Visita fiscale: si può sanzionare chi è sotto la doccia?

Economia & Finanza

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Compiere un atto della vita quotidiana può, in un determinato momento, impedire al malato di aprire la porta al medico. Cosa si rischia?

Una cosa alla quale i nostri anziani non rinunciavano era quella di andare dal dottore lavati e con i vestiti a posto. Lo stesso valeva quando il dottore veniva a casa: se il malato era allettato, le lenzuola dovevano essere lavate e in ordine, così come il paziente. Era una questione di buona educazione. Chiaro che per essere presentabili, prima bisogna lavarsi, il che presuppone farsi il bagno nella vasca o farsi una doccia. Se proprio in quel momento, mentre si è con il getto dell’acqua addosso e la spugna insaponata in mano, arriva il medico che deve fare la visita fiscale, vorrà dire che il dottore aspetterà che il paziente esca dal bagno, tanto da lì non scappa. Ma che succede se il medico ha così tanta fretta da dire che il lavoratore malato non era presente? Al momento della visita fiscale, si può sanzionare chi è sotto la doccia?

A quanto pare, visto il caso che è stato sottoposto recentemente alla Cassazione, c’è chi preferisce visitare un malato puzzolente piuttosto che attendere qualche minuto e, magari, farsi offrire un caffè. Che poi non è solo una questione di olezzi: la doccia, oltre che necessaria, è anche terapeutica e favorisce la guarigione in certi casi. Ma vediamo che cosa ha costretto la Suprema Corte ad esaminare un caso del genere.

Visita fiscale: quali obblighi per il dipendente?

Il lavoratore in malattia deve avvertire il prima possibile il datore sulle sue condizioni di salute e comunicare a quale indirizzo sarà reperibile per la visita fiscale. Il dipendente sarà tenuto a farsi trovare per l’eventuale controllo nei seguenti orari:

  • dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 se dipendente del settore privato;
  • dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 se dipendente pubblico.

Si tenga conto del fatto che la visita fiscale può essere eseguita anche di domenica o in giorno festivo e anche più volte al giorno.

Le eventuali assenze devono essere giustificate dal medico certificatore, che può esonerare dalla reperibilità il dipendente malato (del settore privato) a causa di:

  • malattia grave che richiede terapie salvavita;
  • patologie connesse all’invalidità riconosciuta, in misura superiore al 67%.

È bene sapere, comunque, che può essere disposta una visita di controllo previo appuntamento.

Inoltre, e sempre per il dipendente delle aziende private, l’assenza può essere giustificata da:

  • necessità di sottoporsi a visite mediche generiche urgenti e ad accertamenti specialistici che non possono essere effettuati in orari diversi da quelli compresi nelle fasce orarie di reperibilità;
  • provati gravi motivi personali o familiari;
  • cause di forza maggiore.

Nel settore pubblico, invece, i casi di esonero sono:

  • patologie gravi che richiedono terapie salvavita;
  • malattia per la quale sia stata riconosciuta la causa di servizio (solo per alcune categorie di dipendenti pubblici);
  • stati patologici sottesi o connessi alla situazione di invalidità riconosciuta, pari o superiore al 67%.

Per approfondire gli obblighi del dipendente leggi: Malattia e visita fiscale: guida Inps.

Visita fiscale: si possono compiere atti di vita quotidiani?

Il dipendente in malattia, dunque, deve farsi trovare disponibile per la visita fiscale. Non tanto per fare un favore al medico che la esegue quanto per il fatto che se il lavoratore è in malattia e non deve fare qualche visita legata alla sua patologia, deve per forza trovarsi a casa sua.

Il che significa che se il dottore arriva e suona al campanello, il malato (o chi per lui) è tenuto ad aprirgli e a farlo accomodare. Il problema, però, è se il paziente abita da solo e in quel momento non può aprire la porta perché si trova sotto la doccia e non sente il campanello. Il medico può segnalare l’assenza e il dipendente può essere sanzionato?

Secondo la Cassazione [1], a tutto c’è un limite. Una recente ordinanza ha stabilito che è vero: esiste un dovere di collaborazione verso chi effettua la visita fiscale ma tale obbligo non può vietare al malato di compiere qualsiasi atto della vita quotidiana dentro casa sua.

Come, appunto, andare in bagno a farsi la doccia o a soddisfare qualche bisogno fisiologico. Si pensi a chi è in malattia per qualche serio problema intestinale, ad esempio.

Nessun provvedimento disciplinare, dunque, per il lavoratore che non apre la porta al medico perché al momento della visita fiscale si trovava sotto la doccia. La Cassazione ha confermato, infatti, le sentenze del tribunale e della Corte d’appello con cui era stata annullata una sanzione irrogata da un’azienda secondo la quale non era stato rispettato l’obbligo di reperibilità.

Per la Suprema Corte, un normale comportamento all’interno delle mura di casa non equivale a non voler fare la visita fiscale.

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