Una processione di trattori in movimento, la convergenza davanti all’importante Palazzo Santa Lucia – quartier generale della Regione Campania – e poi l’improvviso spandersi di decine di litri di prezioso latte di bufala, riversato a terra come atto di protesta, durante quello che è stato battezzato come “il funerale simbolico delle bufale“, abbattute realmente secondo il contestato piano di eradicazione di brucellosi e tubercolosi dei bovini.
Ampiamente partecipata e carica di simbolismo, questa manifestazione si è svolta giovedì 21 luglio nell’incantevole cornice di Napoli, annunciando con forza il suo prossimo approdo nella capitale italiana.
Dalla Xylella alla brucellosi, i “protocolli” che amplificano il danno economico
Le radici della contestazione affondano nelle preoccupazioni degli allevatori riguardo al piano di eradicazione dei focolai di brucellosi e tubercolosi nei bovini. Secondo gli interessati, questa operatività non si sarebbe dimostrata all’altezza della situazione, e dal 2015 la gestione applicata dalla giunta regionale avrebbe provocato un impressionante aumento (circa 20 volte di più) dei casi di infezione. Il “protocollo ufficiale” per affrontare la diffusione del contagio implica l’abbattimento degli animali potenzialmente infetti, un processo che, nell’arco di dieci anni, ha causato la morte di oltre centomila creature (tutte ipoteticamente pericolose).
Un ulteriore strascico di questa controversia è che molti di questi animali, sottoposti a controlli post-mortem, sono risultati essere sani, una rivelazione che ha gettato ulteriori ombre su questa crisi. Gli allevatori sostengono che questa “emergenza“, combinata con un’amministrazione inefficiente della situazione, ha innescato la chiusura di oltre 300 aziende. “Su 140 mila bufale abbattute, solo l’1,4% dalle analisi effettuate successivamente è risultato positivo a brucellosi e tubercolosi”, ha puntualizzato con fermezza il Coordinamento Unitario Difesa Patrimonio Bufalino. Il coordinamento avrebbe anche cercato un incontro con la giunta guidata da Vincenzo De Luca, ma la richiesta sarebbe stata negata.
Nel mezzo di questa tempesta di disagi, l’assessore regionale all’agricoltura, Nicola Caputo, ha pensato bene di riferire che le prime dosi di vaccino saranno disponibili dal 10 agosto. Tuttavia, i controlli intensivi per eradicare l’epidemia hanno già portato a conseguenze gravi: i manifestanti hanno testimoniato che se un allevamento ha avuto il 20% dei bovini colpiti (con esami di laboratorio soggetti al frequente rilascio di “falsi positivi”), spesso anche il restante 80% è stato abbattuto senza pietà (e, probabilmente, senza le medesime evidenze scientifiche).
Il Coordinamento Unitario Difesa Patrimonio Bufalino dice basta, si va a Roma
Questa vibrante protesta ha preso il via a Giugliano con oltre cento allevatori in trattore e vari sindaci di diverse località – tra cui Casal di Principe, Casapesenna, Caiazzo, Aversa, Santa Maria La Fossa, Pietramerala e Castel Volturno – che hanno offerto il loro pieno sostegno ai manifestanti e hanno unito le loro voci per chiedere un dialogo aperto con la giunta regionale.
Ma il dissenso non morirà a Napoli. Il Coordinamento Unitario Difesa Patrimonio Bufalino ha annunciato con determinazione che il 28 luglio l’attenzione sarà rivolta a Roma, dove un corteo sarà il principale traino. L’obiettivo? Ottenere un incontro con i dirigenti dei partiti nazionali per valutare l’applicazione della norma nazionale in materia e della direttiva europea di riferimento (regolamento 2020/689), un passo audace nel tentativo di superare l’ostilità al confronto dimostrata dalla regione.
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Elisabetta Barbadoro del 23 luglio 2022), AgroNotizie, Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, EUR-Lex, Rai e OttoChannel (canali YouTube).
Antonio Quarta
Redazione Il Corriere Nazionale