Allarme siccità? Privatizziamo l’acqua

Secondo lo schema oramai collaudato emergenza-provvedimenti-sacrifici, dopo le ultime dichiarazioni sui razionamenti si sente profumo di privatizzazione delle risorse idriche nazionali pubbliche

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Tra le pieghe dell’attualità, si scorge un intricato gioco di interessi e politiche, che si ripresenta con un copione invariato nel corso degli anni. Questa volta la scena è occupata dalla presunta “emergenza siccità“, un nuovo problema amplificato dai media e cavalcato dal Governo Draghi per instillare il timore di una possibile carestia di risorse idriche. Ma è lecito domandarsi: questa situazione era davvero così imprevedibile da non poter essere affrontata con soluzioni preventive?

La stampa mainstream, come spesso accade, si concentra sull’obiettivo di generare un senso di panico, poiché è proprio nel clima di ansia che proposte altrimenti inaccettabili possono insinuarsi come una nuova normalità. E così si fa strada l’ipotesi di un futuro razionamento dell’acqua potabile, un’idea che ha trovato sostegno, ad esempio, nel nuovo sindaco di Verona, Damiano Tommasi.

La retorica del neoliberismo in un’agenda

Ma tra le trovate improponibili che si affacciano con la scusa dell’emergenza, spunta nuovamente la proposta della privatizzazione dell’acqua, un tema che rievoca la retorica del neoliberismo. A promuovere questa idea è l’Istituto Bruno Leoni, un think tank orientato verso l’ideologia liberista in Italia. Il loro pamphlet, dal titolo eloquente “Acqua: se una risorsa è scarsa, le va dato un prezzo”, cerca di convincere che l’unico modo per gestire efficacemente la penuria idrica è attraverso il mercato privato. Questa posizione si baserebbe sull’idea che l’acqua debba essere allocata secondo la logica del mercato, poiché sarebbe una risorsa scarsa.

Tuttavia, i legami dell’Istituto Bruno Leoni con il Governo Draghi destano anche alcune preoccupazioni. Tra i membri del consiglio di amministrazione dell’Istituto figura la Prof.ssa Serena Sileoni, che riveste però anche il ruolo di consigliere del Presidente del Consiglio. E questa stretta connessione potrebbe suggerire che l’agenda della privatizzazione dell’acqua troverebbe un terreno fertile all’interno dell’esecutivo.

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E la logica di mercato sui finanziamenti?

Emerge anche una nota grottesca in questa storia, in cui si invoca il libero mercato per gli altri ma mai per se stessi: L’Istituto Bruno Leoni, sostenitore del liberismo e dell’assenza dello Stato, dipenderebbe anche da finanziamenti pubblici. Si può notare che, nel bilancio 2022 dell’Istituto, una somma considerevole – 48.519,90 euro – è stata incassata dal Ministero dell’Istruzione (MIUR) sotto forma di contributo 5xmille per il 2020. E questo, nonostante le idee di mercato promosse, rappresenterebbe per l’Istituto una parte significativa delle proprie entrate complessive (circa il 7% dell’intero sostegno finanziario del 2021).

In conclusione, ciò che appare come una lotta per rispondere a un’emergenza può nascondere complessi intrecci di interessi e poteri. La vicenda dell’acqua è solo un esempio di come gli scenari politici e economici si fondono, spesso in modi inaspettati e sorprendenti.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Michele Crudelini del 08 luglio 2022), Il Gazzettino.it, sito dell’Istituto Bruno Leoni, Italia non profit, Il salotto di Mimar e MBBChannelTV (canali YouTube).

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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