Morning Bell: cosa si aspettano i mercati

Economia & Finanza

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In Asia Tokyo e Shanghai sono in rialzo oltre l’1% e Hong Kong quasi del 2%, dopo che la Pboc ha tagliato a sorpresa del 4,45% il prime rate a 5 anni.

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AGI – I mercati rimbalzano prontamente in Asia, dopo che la Pboc, la Banca centrale cinese, ha rialzato il prime rate a 5 anni per contrastare il rallentamento dell’economia del Dragone. “Anche se la mossa certamente non sarà sufficiente per invertire i venti contrari di crescita nel secondo trimestre, il taglio dei tassi della Cina costituisce un movimento nella giusta direzione per consentire ai mercati di reagire alle aspettative di rallentamento dell’economia” e di recessione, commenta Carlos Casanova, economista senior per l’Asia dell’Union Bancaire Privee di Hong Kong.

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Ieri infatti non si è placata la corrente di vendite sulle Borse e la volatilità ha continuato a farla da padrona, insieme alla paura della stagflazione. Goldman Sachs stima ora una probabilità del 35% di recessione degli Stati Uniti nei prossimi due anni, mentre Morgan Stanley vede una probabilità del 25% nei prossimi 12 mesi. Wall Street ha chiuso in calo dopo il tonfo di mercoledì. Oggi invece in Asia Tokyo e Shanghai sono in rialzo oltre l’1% e Hong Kong quasi del 2%, dopo che la Pboc ha tagliato a sorpresa del 4,45% il prime rate a 5 anni, a sei mesi di distanza dal primo taglio dei tassi dall’aprile 2020, un’altra mossa in controtendenza rispetto alle azioni di stretta monetaria delle altre banche centrali a livello globale, decisa anche in quell’occasione per scuotere l’economia, che aveva iniziato a frenare alla fine del 2021.

Salgono con decisione anche i future a Wall Street dopo che ieri i listini di New York sono arretrati al termine di una giornata volatile. Lo S&P ieri si è avvicinato al ‘bear market’ e il Nasdaq è terminato col segno meno, fallendo un rimbalzo che per tutta la giornata è sembrato a portata di mano, dopo il tracollo del 4% del giorno precedente.

Mercoledì scorso a far scattare una pioggia di selloff erano stati i dati dei big della grande distribuzione Usa, i cui risultati hanno alimentato il timore che l’alto tasso di inflazione stia colpendo i consumi americani e portando l’economia in recessione.

“Quest’anno siamo davvero in preda a un panico da inflazione. La paura è che la Fed soffochi la crescita” per domare i prezzi, afferma Garrett Melson, strategist di Natixis Investment Managers. Il timore della stagflazione è ormai diventato un chiodo fisso. Ieri al G7 finanziario di Bonn la segretaria al Tesoro statunitense, Janet Yellen, si è mostrata cautamente ottimista, affermando di credere ancora che la Fed possa riuscire in un “atterraggio morbido” per l’economia statunitense, “ma ci vorranno abilità e un po’ di fortuna. La Fed deve decidere come riuscirci”.

Sempre a Bonn la direttrice del Fmi Georgieva ha usato toni più allarmati, affermando che sta diventando “più difficile per le Banche centrali ridurre l’inflazione senza causare una recessione” e che “i leader devono prepararsi ad affrontare molteplici potenziali shock inflativi”.

Lo scenario più generale non aiuta i mercati, alle prese con un forte inasprimento delle politiche monetarie e con una guerra prolungata che fa volare i prezzi. Questa combinazione di fattori sta mandando in tilt le Borse e sta innescando una volatilità pazzesca, che è destinata ad aumentare, portando gli investitori alla ricerca di beni rifugio e lontano dagli asset pù rischiosi. Lo dimostrano i rendimenti dei Treasury a 10 anni che arretrano al 2,8%, dopo un minimo da 3 settimane del 2,77%, proprio perché gli investitori, in fuga dall’azionario, si rivolgono ai più sicuri titoli di Stato.

Anche I future sull’EuroStoxx 50 sono in rialzo, dopo la chiusura moderatamente negativa di ieri delle Borse europee, a cui ha fatto da contraltare il calo dei rendimenti obbligazionari. In particolare, il Btp decennale ha chiuso in ribasso al 2,894% dal 2,941% della precedente chiusura. Sul fronte valutario, il dollaro è in forte calo e l’euro è in apprezzamento ed è salito ieri di oltre l’1% dopo che la Bce ha mostrato i muscoli: dalle minute di aprile, è emerso che non c’è unanimità all’interno del board per quanto riguarda la tempistica del rialzo dei tassi ma c’è comunque l’intenzione, ribadita, di agire “con la giusta tempistica”.

Molto volatili i prezzi del petrolio, che calano in Asia, nonostante la mossa della Pboc, dopo aver chiuso ieri in rialzo a New York. Oggi in Asia il Wti si attesta quasi a 111 dollari e il Brent leggermente sopra questa quota. Oggi è iniziato un importante viaggio di 4 giorni in Asia del presidente Joe Biden. In Giappone i prezzi al consumo di base sono aumentati del 2,1% ad aprile. Era dal marzo del 2015 che il dato, che esclude i prodotti alimentari freschi, non saliva sopra il 2%.

Per quanto riguarda la guerra c’è da segnalare il colloquio telefonico tra il capo di Stato maggiore russo Valery Gerasimov e quello americano Mark Milley, mentre la Russia si è detta pronta a riprendere i colloqui con L’Ucraina quando Kiev si dichiarerà pronta a farlo. Immediata la replica di Kiev: “Non offriteci un cessate il fuoco, questo è impossibile senza il ritiro totale delle truppe russe”.

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