La fiducia a Boris Johnson è una vittoria di Pirro, contro di lui il 41% del partito

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Il premier inglese supera lo scoglio all’interno dei Tory, che però si mostrano spaccati. Ora non si potrà più chiedere un altro voto per un anno. A favore di BoJo 211 voti e 148 i contrari,

© Daniel LEAL / AFP

– Boris Johnson

 

AGI – Il premier britannico, Boris Johhson, ha superato lo scoglio della mozione di sfiducia in seno ai Tory, ma dalla sua parte ha 211 (erano sufficienti 180 per il rinnovo della fiducia) voti mentre ben 148 sono i contrari. Una chiara spaccatura nel Partito Conservatore, a cui Johnson potrebbe non sopravvivere.

Questo risultato evidenzia che il 41% dei Tory ha votato contro il premier, la fiducia del quale è al 59%. Johnson ha definito “convincente” e “decisivo” il risultato del voto, il che significa, ha detto citato da Sky News, che il governo può “andare avanti”.

Per il premier britannico, il risultato del voto a scrutinio segreto sulla sua leadership, seguito allo scandalo Partygate, potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro. Con 211 voti a favore e 148 contro ha passato per il rotto della cuffia il voto di fiducia.

Johnson sperava di mantenere i voti dei ribelli sotto i 100, ma il numero di chi non lo vuole più a capo del partito e quindi alla guida del governo è molto più alto di quello che si aspettava e questo nonostante oggi pomeriggio abbia voluto incontrare i deputati conservatori prima del voto per convincerli a sostenerlo.

I suoi più stretti alleati cercano di evitare commenti sul numero di ribelli all’interno del partito ma la realtà è che sarà ancora più difficile per Johnson portare avanti la sua agenda politica con un partito praticamente spaccato a metà.

Se Boris Johnson sperava di buttarsi alle spalle le speculazioni sulla sua leadership, con questi numeri, è difficile. Il 41% dei suoi deputati sono apertamente contro di lui. Nel 2019, Theresa May, passò lo stesso voto con una maggioranza decisamente migliore eppure fu costretta, dopo pochi mesi, alle dimissioni.

Per Johnson il risultato del voto consente di mettersi alle spalle il Partygate e di concentrarsi invece su “ciò che noi come governo stiamo facendo per aiutare le persone”. Johnson ha rivendicato il sostegno di una percentuale maggiore dei suoi colleghi parlamentari rispetto a quando si è candidato alla leadership nel 2019.

Johnson, citato dal Guardian, ha evitato di rispondere ai giornalisti che gli chiedevano se esclude le elezioni anticipate. Incalzato di nuovo sullo stesso tema, il premier ha affermato di essere “certamente non interessato alle elezioni anticipate”.

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