Incriminati quattro poliziotti per la morte di Breonna Taylor

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L’annuncio del ministro Usa della Giustizia Merrick Garland. Le accuse vanno dalla violazione dei diritti civili al falso e all’abuso della forza.

di Francesco Russo

© JEFF DEAN / AFP –

 

AGI – Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha incriminato per reati federali quattro poliziotti coinvolti nella morte di Breonna Taylor, l’afroamericana uccisa a Louisville dalla polizia nella notte tra il 12 e il 13 marzo 2020 durante un raid in un’abitazione dove la donna stava dormendo. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia Usa, Merrick Garland.

Garland ha affermato che gli agenti Joshua Jaynes, Kyle Meany, Kelly Goodlett e Brett Hankison sono accusati di violazioni dei diritti civili, abuso della forza e ostruzione. Le violazioni dei diritti civili, ha spiegato Garland, consistono nella presunta falsificazione, attribuita a tre degli accusati, della dichiarazione giurata utilizzata per ottenere il mandato di perquisizione dell’abitazione dove si trovava Taylor, poi diventata un’icona del movimento ‘Black Lives Matter’ insieme a George Floyd.

Hankison, materialmente responsabile della morte della donna, era stato accusato dalla giustizia locale solo di aver “messo in pericolo” un suo compagno sparando attraverso un tramezzo. Hankison è stato assolto lo scorso marzo, suscitando le ire degli attivisti antirazzisti. La giustizia federale, che ha svolto un’indagine parallela, lo ha accusato al contrario di “uso eccessivo della forza”, ha spiegato Garland in conferenza stampa.Il ministro ha quindi accusato gli altri tre agenti di aver mentito sul mandato di perquisizione che ha innescato la tragedia. “Gli imputati sapevano che la dichiarazione giurata a sostegno di tale mandato conteneva informazioni false e fuorvianti e che informazioni importanti erano state omesse”, ha spiegato Garland, “sapevano che avrebbe potuto creare una situazione pericolosa e affermiamo che questi atti illegali hanno portato alla morte di Taylor”. I tre agenti, che non erano coinvolti nel raid, “hanno preso provvedimenti per coprire la loro condotta illegale” e hanno mentito all’Fbi, ha aggiunto il ministro della Giustizia.

Il 13 marzo 2020 tre agenti della polizia di Louisville fecero irruzione nella casa di Breonna Taylor, una badante di 26 anni, nel cuore della notte nell’ambito di un’indagine per traffico di droga sul suo ex fidanzato. Il suo nuovo compagno, Kenneth Walker, scambiò gli agenti per rapinatori e sparò con una pistola legalmente posseduta. La polizia rispose al fuoco e Breonna Taylor fu crivellata da 20 proiettili.

Gli agenti avevano un mandato chiamato “non bussare” che li autorizzava a sfondare la porta senza preavviso ma sostengono di aver annunciato la loro presenza, circostanza che Walker nega.

La morte di Breonna Taylor all’inizio non aveva attirato molta attenzione. Il caso era emerso durante le massicce manifestazioni di Black Lives Matter avvenute in Usa dopo la morte di George Floyd, l’afroamericano morto soffocato nel maggio 2020 a Minneapolis mentre un agente gli premeva sul collo con il ginocchio.

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