Putin affama di gas l’Europa in visita a Kiev

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Sorprende la concatenazione di fatti che si susseguono sullo scenario di un’Europa prossima al baratro della crisi economica. Una guerra su più livelli, combattuta a colpi bassi, nella quale il premier russo, Vladimir Putin, pare protagonista di una logica cinica e capace di ribaltare posizioni inizialmente scontate. L’arma del gas scuote mercati ed equilibri geopolitici.

La stampa rincorre in questi giorni notizie per le quali si restringono sempre di più i rubinetti del gas che dalla Russia trasportano il combustibile in Europa. Se l’altro ieri  è stata annunciata  la riduzione del flusso di Nord Stream 1 verso la Germania pari al 40%, ieri Mosca ha diminuito, almeno per la stessa giornata, le forniture di gas all’Italia del 15% e ha anche dichiarato che i tagli su quelle legate al gasdotto Nord Stream 1 caleranno di un altro 33%.

Sono notizie che ieri hanno fatto schizzare il prezzo del gas sulla piazza di Amsterdam, con i contratti futures sul mese di luglio che sono saliti del 24% a 120,33 euro al MWh, ritornando ai livelli dello scorso 30 marzo. Ulteriore impennata oggi, con un record a 142 euro, pari a +18%.

Il flusso gas da Nord Stream 1 potrebbe interrompersi e le rassicurazioni dei ministri dell’energia non bastano. Dunque, la UE deve correre ai ripari: è attesa oggi al Cairo la firma tra Ursula von der Leyen e gli omologhi di Israele ed Egitto. L’accordo prevede che il gas offshore israeliano arrivi nel paese nordafricano via pipeline, quindi sia convertito in GNL e spedito verso l’Europa via nave.

Quella del gas, potrebbe essere solamente l’ennesima provocazione di Putin ma avviene proprio quando Mario Draghi, Olaf Scholz ed Emmanuel Macron sono a Kiev, per la loro prima visita in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa il 24 febbraio. I tre leader europei al palazzo presidenziale di Kiev hanno incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Oltre all’approvvigionamento energetico, sul tavolo emergenza alimentare e delle altre materie prime, armi, adesione dell’Ucraina alla UE e ripresa delle trattative con Mosca.

Secondo gli analisti, quasi caduta Severodonetsk, per raffreddare le tensioni della guerra economica che attanaglia il Vecchio Continente, potrebbe proprio essere la promessa di una accelerazione del dossier per l’ingresso nella UE a spingere, nel segreto delle stanze, i leader dei tre maggiori paesi europei a tentare di indurre Zelensky ad avviare fattivamente negoziati con il Cremlino.

Sul piatto della bilancia, tuttavia, per quest’ultimo c’è il non facile snodo della sopravvivenza politica al conflitto, il non dover fare apparire tutto come una resa definitiva, perdendo la faccia davanti alla nazione e agli americani, dopo aver promesso resistenza ad oltranza e nessuna cessione territoriale all’invasore.

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