Vinti dal sistema

Arte, Cultura & Società

Di

di Romina G. Bottino 

I nostri giovani e giovanissimi sono sempre più soli ed abbandonati a se stessi. Sembra un controsenso un’affermazione del genere nell’epoca dei social e della comunicazione globale, eppure è così. I dati ufficiali ci dicono che il disagio giovanile è in aumento insieme a nuove gravi patologie psichiatriche innescate proprio dalla dipendenza incontrollata dai social, complice anche la superficialità o l’indifferenza degli adulti. I ragazzi non riescono più a comunicare tra di loro, non sanno più quale sia il valore dell’amicizia, che tanto peso ha nella strutturazione e nella formazione della personalità, per loro la condivisione  di ideali etici, aspirazioni, speranze è qualcosa di sconosciuto; la  futilità imperversa, condividere si traduce in pubblicare, apprezzare in like e piacere in smile. La realtà degli anni migliori è reclusa in una dimensione surreale ed è fagocitata dal pensiero altrui e dal dominio digitale.  Il loro distacco dalla vita reale sempre più spesso rischia di innescare comportamenti alienanti e violenti proprio perché si rifugiano nei mondi virtuali di videogiochi che inneggiano alla violenza senza alcun controllo da parte delle autorità preposte.

Non sanno più dialogare tra di loro né con gli adulti, anche il loro linguaggio si è profondamente depauperato e spesso non riescono a strutturare pensieri complessi e articolati per la mancanza di lettura e studio. Gli stessi social stanno diventando, a causa del linguaggio usato dai così detti influencer, strumenti di incultura e veicoli di messaggi grotteschi , superficiali e avulsi dalla realtà. In molte famiglie, disgregate già di loro, non si parla più, non ci sono più cura, insegnamenti morali o guida nei confronti dei ragazzi.  I giovani sono così sempre più confusi e facilmente manipolabili da un mondo adulto privo di valori , attento solo alle leggi del mercato.

Accade così che l’alcolismo e la dipendenza da sostanze stupefacenti anche tra i giovanissimi hanno raggiunto dimensioni da allarme sociale, ma sia le famiglie che la comunità tutta e lo stesso Stato sembrano indifferenti al problema, né tantomeno c’è la volontà di indagarne le cause onde contrastare il problema; anzi alcuni gruppi politici portano avanti con determinazione il progetto di legalizzare l’uso di droghe nonostante siano stati scientificamente dimostrati la loro pericolosità e i danni permanenti che esse causano, come la schizofrenia e non ultimi i danni socioeconomici per il Paese.

La parola giovane etimologicamente deriva dal verbo latino iuvare, giovare, perché il giovane è colui che con la sua vitalità e le sue energie può operare per il benessere dell’intera comunità di appartenenza: le parole storicamente hanno sempre un valore profondo.

Purtroppo il problema esistenziale dei giovani e dei giovanissimi è di difficile soluzione se non c’è un cambio di passo da parte della società tutta, in primis da parte delle famiglie che debbono educare e curare con dedizione ed amore i propri figli, condividere più  tempo con loro e magari dando di meno a livello materiale così che un sano desiderio li faccia crescere con le giuste tensioni emotive e morali. Ma anche lo Stato deve cambiare atteggiamento verso i giovani, che non vanno mantenuti, ma formati adeguatamente nelle scuole ridando dignità e spazio d’azione agli  insegnanti, creando prospettive occupazionali adeguate, senza parcheggiare i giovani per anni nelle università per ritardare l’accesso al lavoro ed incamerare tasse.

Vi deve essere anche un più ampio cambiamento culturale, i giovani non debbono essere indottrinati dai così detti influencer perché non sono un prodotto in serie, ma esseri umani. La società è profondamene cambiata dagli anni novanta ad oggi, i nostri genitori all’epoca ci raccomandavano di fare scelte oculate e di non lasciarci influenzare dalle cattive compagnie, oggi purtroppo è addirittura diventato un mestiere condizionare le scelte altrui, mestiere anche ben pagato, segno che l’Occidente non promuove più il libero pensiero, ma ha mercificato l’intera esistenza umana. Inoltre da un certo orientamento politico e pseudo culturale  è stato promosso, soprattutto tra i giovani e da diversi anni, un certo modello di vita che si traduce nel nichilismo etico, sociale, religioso; il cinema, la  televisione, i social, la musica non trasmettono più messaggi positivi e propositivi volti a celebrare la vita, il rispetto di se stesso e dell’altro. Anche la stessa pubblicità si è involgarita e tende a delegittimare i valori della privacy, della riservatezza, del comune senso del pudore, della bellezza. Tutto va bene, anche assumere atteggiamenti blasfemi o irrispettosi verso i credi altrui sulle tv pubbliche, purchè si stupisca con qualsiasi mezzo o si ottengano like.

Aristotele asseriva che si apprende per imitazione e i nostri giovani sicuramente non hanno modelli positivi né a parole, basta ascoltare i testi di alcune canzoni, né nel modo di trattare il proprio corpo. La società tutta si è imbarbarita a livello umano e l’etica non è più a fondamento di alcuna azione scientifica, conta solo il dio denaro. Tutto ciò è testimoniato banalmente anche dalla diffusione di tatuaggi realizzati a qualsiasi età, un tempo segno identificativo e costume dei galeotti, dalla diffusione di pratiche tribali autolesioniste e mutilanti come il pirsing e i devotè, cioè la moda di mutilarsi chirurgicamente. Tutte pratiche che umiliano la dignità dell’uomo.

Davanti all’imperversare di tali modelli i nostri giovani sono sempre più confusi e soli incapaci di affrontare con determinazione quegli eventi che, come storia ci insegna, potrebbero precipitare in un istante senza lasciare loro il tempo di scoprire  la loro effettiva identità e di  conoscere e dare il giusto senso alla vita. Essi non si fanno più domande e questa è la prova provata che il mondo occidentale è al suo crepuscolo. Bisogna ricostruire l’uomo riscoprendo gli antichi valori classici e giudaico cristiani che hanno dato senso alla nostra storia per millenni.

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