Un prestito obbligazionario per sostenere l’agricoltura biologica

Economia & Finanza

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EconaturaSì e banca Etica finanziano aziende agricole e di trasformazione per promuovere filiere corte e di qualità. Parte dei fondi sarà destinata anche alla ricerca e alla formazione di nuovi imprenditori orientati al bio.

di Alberto Ferrigolo

Agricoltura biologica

AGI – L’emissione di un prestito obbligazionario pari a 10 milioni di euro, remunerato in buoni spesa. E che prevede un tasso di interesse netto del 3% annuo. Il concetto di fondo è che il denaro si deve trasformare in cibo e progetti di sviluppo dell’agricoltura biologica, fulcro ormai certo intorno al quale organizzare la tutela dell’ambiente, la lotta ai cambiamenti climatici e la sovranità alimentare.

Il progetto di carattere innovativo lo firma EcorNaturaSì Spa Benefit, società italiana della grande distribuzione organizzata, specializzata nella distribuzione di prodotti biologici e biodinamici, fondata nel 1985 dall’imprenditore Fabio Brescacin, in collaborazione con Banca Etica che collocherà le obbligazioni.

L’idea centrale dell’operazione è che le somme raccolte attraverso il prestito saranno poi impiegate da EcorNaturaSì per supportare le aziende agricole e le aziende dedite alla trasformazione dei prodotti al fine di migliorare le proprie strutture e poter sostenere in questo modo investimenti a medio termine.

Il piano prevede che una parte del prestito sia anche destinato per la ricerca e per sostenere la formazione di agricoltori, oltre ad accompagnare i più giovani a svolgere la propria attività nell’ambito dell’agricoltura biologica.

Il presupposto di tutta l’operazione architettata da EcorNaturaSì con Banca Etica è dato dal fatto che “grano, frutta, verdura sono materie prime che davamo per scontate ma il cui approvvigionamento oggi è messo in discussione da una grave crisi internazionale e climatica”, ciò che costringe a pensare l’agricoltura nei termini di “un modello produttivo che valorizzi le terre fertili, gli agricoltori e le filiere corte”, si legge in una nota della società. O si fa così o il rischio è che salti l’intero banco del cibo. Tutela dell’ambiente, lotta ai cambiamenti climatici e sovranità alimentare sono per altro tra gli obiettivi “in linea con il Green Deal europeo, in cui rientra la strategia Farm to fork (dalla fattoria alla tavola) approvata dalla Commissione Europea”, viene annotato.

Commenta a tale proposito Fabio Brescacin, presidente di EcorNaturaSì: “Per anni si è dato per scontato che con il denaro si potesse accedere facilmente al cibo presente sugli scaffali dei supermercati, senza preoccuparsi di un sistema agricolo sempre più sofferente dal punto di vista economico, per il mancato riconoscimento di un giusto prezzo e sempre più dipendente da fertilizzanti chimici costosi e, visto anche il contesto internazionale, meno disponibili”.

Secondo Brescacin questo sistema produttivo ha invece “provocato l’abbandono delle terre e la perdita di una vera cultura agricola, sostituita da una tecnica che non tiene conto della cura della fertilità naturale del suolo”. Si è perso troppo tempo”.

Solo un rammarico per Brescacin: “Avremmo dovuto farlo prima, ma anche oggi abbiamo la possibilità di cambiare rotta”. Cambiare per non morire di fame e di inquinamento, dunque.

Il presidente di EcorNaturaSì, nel descrive gli obiettivi e nel ripercorrere la storia della società da lui presieduta che da trent’anni si batte per promuovere lo sviluppo del settore biologico e biodinamico “per contribuire alla salute delle persone, a quelle della Terra e dell’ambiente”, sottolinea che “noi viviamo di pane, non di denaro”, quindi “generare consapevolezza sull’importanza delle scelte che facciamo quando riempiamo il carrello della spesa è per noi un impegno prioritario e anche l’obiettivo primario dell’iniziativa” che punta all’emissione del prestito obbligazionario.

Secondo EcorNaturaSì, con questo nuovo strumento finanziario si vuole dare “la possibilità di far parte di un processo economico che può garantire il cibo di oggi e di domani” nella convinzione che “dalla terra può germogliare un futuro più sano ed equo”, come spiega il Ceo della società, Faust Jori, secondo il quale c’è anche l’obiettivo “di consolidare il rapporto con i clienti e coinvolgerli all’interno del nostro ecosistema di cui fanno parte anche i fornitori, le aziende agricole, i negozi”.

Per questo motivo, l’investimento in obbligazioni “è remunerato in buoni spesa spendibili all’interno dell’ecosistema NaturaSì”. Un circuito di autosufficienza alimentare ed ecologica.

Ultima annotazione: le obbligazioni hanno un valore nominale di 2.500 euro ciascuna e il prestito ha una durata di quattro anni

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