Nel Centrodestra pesa il crollo Lega

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Si lavora sulle intese per il secondo turno. Il primo dato del voto è la crescita di Fratelli d’Italia, che ‘sorpassa’ la Lega pressochè ovunque, da Nord a Sud, con rarissime eccezioni.

di Federica Valenti

©   PEDRO ROCHA / AFP – Il leader della Lega, Matteo Salvini

AGI – È un dipinto in chiaroscuro la nuova mappa del centrodestra, tracciata dal voto di domenica. Referendum sulla giustizia e Comunali segnano nuovi posizioni ed equilibri, che influenzeranno i rapporti di forza all’interno della coalizione nel percorso che la porterà alle politiche del prossimo anno. Il primo dato è la crescita di Fratelli d’Italia, che ‘sorpassa la Lega pressoché ovunque, da Nord a Sud, con rarissime eccezioni.
Una tendenza evidente già alle scorse amministrative di ottobre 2021, che si è definita ulteriormente, con l’ulteriore discesa del partito di Matteo Salvini registrata in questa tornata elettorale.

In secondo luogo, in tutta Italia viene premiata l’unità della coalizione: dove il centrodestra si presenta unito, come a Genova, Palermo e L’Aquila, vince al primo turno, dove va diviso, come a Verona e Parma, va al ballottaggio, anche con candidati sindaci uscenti. Il crollo della Lega è poi tra i fattori che penalizzano alcuni Comuni in Lombardia, dove l’anno prossimo si vota anche per le Regionali e dove allo stato il centrodestra controlla una sola giunta dei 12 capoluoghi di provincia, Pavia.

A Monza, il sindaco uscente di Forza Italia Dario Allevi non vince al primo turno ma dovrà vedersela al ballottaggio con il candidato del centrosinistra Paolo Pilotto, a Lodi la sindaca leghista uscente Sara Casanova perde al primo turno.

Poi c’è il caso di Como, dove il centrodestra ricorre al Tar perché il candidato civico scelto da FdI, Giordano Molteni, è stato escluso dal secondo turno per circa un centinaio di voti, a favore di Alessandro Rapinese, esponente dell’omonima lista civica, entrambi dietro la candidata del centrosinistra Barbara Minghetti. La coalizione ora deve lavorare a stringere accordi in vista delle prossime Regionali: in Sicilia si odvrebbe votare in autunno, in Lombardia con le Politiche. Il nodo resta la ricandidatura di Nello Musumeci, spinta da FdI, e fortemente osteggiata da FI e Lega.

Ma prima dell’accordo sulle Regionali, il centrodestra deve lavorare a stringere apparentamenti in vista dei ballottaggi lavvode si è presentata divisa. A Verona, l’ex leghista sostenuto da FI, Flavio Tosi, per esempio, si è detto disponibile a stringere una intesa con Sboarina e ora tocca al sindaco uscente e a FdI dare un segnale. Mentre ancora nella coalizione non si è deciso se lavorare a intese locali o chiudere un unico accordo nazionale sugli apparentamenti, un appello accorato è arrivato da Silvio Berlusconi.

“Gli equilibri interni e i problemi di leadership sono la meno urgente delle questioni e saranno il punto di arrivo di un percorso, non certo quello di partenza. Un percorso che ci riporterà alla guida del Paese, con il consenso della maggioranza degli italiani – ha commentato Berlusconi -. Dobbiamo esserne all’altezza, a cominciare dai ballottaggi, per i quali ovviamente dovremo accantonare i dissapori locali, dove ci sono stati, e lavorare tutti insieme, con lealtà e rispetto reciproci, per completare il successo della coalizione nel maggior numero di Comuni italiani. La nostra coalizione vince solo se c’è unità: dobbiamo garantire il buon governo del centro-destra nelle nostre città e al tempo stesso dare un altro forte segnale di compattezza in vista delle elezioni politiche”.

L’analisi del voto di lista non è entusiasmante per la Lega, anche se bisogna premettere che, in alcuni casi, le liste dei candidati sindaci hanno tolto voti a quelli dei partiti. A Monza, Fi è il primo partiti (16,32%; era al 12,97% nel 2017), seguito da FdI (12%; era al 3,86%), la lista del sindaco Noi con Allevi (10,49%) e, infine Lega (7,96%; era al 14,21%).

Lodi è uno dei pochi capoluoghi di provincia in cui la Lega (9,42%), che esprimeva il candidato sindaco Sara Casanova (non eletto; la sua lista 9,07%), è sopra a FdI (8,34%), a seguire FI-NcI 2,47%. A Como, FdI guida con 12,68% (era al 4,63% nel 2017), segue FI-NcI 8,54% e poi Lega 6,66% (era al 10%).

Lega bassa anche a Sesto San Giovanni (6,17%; era all’8,11%) dove il sindaco uscente Roberto Di Stefano va la ballottaggio (ma la lista del sindaco leghista è al 29,72%), Fdi 5,47% e FI al 3,23%.

In Veneto, a Verona, Fratelli d’Italia non riesce a far vincere al primo turno il suo sindaco uscente Federico Sboarina, non sostenuto da FI che appoggia l’ex leghista Flavio Tosi.

Così ripartito il voto di lista: FdI 11,94% (era al 2,72% nel 2017), Sboarina sindaco 7,32% (13,62%), Lega 6,60% (8,82%). A Belluno, la civica Belluno al centrodestra è al 23,48%, FdI al 10,46%, lega al 9,42%. A Padova, FdI è al 8,27%, la lista del candidato sindaco al 7,81%, Lega al 7,35%, FI al 3,2%.

In Piemonte, ad Alessandria, dove il candidato leghista va la ballottaggio, Fratelli d’Italia è al 14,85%, Lega al 10,55%, Forza Italia all’8,26%, il movimento civico Cuttica per Alessandria al 4,31%, l’Udc al 2,64%.

In Liguria, a Genova, la lista Bucci sindaco è prima al 19,06% dei consensi, Fratelli d’Italia al 9,33% (era al 5,28% nel 2017), Liguria al centro con Toti al 9,17%, Lega al 6,76% (era al 12,95%), Forza Italia al 3,85% (era all’8,08) e l’Udc all’1,97%. In Emilia-Romagna, a Parma, la lista Vignali sindaco è al 13,03%, la Lega al 4,14%; Forza Italia al 2,63%. Fratelli d’Italia correva da sola e ha totalizzato il 7,67%.

Nel Lazio, a Viterbo il centrodestra era diviso: la Lega si è fermata al 5,12%, Forza Italia al 4,22. Fratelli d’Italia, al 15,16%, appoggiava un altro candidato. A Rieti, dove il centrodestra ha vinto il primo turno, Fratelli d’Italia è al 15,25%, la Lega il 13,26%, Forza Italia all’8,99%.

Al Sud, a Catanzaro il centrodestra era diviso: Fratelli d’Italia ha registrato il 9,19% la lista, mentre la lista sperimentata da Salvini, Prima l’Italia, è al 6,37%. A Taranto Fratelli d’Italia ha totalizzato il 6,71%, Forza Italia il 4,23% e Prima l’Italia il 2,83%. A Messina, risultati parziali, ‘Prima l’Italià ha preso il 5,32%, mentre gli alleati, che sostenevano un altro candidato, FI il 5% e FdI 8,36%.

Infine, Lega giù anche nella regione governata da Massimiliano Fedriga. A Gorizia FdI è al 10,88%, FI al 10,38%, Lega all’8,36% (nel 2017, FI era 13,74%, Lega al 9,46%, FdI al 7,62%).

A Palermo, nel 2017, si era affermato al primo turno il candidato di centrosinistra (Leoluca Orlando) mentre nel 2022 la situazione si è ribaltata, con la vittoria al primo turno del candidato di centrodestra (Roberto Lagalla), ricorda l’istituto Cattaneo.

“Il Movimento 5 stelle, che nel 2017 aveva conquistato un consistente numero di voti, nel 2022 ha deciso di appoggiare il centrosinistra – si rileva -. Per comprendere i movimenti di voto del capoluogo siciliano occorre anche considerare che Ferrandelli nel 2017 era stato il candidato del centrodestra e nel 2022 si è presentato a capo di una coalizione che aveva in Azione il proprio principale referente partitico.

Le stime dei flussi mostrano che il bacino elettorale che nel 2017 premiò il candidato di centrodestra oggi si è diviso in due, tra la conferma del voto al candidato dello stesso schieramento e l’astensione.

Malgrado questa consistente perdita verso il non-voto, la coalizione di centrodestra è riuscita a vincere grazie alla conquista di una consistente quota di voti dal bacino elettorale di Orlando (da questo elettorato i flussi verso Lagalla e verso Miceli sono sostanzialmente identici). Dal bacino elettorale del candidato del M5s il flusso in uscita più consistente è, di gran lunga, quello verso l’astensione.

Inoltre, tra gli elettori che nel 2017 premiarono il M5s oggi Ferrandelli è preferito rispetto a Miceli. Ferrandelli beneficia soprattutto di flussi provenienti dal bacino del centrosinistra e da quello del M5s. Se in passato, e segnatamente nelle elezioni locali dell’ottobre 2021, si è osservata una netta tendenza dell’elettorato di centrodestra a disertare il voto, nel 2022 questo non si è verificato, a indicare probabilmente un maggiore ottimismo rispetto al 2021 sui possibili risultati dei candidati della propria parte”.

Deludenti anche le risposte dell’elettorato leghista al referendum. In base a una indagine di Swg almeno una metà degli elettori della Lega si è astenuto nei cinque quesiti referendari, percentuali che superano il 50% per i quesiti abrogativo della legge Sevarino e quello sulle limitazioni alle misure cautelari.

“Tra gli elettori di centrodestra (nel 2019) il voto è andato compattamente a favore del Sì nel caso del referendum sulla separazione delle funzioni- sostiene l’istituto Cattaneo -, mentre in quello sulla custodia cautelare la percentuale dei Sì si è fermata quasi ovunque intorno al 70%”, rileva l’istituto Cattaneo.

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