Multa per chi nega i pagamenti col POS

Convertito in legge il DL che imponeva a commercianti e artigiani di accettare transazioni con valuta elettronica, pena sanzioni. Ma la gente si chiede: perché le commissioni non le paga chi obbliga, anziché chi vende?

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Mentre il Paese ancora cerca di riprendersi dagli effetti economici delle restrizioni anti-Co.Vi.D./19 che hanno colpito duramente il terziario per oltre due anni, il Governo guidato da Mario Draghi ha introdotto una nuova disposizione legislativa che potrebbe avere un impatto significativo sulle attività commerciali. Il 30 giugno è stato il giorno in cui è entrato in vigore il Decreto Legge 36 del 30 aprile 2022, contenente “ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)”. Questa normativa (Art. 18) ha imposto agli esercizi artigianali e professionali di accettare forme di pagamento elettroniche tramite il cosiddetto dispositivo “POS” (dall’inglese “Point of sale“, lett. “Punto di vendita”).

Questa recente disposizione ha sollevato non poche critiche e interrogativi. Gli esercenti che volessero rifiutarsi di rispettare questa misura sarebbero soggetti a sanzioni pecuniarie, con un’ammontare di 30 euro a cui aggiungere il 4% del valore della transazione che avrebbe richiesto il pagamento in contanti. In parole povere, un’eventuale diniego a pagare elettronicamente 100 euro potrebbe costare all’esercente un totale di 34 euro.

Con la lotta all’evasione spuntano 3 miliardi annui per le banche, ma Genova non ci sta

L’obiettivo ufficiale di questa misura è stato presentato come un’azione per combattere l’evasione fiscale, ma molte voci hanno sollevato dubbi sulle reali intenzioni che si nascondono dietro questa normativa. I consumatori, ad esempio, sono chiaramente incoraggiati a chiamare le forze dell’ordine nel caso in cui un esercente volesse negare un pagamento elettronico. Vale la pena notare che quest’obbligo era già stato introdotto nel 2014, anche se inizialmente non erano previste sanzioni per chi non lo rispettava.

Al di là della retorica ufficiale sul sommerso e sugli illeciti (i criminali, per esempio, non emettono fattura o scontrino a fronte di un servizio illegale offerto, né tantomeno chi si occupa di spaccio o estorsioni offre soluzioni di pagamento col POS), molti critici continuano ad avere forti perplessità su questa misura. Si è ipotizzato che dietro la nuova regola possa celarsi un ulteriore trasferimento di potere monetario dalle persone comuni alle banche, considerando che le commissioni applicate alle transazioni elettroniche possono raggiungere il 2% dell’importo (e se per qualcuno sono briciole, per altri restano soldi…).

L’esempio di un antico caffè a Genova ha reso la situazione ancora più evidente. Il proprietario del bar pasticceria “Mangini“, Giacomo Rossignotti, ha deciso di accettare solo pagamenti in contanti e ha espresso il suo dissenso attraverso un cartellone affisso nel proprio locale, vicino la cassa. Il commerciante ha sottolineato come l’obbligo di accettare moneta elettronica dovrebbe essere equilibrato da un’assenza di commissioni extra per gli esercenti, ossia come si potrebbe costringere la gente ad utilizzare un POS solo se questi funzionasse pari pari come il denaro fisico, esentasse1.

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La pericolosità del contante

Oltre alle implicazioni strettamente economiche, c’è anche una discussione più ampia sul futuro del contante e su quello della sovranità finanziaria. L’eliminazione del denaro fisico potrebbe infatti consentire ai governi di avere un controllo più diretto sul patrimonio dei cittadini, con la possibilità di congelare fondi in determinate situazioni e a discrezione (vedi il caso dei camionisti canadesi). E questo sembra già abbastanza per sollevare preoccupazioni su possibili abusi di potere e limitazioni delle libertà finanziarie.

In conclusione, la normativa che impone l’accettazione dei pagamenti elettronici ha creato un bel dibattito su molteplici livelli. Oltre alla lotta all’evasione fiscale, si sono fatti notare possibili vantaggi per le istituzioni finanziarie, mentre restano e crescono i timori della gente comune riguardano il controllo finanziario e la tutela delle libertà individuali (tra cui quella economica).

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Franz Becchi del 01 luglio 2022), Normattiva, RomaIT, HDblog.it, OLISTICARIO e La7 Attualità (canali YouTube).

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

Note di riferimento:

  1. È emblematico notare che, in Italia, ogni attività commerciale o d’artigianato deve sostenere costi annuali superiori a 400 euro per avere un POS, soldi che alla fine finiscono dritti nelle casse delle banche, unitamente ai circa 3 miliardi di euro derivanti dalle 20 milioni di transazioni giornaliere stimate.

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