I dati sono contenuti nel primo rapporto interministeriale mai realizzato negli Usa sulla ‘piaga’ delle armi da fuoco.
Si tratta di un vero bollettino di guerra, dove si evidenzia la crescente attrazione degli americani per le armi da fuoco e l’altrettanto crescente facilità a procurarsene su un mercato inondato da armamenti di ogni genere.
AGI – Negli Stati Uniti la produzione nazionale d’armi da fuoco è triplicata negli ultimi 20 anni, con oltre 139 milioni destinate al mercato interno che si sono aggiunte a 71 milioni di armi importate dal 2000 al 2020. I dati sono contenuti nel primo rapporto interministeriale mai realizzato negli Usa sulla ‘piaga’ delle armi da fuoco, incrociando statistiche del Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives (ATF), dell’Ufficio del Procuratore generale, del Vice procuratore generale, diffuso nei giorni scorsi dal dipartimento della Giustizia e rilanciato dai media dopo la strage in una scuola primaria del Texas, con un bilancio di 20 morti.
Il documento, un vero bollettino di guerra, evidenzia da un lato la crescente attrazione degli americani per le armi da fuoco e l’altrettanto crescente facilità a procurarsene su un mercato inondato da armamenti di ogni genere, anche ‘fai da te’. Dall’altro il rapporto governativo registra un boom di omicidi, al livello più alto degli ultimi 25 anni.
Negli ultimi due decenni i fabbricanti Usa hanno prodotto 139 milioni di armi destinate al commercio, di cui 11,3 milioni per il solo 2020, in barba alla pandemia di Covid-19. Durante lo stesso periodo 71 milioni di armi da fuoco sono state importate, contro solo 7,5 milioni esportate, aumentando ulteriormente il quantitativo già disponibile sul mercato statunitense.
Una forte crescita della produzione andata di pari passo con l’espansione dell’industria dell’armamento Usa, dove il numero di aziende operative nel settore è stato moltiplicato per 7. Nel 2000 erano in attività 2.222 società dedite alla fabbricazione di armi mentre nel 2020 il governo ne ha censito 16.963. Di conseguenza la produzione annua di armi da fuoco destinate alla vendita commerciale è notevolmente cresciuta, del 205% in 16 anni, passata da 3,9 milioni nel 2000 a 11,3 milioni nel 2020, con un picco di 11,9 milioni registrato nel 2016.
Inoltre il documento ha fotografato le preferenze degli americani in materia di armi, che ricadono sui fucili semi automatici di tipo AR-15, anche se hanno comprato per lo più pistole automatiche di 9 mm, considerate buon mercato, precise, di utilizzo facile e simili alle armi utilizzate dagli agenti di polizia.
In effetti solo tre giorni fa l’autore della strage nella scuola texana, uno studente 18enne del liceo di Uvalde, ha postato sul suo account Instagram delle fotografie di due fucili semi automatici di tipo AR-15, una delle due armi utilizzate nella carneficina di ieri. In quello che suona come un tragico presagio, poche settimane fa la società WEE1 Tactical ha messo in vendita un modello Junior, il JR-15, presentato come “la stessa arma di papa’ e mamma”, al prezzo di 389 dollari.
Una delle conclusioni più preoccupanti del rapporto governativo riguarda il boom delle cosiddette “armi fantasma”, ovvero armi in kit che possono essere fabbricate in casa, dal costo di poche centinaia di dollari, e con alcuni parti acquistabili on line o addirittura prodotte con una stampa 3D.
Diversamente dalle armi prodotte in fabbrica, non sono dotate di alcun numero di serie poiché non vengono considerate come tali durante tutto il processo di vendita. Per giunta non richiedono il possesso del porto d’armi e chi le acquista non viene sottoposto ad alcun controllo sui propri precedenti giudiziari o disturbi psichiatrici.Il rapporto governativo ha riferito che nel 2021 la polizia ha recuperato 19.344 kit di “armi fantasma” contro 1.758 nel 2016.
Lo scorso aprile il presidente Joe Biden ha rafforzato la regolamentazione sulla loro vendita, inserendo l’obbligo da parte dei rivenditori di tali kit di verificare tutti i precedenti degli acquirenti potenziali e di inserire un numero di serie sulle varie parti da assemblare. “Possiamo fronteggiare l’attuale impennata di violenza solo se abbiamo le migliori informazioni disponibili e se utilizziamo gli strumenti e gli studi più efficaci per sostenere i nostri forzi” ha dichiarato Lisa Monaco, numero due del ministero della Giustizia Usa.
In effetti un recente studio delle autorità sanitarie ha evidenziato un aumento “storico” del numero di decesso da armi da fuoco negli Stati Uniti nel 2020, potenzialmente causato dagli effetti della pandemia di Covid-19 e dalla povertà. Secondo i Centri di prevenzione e di lotta alle malattie (CDC), nel 2020 sono stati censiti 19.350 omicidi, segnando un aumento del 35% rispetto al 2019, e 24.245 suicidi.
Il tasso di omicidio si attesta attorno a 6,1 per 100 mila abitanti, il più alto degli ultimi 25 anni. Inoltre, in più occasioni l’organizzazione Violence Policy Center, in lotta contro le violenze da armi da fuoco, ha denunciato un boom del marketing dei produttori a destinazione dei giovani americani, con l’offerta di un’ampia gamma dai colori forti che vanno dal rosa al viola metallizzato, più leggere e maneggevoli. Le pubblicità di armi destinate ai giovani utilizzano simboli, illustrazioni e immagini improntati alla ‘street culture’, molto diretti e decisamente avvincenti.