Il cinema non morirà ma i cinema sì, se non si inventano subito qualcosa

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La crisi continua a mordere: la stima degli incassi 2022 si ferma a un terzo di quelli del 2019. Il mondo della cinematografia fa il punto della situazione

© Afp – Cinema

Il pubblico è un giardino che va innaffiato, bisogna valorizzare le sale cittadine e trasformarle in luoghi di aggregazione sociale e culturale“. Lo ha detto Marta Donzelli, produttrice e presidente della Fondazione centro sperimentale di cinematografia illustrando all’incontro Anica i dati sugli incassi delle sale, tra box office e indotto di bar ed eventi negli ultimi quattro anni.

Dopo l’anno d’oro prepandemico del 2019, con 920 milioni di euro di incassi, il 2020 si è fermato a 250 milioni, il 2021 a 225 milioni e per il 2022 la stima è di 370 milioni. “Bisogna ricostituire un rapporto con lo spettatore, è una scommessa”. Un identikit del settore è arrivato da Andrea Montanino, direttore delle strategie settoriali e impatto di Cassa Depositi e prestiti: “L’audiovisivo italiano ha 9 mila imprese che generano 65 mila posti di lavoro e un fatturato di 13 miliardi euro, il dieci per cento totale europeo”.

L’85 per cento delle imprese fattura però meno di un milione di euro e soltanto il due per cento supera i dieci milioni. Secondo Montanino la trasformazione sarà dettata dal cambiamento della domanda: “Un sondaggio ci dice che il 54 per cento degli italiani preferisce vedere i film a casa, il 13 per cento al cinema, è un elemento che va accompagnato e non contrastato. Millennials e premillennials preferiscono lo streaming, sono loro che determineranno la fruizione”.

“Nel 2014 la cultura veniva considerata bella ma marginale, ora fa parte delle nelle scelte strategiche del Paese è un dato acquisito e anche quando cambieranno ministri e governi non si tornerà indietro” ha Il ministro della Cultura Dario Franceschini annunciando un nuovo flusso di risorse e misure per il sostegno all’ingresso della creatività italiana in altri mercati europei.

“Ora serve che la struttura ministeriale regga il passo con la crescita e con i cambiamenti”, ha proseguito, elencando i punti su cui lavorare: aumentare i luoghi che ospitano le produzioni, cambiare il modello delle sale cinematografiche ed evitare che la crescita italiana trasformi il paese in un luogo di conquista. “La dimensione sarà quella europea, difficile pensare a una dimensione nazionale, dobbiamo lavorare a livello europeo e mettere in moto azioni di espansione, non azioni difensive, il ministero della Cultura è pronto”, ha spiegato ancora Franceschini, ricordando quindi che le sale cinematografiche hanno incrociato la pandemia con l’esplosione delle piattaforme con una crisi che non corrisponde a quella dei teatri: “Ci sono molte cose da fare, misure di sostegno e aiuto come il decreto che ho appena firmato sulla finestra di 90 giorni prima dell’approdo dei film sulle piattaforme, e che ora ha bisogno di un meccanismo analogo che valga per tutti i prodotti, italiani e internazionali – ha detto – ma serve anche un rinnovamento dell’offerta delle sale”.

Ricordando come l’avvento di Amazon abbia aumentato il numero dei lettori, Franceschini ha aggiunto: “Bisogna lavorare tutti insieme per allargare la torta anziché spartirla, siamo di fronte a due esperienze diverse, una collettiva una individuale, il cinema non deve essere più solo grande schermo, bisogna creare eventi nelle sale, se una cosa diventa evento funziona, la sala può offrire più che un film”.

Il cinema non è diverso dal virus, è sempre mutato e lo farà ancora”. Lo ha detto Gian Luca Farinelli, direttore della cineteca di Bologna e neopresidente della Festa del cinema di Roma. “Si sente da tempo parlare di ‘morte del cinema’ ma le arti si trasformano, il cinema non è mai stato diffuso globalmente come oggi – ha chiarito – le piattaforme hanno bisogno del prestigio del cinema, hanno copiato i prodotti del sistema cinematografico, semmai bisognerebbe parlare di crisi della sala più che del cinema ma con dei distinguo, le generaliste soffrono ma le sale della cineteca di Bologna non hanno mai funzionato bene come ora, spesso sono sold out, riempite da universitari e stiamo per aprire una nuova sala a capienza doppia”. Secondo Farinelli, “le città senza sale sono più povere ma gli esercenti devono sorprendere il loro pubblico. Lunga vita al cinema”. agi

 

agi live

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