Il mio amico Oleksandr è andato in guerra

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“Io qua ho già fatto tanto e ora ho l’azienda. A quella può pensarci Viktor (il figlio, che però ha 15 anni). Ma il mio paese è là e ora io qua mi sento inutile. Devo andare”. Di Tommaso Ciuffoletti

Non ho così tanti amici ucraini, ma conosco Oleksandr, per gli amici Alessandro.

Oleksandr ha 36 anni. 6 meno di me.

Oleksandr è alto 1.91. Poco più di me.

Oleksandr peserà 130 kg. Poco meno di 2 me.

Oleksandr è un ragazzo che vive in Italia da parecchi anni. Ha moglie e 3 figli nati qua.

Fa il muratore da sempre e comunque se serve fa anche l’idraulico, il restauratore, l’elettricista (con risultati alterni), il piastrellista, il parquettista, il carpentiere, il falegname e ti rifà anche le persiane.

Ha il suo furgone, ha smesso di fumare e ora beve con moderazione. Ora, prima un po’ meno.

Non ha tatuaggi che io sappia. È poco incline al sorriso, ma se si mette a ridere e ti dà una pacca sulla schiena può farti sentire la distanza che c’è tra il suo corpo e il tuo in termini di attitudine agli impatti.

Oleksandr è un medio progressista, con qualche retaggio di conservatorismo inevitabilmente maschilista. Inutile nasconderlo.

Tuttavia non è una macchietta da film comico. È un padre premuroso di un figlio sveglio come una lepre e di due figlie bellissime e, per quanto un po’ protettivo, ha imparato a fare i conti con la voglia di libertà di due ragazze nate e cresciute camminando serene per strada e per casa.

Con tutti i recenti bonus per ristrutturazioni ad libitum, Oleksandr ha avuto un bel po’ da fare. Si è messo in proprio, ha preso a lavoro con sè due o tre ragazzi e sta andando forte.

Ma ora Oleksandr si è fermato e negli ultimi giorni era combattuto all’idea di andare a combattere in Ucraina.

Ha due sorelle e un fratello, la mamma e vari zii. Una sorella con la sua famiglia lo ha già raggiunto qua. La mamma è a Kiyv insieme all’altra sorella.

Quando mi ha detto di questa idea che lo attanagliava. Andare e combattere, io ho provato a distoglierlo.

Gli ho detto di pensare alla sua famiglia qui. Ai suoi figli. Alla possibilità che le cose si possano risolvere anche senza di lui.

“Io qua ho già fatto tanto e ora ho l’azienda. A quella può pensarci Viktor (il figlio, che però ha 15 anni). Ma il mio paese è là e ora io qua mi sento inutile. Devo andare”.

“A fare cosa? A farti ammazzare?”.

“Se sei mio amico non dici così”.

E io mi sono zittito.

Poi è ovvio che dal giorno in cui ho parlato con Oleksandr ho avuto meno voglia di scrivere della guerra sui social. Lui è partito e vai a sapere dov’è che è adesso. Spero almeno che sia ancora fra noi.

Per un attimo ho pensato a Luciano Canfora e la sua tesi dell’Ucraina paese aggressore, ho pensato a Landini e alla Spinelli e alle ragioni di Putin. Ho pensato a tanti di voi e di noi, cacasenni da tastiera. Ai guerrafondai da tastiera e ai pacifisti da salotto.

Ma poi ho smesso di pensarci. Sta per nascere mio figlio. Non sono ucraino, non sono alto 1.91, non peso 130 kg e sono anche io un medio progressista con forse qualche retaggio di conservatorismo.

Non so.

Ma credo di capire Oleksandr. Che non scrive su nessun social, su nessun quotidiano, non parla in nessuna tv. Che forse non sa nemmeno chi siano Luciano Canfora, Barbara Spinelli e Tomaso Montanari. E magari non gliene importa poi troppo di saperlo.

Spero che torni. Presto e in salute.

Tommaso Ciuffoletti   (da Facebook)

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