Strage sulla Marmolada: crolla seracco di ghiaccio, 6 morti e 8 feriti

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È accaduto nel tratto che da Pian dei Fiacconi porta a Punta Penia, provvisori i numeri della tragedia. La valanga avrebbe investito due cordate di escursionisti. Le operazioni di soccorso sono molto difficili a causa delle elevate temperature in quota. Si cercano decine di dispersi.

AGI – Cala la notte su Canazei. Lassù, nel buio e nel silenzio più assoluto che sa di morte, c’è la Marmolada, la ‘Regina delle Dolomiti’, l’inconfondibile montagna che tutto il mondo invidia all’Italia e che oggi nel giorno della Maratona dles Dolomites di ciclismo, si è trasformata in ‘Marmolada di paura e mortè.

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Confermati sei alpinisti morti, otto feriti (più d’uno è ricoverato in gravi condizioni) ricoverati in quattro ospedali, Trento, Bolzano, Belluno e Treviso, una ventina di persone evacuate e tratte in salvo, e ancora diversi dispersi. Si tratta di numeri parziali.

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C’è chi dice che lassù nel buio della Marmolada ci siano ancora almeno dieci dispersi, altri soccorritori si spingono addirittura ad un numero tre volte maggiore. La Marmolada si è sciolta, il persistente caldo record di questi giorni ha fatto collassare il seracco terminale provocando un valanga di dimensioni enormi che ha travolto almeno una ventina di escursionisti che avevano scelto la famosa montagna a cavallo delle tre Provincie, Trento, Bolzano e Belluno, alla ricerca di quell’alpinismo d’antan ma anche di una di ‘fuga’ dal torrido fondovalle (colonnina ha raggiunto i 38 gradi).

La montagna simbolo dell’alpinismo nel cuore delle Dolomiti, Patrimonio dell’Unesco, simbolo della libertà della quale conosce ogni centimetro Toni Valeruz, lo sciatore estremo fassano capace di epiche imprese giù dalle pareti innevate con sci. Una valanga di neve, ghiaccio e sassi staccatasi improvvisamente tra il frastuono, il boato e l’incredulità dei pochi testimoni. Il crollo è avvenuto attorno alle ore 13,40, minuto piu’ minuto meno.

A sciogliersi il seracco dalla calotta sommitale, ovvero la vetta, sotto Punta Rocca in territorio trentino. La valanga è caduta per circa due chilometri andando a travolgere tutto e soprattutto tutti che si trovavano lungo la via normale verso, o di ritorno, dai 3.343 metri della vetta (Punta Penia).

Sin da subito le operazioni di soccorso sono state veloci ma anche ostacolate per il forte rischio di cedimenti di altri pezzi di ghiaccio resti instabili sia dal crollo precedente ma anche dalle elevate temperature (la colonnina di mercurio era attorno ai 10 gradi). Sul posto sono intervenuti sei elicotteri, quello del Suem di Pieve di Cadore, del Dolomiti Emergency di Cortina, della Protezione civile della Regione Veneto e l’Air service center.

Massiccio l’intervento di uomini, dal personale del Soccorso alpino e speleologico del Trentino e del Veneto con le unità cinofile, Vigili del fuoco, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza provenienti anche dalle vicine province di Bolzano, Belluno e Venezia. Subito è stato allestito il campo base di coordinamento delle operazioni presso la caserma dei vigili del fuoco di Canazei, sede anche del soccorso alpino, ed il piazzale antistante il palaghiaccio ‘Gianmario Scola’ di Alba, il ‘nido’ dei Falcons dell’hockey fassano.

In quota è stata bonificata l’area con Daisy Bell che consente distacchi pianificati delle valanghe e scongiurare così il piu’ possibile il pericolo per gli operatori. Successivamente e’ intervenuto l’elicottero di Trentino Emergenze dotato di Arva a bordo e con agganciata la campana Recco, tecnologia utilizzata per la ricerca di persone disperse che viene agganciata all’elicottero e consente di captare dei segnali provenienti da superfici riflettenti e da dispositivi elettronici.

 

In serata a passo Fedaia, uno dei punti di partenza delle escursioni sulla Marmolada, c’erano sedici autovetture parcheggiate, molto probabilmente appartenenti alle vittime e dispersi. Le ricerche dovrebbero riprendere lunedì mattina alle prima luci del giorno, clima permettendo. Nel frattempo il polmone del ghiacciaio della Marmolada ancora per una notte custodirà le flebili speranze di ritrovare ancora qualche segno di vita.

Le alte temperature in quota sono ritenute le principali responsabili di quanto accaduto, e su questo si trovano concordi chi la montagna la conosce di persona per esservi cresciuto, chi ha a che fare con essa per ragioni scientifiche e, infine, chi in politica è chiamato a trovare soluzioni.

La politica, infine, si limita a constatare: “Ieri sulla Marmolada – ha scritto su Twitter il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – è stato raggiunto il record delle temperature: 10 gradi circa in vetta)”. Messaggi di cordoglio sono arrivati anche dal presidente del Consiglio, Mario Draghi.

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Messner: “Lì non c’è più ghiaccio”

“Sono salito più volte sulla Punta di Rocca, ma non vado lì da tanti anni ormai. Il ghiaccio lì è quasi tutto andato, non c’è più ghiaccio. Questi seracchi cadono, certo, per la gravità, ma la causa vera, originaria, è il caldo globale, che fa sciogliere i ghiacciai e rende più probabile che si stacchi un seracco”. Lo ha detto all’AGI Reinhold Messner, in merito al crollo di un seracco avvenuto sulla Marmolada.

Il crollo è avvenuto nel tratto che da Pian dei Fiacconi porta a Punta Penia lungo la via normale che porta alla vetta. A staccarsi è stata una parte della calotta di Punta Rocca che ha causato una valanga misto neve, ghiaccio e roccia e si è abbattuta lungo la via normale della Marmolada. Le operazioni di soccorso sono molto difficili. “Lì, poiché non c’è quasi più ghiaccio – ha aggiunto Messner – il seracco non deve essere molto grande. Cio’ che è accaduto li’, accade ogni giorno in tutti i ghiacciai”.

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Il parere dell’esperto

Quello avvenuto sulla Marmolada, dove il distacco di un seracco, ha travolto due cordate di esursionisti, è un “evento destinato a ripetersi”, determinato dalle alte temperature. “Da settimane – spiega Renato Colucci, glaciologo del Cnr – le temperature in quota sulle Alpi sono state molto al di sopra dei valori normali, mentre l’inverno scorso c’è stata poca neve, che ormai quasi non protegge piùi bacini glaciali. Il caldo estremo di questi ultimi giorni, con questa ondata di calore dall’Africa, ha verosimilmente prodotto una grossa quantita’ di acqua liquida da fusione glaciale alla base di quel pezzo di ghiacciaio che in realtà è una ‘pancia”‘: infatti è, o era, una via che si chiama proprio Pancia dei Finanzieri”.

Il crollo è avvenuto “nelle condizioni peggiori per distacchi di questo tipo, quando c’è tanto caldo e tanta acqua che scorre alla base. Non siamo ancora in grado di capire se si tratti di un distacco di fondo del ghiacciaio o superficiale, ma la portata sembra molto importante, a giudicare dalle prime immagini e informazioni ricevute”.

Inoltre, aggiunge Colucci, l’atmosfera e il clima “soprattutto al di sopra dei 3.500 metri di quota sono in totale disequilibrio a causa del ‘nuovo’ clima che registriamo e quindi, purtroppo, questi eventi sono probabilmente destinati a ripetersi nei prossimi anni e anche per questa estate dobbiamo mantenere la massima attenzione”.

 

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