R. Il bilancio è quello di un navigare e di un viaggiare nella complessa realtà culturale politica e di un mondo che non dimentica le proprie radici e le proprie speranze, nonostante i mostri intellettuali che ha inventato ultimamente come la cancel culture e il politically correct. L’abbassamento del livello intellettivo e creativo sta interessando anche i valori della democrazia e del confronto delle idee che vengono messi in crisi dai demoni totalitari dei vari dispotismo orientali che approfittano del sonno della ragione dell’Occidente per stordirlo e destabilizzarlo. Mi sono occupato negli anni di ogni aspetto del dibattito delle idee, cogliendone il senso e il messaggio e riscoprendone i temi più rilevanti anche quando sono apparsi contraddittori Ed enigmatici. Su tutto questo aleggia la Storia che come la nottola di Atena si leva con tutta la sua luce e la sua gloria proprio al tramonto degli avvenimenti che abbiamo vissuto. Si aprono scenari nuovi che richiedono un modo diverso e più autentico di leggere i fatti che si susseguono. Questo è il compito dell’ intellettuale e dello studioso che non può che rivisitare il nostro tempo con le sue luci e le sue ombre e preparare il generale rinsavimento di un’umanità perduta.
D- Casalino, in particolare, forse alcuni saggi futuristici, su Dante nel Duemila e il tuo libro forse più caro, il Tempo e la Memoria , rilanciato quest’anno in eBook?
R. Quando ho iniziato a preparare la seconda edizione in ebook del mio Il Tempo e la Memoria ho constatato quanto mai attuale fosse il compito originario di questa pubblicazione nel pensiero di mio padre, ma anche nel mio, di fronte a ciò che le vicende degli ultimi decenni ci hanno portato in eredità con il peso dei loro complicati dati storici. La cosa che mi ha maggiormente colpito è la nostra incapacità di fare analisi attendibili su un divenire che “futuristicamente” non fa calcoli e non rispetta previsioni. La Storia si conferma fabbrica di ignoto e di sorprese e proprio per questo motivo rivela il suo fascino creativo. La Storia si rivela arte degli eventi. Lo abbiamo provato soprattutto in questi anni recenti.
D- Casalino, come vedi il futuro prossimo, dopo il Covid e la crisi bellica attuale?
R. A questo punto richiamo alcune intuizioni di Alexis De Tocqueville che scommetteva sulla incapacità delle nostre forze intellettive di comprendere il seguito della Storia, essendo la circostanza un tentativo destinato all’insuccesso. Sempre lo studioso francese vedeva lucidamente la deriva della democrazia a causa della perdita del suo spirito di libertà e cinfronto sia con l’affermarsi di quella demagogia che ama in maniera distorta e smodata la democrazia e sia con le minacce che si muovono contro la dialettica dell’equilibrio delle forze e il grave prevalere di una parte sul tutto. In questo contesto settarismi, fanatismi, nazionalismi sfrenati ed acritici rischiano di impantanare il normale corso delle cose.
La crisi ucraina e il venir meno delle certezze che hanno negli ultimi anni hanno coltivato coloro che hanno retto le sorti del pianeta ci insegnano quanto effimera e controproducente sia l’ideologia del superuomo. Un’ideologia questa che svilisce il giusto significato della audace avventura di Prometeo che porta avanti la volontà di conoscenza. Non bisogna tuttavia illudersi ch’è dietro l’angolo ci aspetti una nuova età dell’oro, ma solo una coerente e meditata ricerca di un domani migliore: un domani che già intravede la crisi drammatica di quello spregiudicato realismo politico che pervade del resto gli ultimi secoli e che trova riscontro nei conflitti in corso. Immagine di tutto questo è Il Tempo e la Memoria che va oltre il momento contingente