E-commerce e ambiente, dal packaging ecosostenibile all’energia rinnovabile

Ambiente, Natura & Salute

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Negli anni stiamo assistendo a un notevole incremento degli acquisti online, non solo di prodotti durevoli (abbigliamento, elettrodomestici etc.), ma anche di beni di prima necessità, il food delivery, complice la pandemia, è diventata ormai una realtà consolidata tra i consumatori di tutto il mondo.

Come ogni cosa, anche questa crescita esponenziale dell’e-commerce ha il suo rovescio della medaglia, soprattutto se parliamo di ambiente.

La plastica o il pluriball hanno il loro impatto ambientale, ma affidarsi ad aziende da sempre attente e sensibili ai temi della sostenibilità ambientale come Rajapack, è già un ottimo modo di partenza. Sullo shop di Raja, infatti, è possibile acquistare pluriball riciclato in rotolo, realizzati per il 50% con materiale riciclato ed esso stesso riutilizzabile dopo l’uso.

Tornando all’impatto dell’e-commerce sull’ambiente, vediamo nel dettaglio i risultati della ricerca di Quantis, società di consulenza ambientale, questo per capire da dove partire per migliorare il packaging delle spedizioni.

Secondo la ricerca, l’impatto del commercio online sulle emissioni di gas serra sarebbe determinato per il 75% dal processo di confezionamento, per il 5% dal delivery e per il 7% dalle scelte del consumatore, per esempio i resi.
Insomma, la questione non può non essere affrontata, cercando di trovare le soluzioni migliori, soprattutto nel comparto confezionamento.

Nel dettaglio a influire maggiormente sulle emissioni sono il packaging di consegna, il completamento dell’acquisto da parte del consumatore e la reverse logistics, quest’ultima legata essenzialmente al tasso di reso.

Dalla ricerca emergerebbe un decalogo delle buone maniere, che coinvolge in primis le aziende che si occupano del trasporto merci.
Ogni area delineata, shopping online, spedizione e consegna, packaging e reverse, è corredata da indicazioni su come migliorare l’impatto sull’ambiente.

Partire per esempio dal packaging, significa investire in packaging riutilizzabili, come il pluriball di Rajapack, prodotti con materiali 100% riciclabili, questo per facilitare lo stoccaggio e il trasporto delle merci, secondo principi di ecosostenibilità.
Inoltre, un po’ come accade con le automobili, anche nel caso delle spedizioni e consegne last mile, bisognerebbe adottare veicoli elettrici, come le cargo bike o i monopattini elettrici, che riducono o azzerano l’emissione di gas nocivi nell’aria.

Anche i fulfilment center, prevedendo consegne rapide, molte delle quali in giornata, impattano negativamente sull’ambiente, per questo la proposta è che vengano alimentati con energia rinnovabile.

Limitare la quantità dei resi e ottimizzare la qualità delle consegne, promuovendo tempi di ricezione più sostenibili, anche per il personale impiegato,  sono ulteriori buoni comportamenti da mettere in pratica nell’immediato futuro.Inoltre, la ricerca suggerisce di limitare il trasporto aereo, vista l’intensità di emissioni del mezzo a favore della creazione di centri posizionati strategicamente, così da soddisfare le richieste del cliente in tempi adeguati, senza ricorrere a forme di consegna troppo inquinanti.
Bisogna, quindi, lavorare alla base della catena, partendo da settori come quello della moda, dove il brand fa da mediatore tra le richieste del cliente e l’ambiente.

L’omnicanalità mette al centro il consumatore, cercando di ottimizzare la sua esperienza d’acquisto, ma in questo percorso è bene non dimenticare il valore di ciò che ci circonda.

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