Ucraina e Washington non esclude che attacchi Kiev.

Per la Nato “è il momento più pericoloso per la sicurezza europea da generazioni”. Insomma, era dai tempi della crisi dei missili di Cuba che il mondo non si trovava così pericolosamente sull’orlo di una guerra. I mercati tremano ma non crollano di fronte a questi nuovi pericolosi scenari di guerra. Il prezzo del petrolio vola quasi a 100 dollari. E in Asia i listini tentano un rimbalzo. Tokyo è chiusa per la festa dell’imperatore e Hong Kong e Shanghai salgono rispettivamente dello 0,6% e dell’1%.

A incoraggiare i mercati sono il livello delle sanzioni, che per ora vengono considerate ‘soft’ e il fatto che Biden abbia lasciato aperta la porta della diplomazia, pur mostrando i muscoli. Bene anche i future a Wall Street, che avanzano di circa mezzo punto percentuale. La piazza di New York, che lunedì era rimasta chiusa, ieri è andata in altalena e ha terminato la sua corsa in calo. Lo S&P è sceso dell’1% ed è entrato in fase di correzione, cioè è arretrato del 10% dall’ultimo picco. In rialzo di circa lo 0,5% anche i future sull’EuroStoxx 50, dopo che le Borse europee avevano mancato di poco il rimbalzo, trainate dal settore energia.

Ancora depressa Mosca, che nell’ultima sessione ha chiuso in calo dell’8%. Corre il prezzo del petrolio, con il Brent che schizza fino a 99,50 dollari, il top da 7 anni. L’Agenzia Internazionale dell’Energia fa sapere che sta lavorando con i paesi membri, che includono gli Stati Uniti ma non la Russia o l’Arabia Saudita, per garantire che ci sia abbastanza petrolio sul mercato per soddisfare la domanda. Il prezzo gas sale dell’10%, anche se Mosca garantisce che la Russia proseguirà le sue forniture ai mercati globali. Alle stelle i prezzi del grano e quelli del mais. Oggi sono attesi i dati sull’inflazione dell’Eurozona, che gennaio dovrebbe salire dal 5% al 5,1% annuale. Ieri l’inflazione in Italia è schizzata al 4,8%, ai massimi da 26 anni, soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia. Intanto la banca centrale neozelandese ha rialzato di un quarto di punto i tassi, portandoli all’1%.

Raffica di sanzioni sulla russia, ma non all’energia

Joe Biden accusa Vladimir Putin di aver avviato l'”invasione” dell’Ucraina, lancia sanzioni contro la Russia e avverte che Washington è pronta a intraprendere ulteriori azioni se Mosca intensificherà i suoi assalti. In particolare Biden preannuncia misure contro due delle più grandi banche della Russia, Veb e Promsvyazbank, così come contro le élite del paese e i loro familiari.

Le sanzioni sono anche mirate a colpire il debito sovrano della Russia. “Impediremo al governo russo di accedere ai finanziamenti occidentali”, ha detto Biden.  “Non potrà più raccogliere fondi dall’Occidente e non potrà nemmeno commerciare il suo nuovo debito sui nostri mercati o sui mercati europei”. L’amministrazione Biden adotterà misure per garantire che le sanzioni contro la Russia nei confronti dell’Ucraina non portino a un aumento dei prezzi dell’energia e, in tal caso, agirà per abbassare i prezzi. Lo riporta il Wall Street Journal, precisando che gli Stati Uniti cercano di intaccare l’economia russa evitando danni collaterali agli Stati Uniti e ai loro alleati.

Biden comunque fa sapere che Washington è pronta ad andare oltre con le sanzioni se la Russia intensificherà le sue ostilità. Nel riconoscere le due province separatiste di Donetsk e Luhansk come indipendenti, Biden ha detto, Putin ha “stranamente affermato che queste regioni non fanno più parte dell’Ucraina e del loro territorio sovrano”.

Alle sanzioni Usa hanno dato un seguito, con simili mosse, gli alleati in Europa, in particolare la Germania, che ha deciso di bloccare il controverso progetto del gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe consentire la fornitura diretta di gas naturale russo. Occorre notare che, se per Washington e Londra l’adozione di misure severe era annunciata, non lo era affatto per un’Unione divisa tra chi fino a poche ore prima professava la linea della prudenza e quanti, come i Paesi Baltici, chiedevano invece fermezza da subito. Alla fine, nella riunione informale dei ministri degli Esteri convocata a Parigi, l’Ue ha trovato un punto di equilibrio adottando un pacchetto di sanzioni corpose ma che non toccano personalmente Putin.

La banca centrale neozelandese rialza tassi per terza volta

La banca centrale della Nuova Zelanda ha annunciato oggi il suo terzo rialzo dei tassi consecutivo, aumentando il tasso chiave di un quarto di punto e portandolo all’1%. La Reserve Bank ha sorpreso i mercati assumendo un tono da ‘falco’ in vista delle sue prossime mosse, volte a contenere l’inflazione. Il dollaro neozelandese è salito dello 0,6% alla notizia ed è sulla sua più lunga striscia di guadagni giornalieri da quasi due anni.

La fed sui tassi punta su atterraggio morbido

C’è attesa sui mercati per il modo in cui le altre banche centrali, a partire dalla Fed, affronteranno l’inflazione. La Federal Reserve ha già lasciato intendere che, a partire da marzo, rialzerà i tassi e ridurrà la liquidità. Questo i mercati lo danno per scontato, ma come lo farà?

I mercati scontano almeno sei-sette rialzi dei tassi di qui a fine anno, per un totale di circa l’1,75%. Inoltre, in vista della riunione Fed del 16 marzo, due terzi degli analisti ritengono che l’istituto aumenterà i tassi di un quarto di punto e solo un terzo si aspetta che li aumenterà di mezzo punto percentuale, il che è molto meno rispetto all’80% della scorsa settimana. In altre parole, la Fed sta scegliendo di utilizzare un approccio più bilanciato tra manovra sui tassi e manovra sul bilancio. Il motivo? La banca centrale Usa ha capito che se rialza troppo i tassi e lo fa troppo in fretta, finirà per spaventare i mercati e per azzerare la curva dei rendimenti, cioè rischia di far salire i tassi a breve più di quelli a lunga scadenza, il che per i mercati rappresenterebbe un segnale di recessione.

In altre parole, la Fed non ridurrà l’inflazione a scapito della crescita dell’economia. Per farlo però deve agire gradualmente: puntare su un atterraggio morbido. In che modo? La risposta è un po’ tecnica ma sostanzialmente suona così: abbassiamo i tassi, ma non troppo, e subito dopo attuiamo la riduzione del bilancio, velocizzandola, cioè vendendo pochi titoli del debito pubblico e più titoli legati ai mutui. In tal modo la Fed potrà combattere l’inflazione senza azzerare la curva dei rendimenti. Si tratta di una scommessa importante, perché in tal modo la Fed cercherà di rialzare i tassi senza spaventare i mercati, abituandoli a convivere con meno liquidità. Questo non piacerà ai mercati ma in qualche modo va fatto.

 

 

 

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