USA, lavoratori in guerra contro la BoA

Grazie alla frase “…speriamo che i lavoratori stiano peggio…”, la Bank of America Corporation è finita al centro delle polemiche statunitensi. Si attende presa di posizione della FED

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Le conflittualità circa l’importanza prioritaria da conferire a capitale o lavoro non si sono mai estinte e sono attualmente più rilevanti che mai. Ma, stranamente, non sono le organizzazioni sindacali a confermare l’esistenza di due fronti contrapposti, ciascuno con i propri interessi e la determinazione a minare l’altro, quanto piuttosto gli individui dalle rigorose “camicie bianche“.

Potrebbe sembrare paradossale ma uno dei più imponenti colossi finanziari globali, la Bank of America Corporation – al secondo posto per prestigio e grandezza negli Stati Uniti d’America, subito dopo JP Morgan Chase & Co., con un fatturato annuale di circa 100 miliardi di dollari (corrispondente a più di tre “finanziarie” italiane) – ha da poco offerto credito a quanto teorizzato esattamente da Karl Marx alcuni secoli fa.

Sfugge l’indiscrezione: c’è troppo lavoro in USA

Dall’interno di questa istituzione bancaria è recentemente sfuggito un documento riservato, caduto nelle mani del giornale investigativo The Intercept. Si tratta di un “memo” di quattro pagine della banca, relativo all’analisi dei primi sei mesi del 2022, che contiene riflessioni sulle politiche monetarie della Federal Reserve System e sulle loro conseguenze nel mercato del lavoro.

La frase divenuta più celebre in questo report recita: “Entro la fine del prossimo anno, speriamo che il rapporto tra posti di lavoro e disoccupati torni ai massimi tipici dell’ultimo ciclo economico”. Che, cercando di tradurre in concetti, sarebbe: al momento, negli Stati Uniti, il rapporto tra occupazioni disponibili e lavoratori è dello 0.5. Questo indica che vi è un candidato per ogni due mansioni, sostanzialmente un’abbondanza di offerta lavorativa rispetto alla domanda. E, di fatto, gli USA odierni godono di un collocamento quasi totale, con un tasso di disoccupazione stabile al 3,5%.

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Le banche d’affari non gradiscono classi lavoratrici indipendenti e in crescita sociale

Il benessere dei lavoratori e la loro capacità di cambiare professione senza affrontare l’angoscia della disoccupazione rappresentano, tuttavia, un ostacolo per le grandi banche d’affari. Perchè?

Perché le grandi istituzioni finanziarie sembrano agire proprio come l’aristocrazia dell’Ancien Régime prima della Rivoluzione Francese: lottano con determinazione per preservare i loro interessi di classe. Se i cittadini dispongono di posti di lavoro stabili e stipendi dignitosi, le loro ambizioni economiche e sociali non possono che crescere.

È ben noto anche che un popolo economicamente indipendente risulta meno suscettibile al ricatto e quindi meno vulnerabile alle reti di prestito che alimentano i profitti di giganti come la Bank of America. Il “memo” riservato della banca rappresenterebbe quindi un appello alle massime autorità bancarie del Paese, ovvero la FED, per un aiuto.

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Il messaggio chiaro alla FED: su i tassi di interesse

All’interno delle note si legge: “Perché la Federal Reserve sente il bisogno di aggiungere benzina sul fuoco con una inusuale e tardiva normalizzazione monetaria?”. Con questi toni la Bank of America pare voler richiedere una mossa diversamente incisiva da parte della FED. Cosa di preciso? Tassi di interesse sempre più elevati sul denaro. Nel luglio precedente, ad esempio, la banca centrale americana aveva aumentato il tasso di 75 punti base, portandolo a oscillare tra il 2,25% e il 2,5%. E questo si tradusse in mutui più onerosi per le famiglie e in maggiori entrate per il settore bancario.

Non è nemmeno la prima volta che una banca d’affari statunitense cerca di influenzare in negativo le politiche del lavoro. Nel 2013 un altro colosso americano, JP Morgan, ebbe addirittura il coraggio di pubblicare un rapporto in cui chiedeva la revisione delle Costituzioni dei Paesi del Sud Europa: “Le Costituzioni tendono a mostrare una forte influenza socialista, che riflette la forza politica che i partiti di sinistra hanno acquisito dopo la sconfitta del fascismo. I Paesi europei periferici sono riusciti solo in parte a produrre programmi di riforma fiscale ed economica, con i governi vincolati da queste Costituzioni”.

È dunque più che evidente il fatto che le grandi banche d’affari siano interessate a mantenere alte le percentuali di disoccupazione al fine di ridurre il potere d’acquisto dei lavoratori. Ora, l’atteggiamento della Federal Reserve sarà per forza oggetto di attenta osservazione.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Michele Crudelini del 03 agosto 2022), DocumentCloud, The Intercept, Cultura! Libertà!, Wikipedia (enciclopedia libera con sito web), Investing.com, FCHub (Financial Community), Rai News, Federconsumatori;

Canali YouTube: Starting Finance, Euronews e Lafonte.tv.

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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