Asocialità e devianza

Attualità & Cronaca

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Il nostro Paese,  più di altri, vede in pericolosa crescita la criminalità tra i minori;  i dati forniti dai servizi sociali che li hanno in carico sono allarmanti, sta diventando una vera e propria emergenza sociale. Le cause scatenanti questo grave problema sono molteplici: in primis i modelli negativi e violenti che vengono costantemente propinati agli adolescenti dalla televisione, dagli adulti, da film, serie televisive, internet che spesso non ha censure anche per gli episodi più cruenti di guerre e violenze. Tutto ciò, a causa anche dell’immaturità funzionale cerebrale dei ragazzi, porta ad un abbassamento di percezione dell’illecito che viene visto e sentito come qualcosa di “normale”.  A questi fattori va aggiunta la crisi economica di questi anni che ha colpito profondamente non solo il ceto medio, ma anche quelle classi sociali che già vivevano in una condizione di disagio economico e familiare; da qui proviene la dilagante insoddisfazione e spesso l’angoscia paralizzante della società tutta, la banalizzazione dei disagi emotivi dovuta ai vuoti affettivi per cui l’indifferenza verso l’altro e la violenza, a volte fine a se stessa, si scatena anche in quegli adolescenti di famiglie benestanti. Spesso la trasgressione alle regole e a tutte le norme sociali esprime il tentativo di assumere un’identità nella società. La criminalità minorile nasce dalla devianza che si traduce nell’imitare i crimini commessi dagli adulti e nel desiderio di andare oltre. Le difficoltà economiche familiari sono la prima causa che spinge gli adolescenti a delinquere, la povertà da sempre isola ed emargina. Chi vive in aree periferiche e svantaggiate è più portato verso la criminalità perché difficilmente riesce ad essere accettato; ma spesso sono situazioni  familiari di permissivismo, disattenzione o  un controllo tropo serrato,  abusi, lutti o divorzi ed eventi traumatici di ogni sorta a favorire o a scatenare comportamenti devianti e violenti sia dentro la famiglia che fuori. Secondo molti esperti e criminologi è la famiglia che fa da incubatrice ai futuri giovanissimi criminali. L’adolescente ha l’esigenza di affermarsi, di sentirsi parte di un gruppo, di sentirsi accettato, questi aspetti facilitano la formazione delle baby gang, nelle quali domina il desiderio di essere rispettati dalla società, di trasgredire e di sentirsi invincibili. In questi gruppi di delinquenti si trovano sempre di più figli di buona famiglia annoiati dal benessere e dalla vita comoda che ricercano emozioni forti. Si uniscono per  seminare violenza tra i loro coetanei e gli adulti. Spesso vengono presi di mira i più deboli come gli anziani e i portatori di handicap. Le istituzioni in primis devono tenere sotto controllo tutti i mezzi di comunicazione ed esercitare la censura per proteggere la psiche e lo sviluppo sereno dei minori e poi tutti devono  impegnarsi ed essere attenti verso questo fenomeno,  in particolare la scuola deve vigilare, nel segnalare il problema alle forze dell’ordine, poi gli stessi cittadini che devono segnalare dei comportamenti anomali, ma soprattutto bisogna aiutare e supportare adeguatamente tutte le famiglie in difficoltà; ma non togliendo loro i figli e mandandoli presso le case-famiglia, ma dando loro lo stesso denaro che ogni giorno si dà alle strutture di accoglienza dei minori. Le famiglie vanno aiutate economicamente, ma anche con l’intervento di assistenti sociali. Nonostante questa società non aiuta, va ricordato che il ruolo genitoriale è fondamentale è va supportato anche da politiche sociali adeguate. Il genitore deve saper essere nella giusta misura comprensivo, affettuoso, severo, ma soprattutto deve controllare chi frequenta il figlio, cosa fa e con chi. Lo Stato e la società tutta si devono scuotere da questo torpore paralizzante e devono iniziare ad agire proteggendo, educando, guidando e amando gli adolescenti,  per il bene di tutti perché gli adolescenti sono il nostro futuro, la cosa più importante che abbiamo.

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