Per contrastare il caro energia si pensa ora a un “price cap”

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la proposta del ministro Cingolani, per avere effetto, dovrebbe però essere condotta a livello europeo. Per questo si è aperto un tavolo a Bruxelles che possa portare a degli sconti in bolletta per cittadini e aziende

Roberto Cingolani

Il prezzo dell’energia è cresciuto di cinque volte tra gennaio del 2021 e aprile 2022, a causa della aumento del prezzo delle materie prime e soprattutto delle tensioni internazionali legate all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Per contrastarlo parzialmente il governo lavora alla proposta di un price cap, che però dovrebbe essere al livello europeo per avere effetto, su cui è aperto un tavolo a Bruxelles, che possa portare a degli sconti in bolletta per cittadini e aziende.

“La tensione sui mercati ha anche determinato, dopo la forte diminuzione avvenuta nel corso del 2020, un vertiginoso aumento dei costi dell’energia”, relaziona Cingolani. Il ministro ricorda: “Il prezzo del gas al Punto di Scambio Virtuale in Italia è passato dai circa 20 euro MWh di gennaio 2021 ai circa 100 euro MWh del mese di aprile, con un aumento di quasi 5 volte, con punte giornaliere che hanno superato i valori record di 200 euro MWh nei mesi scorsi”.

Nel frattempo i prezzi dell’energia elettrica all’ingrosso hanno registrato valori record. “Negli ultimi mesi si sono raggiunti i valori piu’ elevati da quando la borsa italiana e’ stata costituita, e negli ultimi giorni i valori si sono attestati tra i 200 e i 250 euro MWh. Questo anche come diretta conseguenza dei prezzi del gas naturale. Non si tratta di un fenomeno italiano, ma andamenti simili sono riscontrabili in altri Paesi europei”.

A fronte di questa situazione, secondo il ministro, “un price cap di 80 euro di megawattora rappresenterebbe una riduzione di circa il 25% sulla bolletta del gas e ancora una maggiore della bolletta elettrica”. Cingolani, però, avverte: “Per l’Italia o qualunque altro grande paese europeo il price cap nazionale sarebbe estremamente difficile da sostenere. Il mercato semplicemente lo salterebbe a pie’ pari. Non sarebbe una politica particolarmente intelligente“.

Cingolani chiede alla Ue decisioni rapide sulle regole per il pagamento del gas, che i russi richiedono in rubli. “Oggi si paga in euro – ricorda il ministro – poi la Banca centrale in un paio di giorni li cambia in rubli e li deposita in un secondo conto, sempre aperto dall’operatore che a quel punto da’ un ok a un bonifico”.

Che sottolinea: “Può succedere che l’operatore continuando a pagare solo in euro si possa vedere rifiutato il pagamento e possa essere accusato di avere rotto il contratto. L‘Europa deve dare indicazioni molto chiare sul fatto che si possa o meno aprire il conto e pagare in rubli. È stato richiesto al più presto un parere, perché già a metà maggio si devono fare dei pagamenti, servono direttive chiare”.

La fornitura di gas russo è un tema centrale della relazione del ministro: “L’interruzione a maggio delle forniture dalla Russia renderebbe critico il superamento del prossimo inverno. Per raggiungere il livello necessario all’inverno servono 6 mesi. Lo stop a novembre, invece, “renderebbe possibile il riempimento degli stoccaggi, e sarebbe dunque uno scenario meno critico”.

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