Governo Draghi: 4 giorni in cui può succedere ancora tutto

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Le dimissioni di Mario Draghi, respinte dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella con l’intenzione di parlamentarizzare la crisi, non sono irrevocabili. Mosca a gamba tesa: l’Italia abbia “un governo non asservito agli interessi americani”, dice Maria Zakharova all’AGI.

di Massimo Maugeri e Marta Allevato

© Francesco Fotia / AGF
– Sergio Mattarella e Mario Draghi

 

AGI – ‘Tempi supplementari’ e ancora quattro giorni in cui può succedere di tutto. Le dimissioni di Mario Draghi, respinte dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella con l’intenzione di parlamentarizzare la crisi, non sono irrevocabili e il premier avrà il tempo da qui a mercoledì prossimo di osservare l’evolversi del quadro politico e le dinamiche interne alla sua maggioranza.

Mercoledì, infatti, il premier renderà comunicazioni alle Camere sulla crisi e una parte delle forze politiche spera ancora di poter far cambiare idea all’ex presidente della Bce. Lunedì e martedì Draghi volerà ad Algeri, la missione resta confermata (dal governo si fa presente che l’esecutivo è nel pieno delle proprie funzioni) per un appuntamento che ha lo scopo, tra l’altro, di proseguire sulla strada di rafforzare l’indipendenza energetica dell’Italia dal gas russo in vista di un autunno che si presenta difficile considerate anche le ultime mosse del Cremlino.

Mosca esulta per l’addio del premier: ieri l’ex presidente russo Medvedev aveva pubblicato un post su Telegram con la foto dello stesso Draghi, di Boris Johnson e un riquadro nero e vuoto come a chiedere ‘chi sarà il prossimo’ leader occidentale a saltare? E oggi ha rincarato la dose Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, che in una dichiarazione rilasciata all’AGI auspica per l’Italia “un governo non asservito agli interessi americani”.

crisi di governo draghi quattro giorni per decidere
© Russian Foreign Ministry / Sputnik via AFP

Maria Zakharova

“Si tratta di un affare interno all’Italia – dice Zakharova – ma visto che il ministro degli Esteri italiano si è permesso di menzionare la Russia nell’ambito della crisi di governo, gli rispondo che auguro al popolo italiano un governo che si occupi di risolvere i problemi creati dai suoi predecessori e non di servire gli interessi degli americani”. Il riferimento è alle parole di Luigi Di Maio che, ieri, si è detto dispiaciuto nel vedere che a Mosca “si festeggia” l’indebolimento dell’Italia, dopo le dimissioni del premier Mario Draghi.

Il premier, secondo quanto trapela, avrebbe avuto l’intenzione di lasciare già ieri dopo il voto di palazzo Madama, considerato che “la maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più”.

Tuttavia nelle comunicazioni ai ministri durante il Cdm lampo del pomeriggio, il premier non ha inserito l’aggettivo ‘irrevocabili’ riferito alle sue dimissioni in attesa di tornare dal Capo dello Stato, che ha deciso poi di respingere la lettera di dimissioni e reinviare l’esecutivo alle Camere.

Ma la linea di Draghi, anticipata nei giorni scorsi e illustrata ai membri del governo non è cambiata: “Il patto di fiducia alla base dell’azione di governo è venuto meno”, è la convinzione del premier. La decisione, dunque, sarebbe presa e le dimissioni sarebbero solo rinviate a dopo il passaggio parlamentare.

Draghi è convinto di avere manifestato “il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche”, ma dopo il voto del Senato sul Dl Aiuti e lo strappo dei grillini è altrettanto convinto che “queste condizioni oggi non ci sono più”.

Non è chiaro quali possano essere le mosse dei partiti per far sì che Draghi torni indietro sulle sue decisioni, anche se da parte del Pd, di Matteo Renzi e dei dimaiani è già partito una sorta di pressing e di ‘cordone sanitario’ attorno al premier affinche’ torni in Parlamento a recuperare la fiducia di una maggioranza che possa sostenere l’eseprienza di governo malgrado lo strappo dei pentastellati.

“Ci sono 5 giorni per lavorare per confermare la fiducia al governo Draghi”, ha detto Enrico Letta. “Lavoriamo affinché mercoledì in Aula emerga una solida maggioranza a sostegno di questo governo”, aggiungono i capigruppo di Ipf.

Si attendono le mosse del M5S e anche quelle del centrodestra di governo che sembra più propenso per la conclusione dell’esperienza di governo. Molto può succedere, ma al momento la decisione di Draghi di lasciare sembrerebbe solo rinviata a dopo il passaggio parlamentare.

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