Tra Diplomazia e missili

Politica

Di

di Giuseppe Trizzino
Ad oggi è molto difficile esprimersi sulla questione non solo militare in atto in territorio Ucraino.
Sono stato invitato ad esprimermi ed io aderisco volentieri.
I dati geopolitici, a mio modo di vedere, possono così riassumersi.
La Russia prima di intervenire si è assicurata il clemente sostegno della Cina, dell’India e di altro manipolo di Paesi.
Inoltre la Russia conosce bene i fianchi scoperti degli Stati Uniti d’America, primo tra tutti la Corea del Nord e la polveriera mediorientale, Siria e Iraq in testa.
Diciamo che sino ad ora, l’intervento militare è di tipo chirurgico e tendente a non provocare danni a civili e popolazione.
Però è chiaro che ci si muove in un bicchiere di cristallo, dove il minimo errore provoca conseguenze emorragiche.
Nessuno dei Paesi al mondo vuole fare guerra, perché le bombe nucleari fanno paura, però i loro codici sono stati disattivati di già.
Lo stato di allerta esiste.
Dal punto di vista geopolitico, la questione del Donbas e le tensioni tra Russia ed Ucraina sono molto complesse e si radicano in fenomeni storici e culturali così come le ambizioni di Mosca.
Durante l’epilogo della seconda guerra mondiale, Stalin chiese ed ottenne da Churchill e Roosevelt mezza Europa perché potesse avere uno scudo prima dei propri confini.
Ciò avveniva a Jalta.
Questo stato di fatto perdurò sino agli anni 90′, per poi dissolversi con l’ideologia Comunista, ormai farraginosa e statica rispetto alla società che si era trasformata grazie all’impulso occidentale.
Adesso la Russia, un po’ per interesse un po’ per volontà è rimasta prigioniera delle proprie scelte diplomatiche.
Nei fatti ha già perso.
Sì, perché si è spinta a minacciare un intervento per poi essere costretta a farlo, per non scemare in credibilità sul piano internazionale.
È così l’anno spinta ad intervenire con tutte le conseguenze del caso.
Perché adesso il popolo della madre patria si dissocia lentamente, tutti i paesi del mondo sono costretti a prendere le distanze, comprese Cina e India, astenutesi al Consiglio di sicurezza.
I tempi sono cambiati, agli schioppi dei fucili si sono sostituiti le azioni cybernetiche e gli interessi economici.
Non mi stranizzerei pertanto se lo Zar, così come il suo predecessore Nicola, possa cadere in una spirale incontrollabile.
Nei fatti ormai è isolato al mondo ed il suo sostegno inizia a perdere fiato.
Un dato è certo, ogni giorno che passa, logora i Russi perché ad oggi il miglior Generale rimane la comunicazione.
Pertanto ritengo la guerra non si stia combattendo in Ucraina ma nelle stanze del potere Americano, dove si stanno stringendo ed allargando amicizie e sostegni a Paesi che nell’ombra faranno scelte che disorietennanno Vladimir.
Non dobbiamo dimenticare che lo stesso ha costruito il suo potere dentro l’establishment di Eltsin con il sostegno di Berezovsky ed i servizi, e questi pilastri non hanno più l’aplomb d’una volta.
I tempi cambiano, Lui lo sa, ed in questo momento cerca certezze, che una volta svanite, lasceranno spazio soltanto ad una personale via d’uscita onorevole.
In ultimo ma non per minore importanza, va considerato che il popolo Russo non sostiene più le scelte del Governo, e timidamente questo dato incoraggia gli attivisti ed oppositori interni.
Il tratto è segnato quindi, la storia è già scritta, la Teoria di Monroe ha prevalso.
foto difesaonliine.it

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