PD: e pensare che la Toscana era punto di forza!

Politica

Di

Il PD dovrà senza indugio valutare quanto sta accadendo in Toscana. E lo faccia partendo dalla efficace immagine delle amministrazioni comunali, una volta nerbo dello straripante potere della sinistra nell’ex Granducato. Di Nicola Cariglia

Se non vuole gettare al vento quanto di positivo gli hanno riservato sul piano nazionale i risultati dell’ultima tornata di elezioni amministrative (sia al primo turno, sia ai ballottaggi), il PD dovrà fare, senza indugio, una serena valutazione su quanto sta accadendo in Toscana. E lo faccia partendo dalla efficace immagine delle amministrazioni comunali, una volta nerbo dello straripante potere della sinistra nell’ex Granducato. Oggi è proprio  questa a dare le maggiori preoccupazioni, essendosi completamente ribaltata. Dei dieci comuni capoluogo di provincia, infatti, sei e mezzo sono amministrati da sindaci e giunte di centrodestra; tre e mezzo, ad essere generosi, sono in mano al centrosinistra. Non meravigli il conteggio che divide al cinquanta per cento uno dei comuni capoluogo. Il riferimento è  alla provincia di Massa Carrara, che prende nome dalle due maggiori cittadine del territorio: Massa e Carrara, la prima amministrata da centrodestra, la seconda dal centrosinistra.

In realtà, il capoluogo sarebbe Massa, ove risiedono prefettura e sede della Provincia, ma considerare “capoluogo” solo Massa (è bene che i lettori lo sappiano) aprirebbe un contenzioso dal quale è prudente stare lontani se si ha intenzione di non rinunciare a fare visita alla splendida e ribollente città conosciuta in tutto il mondo come capitale del marmo, ma anche patria dell’anarchismo italiano. Numeri impressionanti se si pensa a quelli di pochissimi anni fa, tanto che suscita meraviglia che anche la Regione non sia passata in mano al Centrodestra. E non è semplice capire se ciò sia dovuto ai meriti del centrodestra o ai demeriti del centrosinistra. Le avvisaglie c’erano state tutte ed erano facilmente individuabili nel continuo passaggio di mano di tanti comuni piccoli e grandi. Poi, la vittoria di Dario Nardella al primo turno e a larga maggioranza al comune di Firenze, seguita un anno dopo dall’identico risultato ottenuto da Eugenio Giani alla Regione, avevano illuso lo stato maggiore del PD toscano, ostinato a non raccogliere i segnali di malessere che pervenivano abbondanti dalla propria base elettorale e di partito.

Tanto che il risultato deludente nei comuni della regione di questo giugno da molti era stato messo nel conto: non nascondevano i loro timori e l’insoddisfazione verso l’attuale dirigenza esponenti storici come Vannino Chiti, ex presidente della Toscana ed ex ministro. Già alla vigilia del voto, Pistoia, finita al centrodestra 5 anni prima, appariva destinata alla riconferma, per merito del sindaco uscente e confermato, Alessandro Tomasi (FdI). La speranza, per il centrosinistra era di finire al ballottaggio e poi sperare di ribaltare in qualche modo il risultato. Ma la sconfitta, già al primo turno, è stata secca e senza attenuanti. Non meno grave, e più beffarda, la sconfitta a Lucca: risultato sul filo di lana a favore del centrodestra: esattamente come, a ruoli invertiti era avvenuto cinque anni prima. Oggi restano al PD e alleati i tre capoluoghi  più popolosi (Firenze, Prato e Livorno) e la parte carrarina di Massa e Carrara.

Il partito, quasi ovunque è frantumato  in inesauribili regolamenti di conti. Il centrodestra già pensa all’attacco finale ed ha messo nel mirino la Regione, per la quale il candidato naturale sembra il confermato, giovane e già carismatico sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi. Intanto, per dirla con Franco Camarlinghi, brillante intellettuale ed esponente irrequieto e ribelle di una stagione irrimediabilmente tramontata, “il PD toscano fa i conti con i problemi irrisolti al suo interno con ciò che resta dell’eredità di Renzi”. Il corso degli eventi potrebbe cambiare, per tutti in meglio o in peggio, con le elezioni politiche che si svolgeranno nel frattempo. Ma per il PD, indugiare nel suo attuale stato vegetativo, significherebbe confidare eccessivamente sulla eredità del tempo che fu.

Nicola Cariglia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube