Alta velocità, derivati finanziari grandi guadagni privati e il contribuente che paga

Economia & Finanza

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La storia che vi racconto è pervenuta al sottoscritto, da un grande esperto di opere pubbliche, il compianto Prof. Ing. Ivan Cicconi già direttore generale dell’allora ministero dei lavori pubblici.

È stato per anni presidente di ITACA, l’osservatorio interregionale su appalti e opere pubblico. È stato il tecnico, a cui si rivolse uno degli uomini più autorevoli della socialdemocrazia italiana il ferrarese più volte ministro dei trasporti Luigi Preti. Fu questo ministro, a svelare l’affaire alta velocità. Luigi Preti coinvolse anche il responsabile economico della DC, il Prof. Andreatta. Preti avendo ascoltato autorevoli dirigenti Fs e docenti universitari di settore, scrisse nelle lettere che l’opera sarebbe costata non meno di 100 miliardi di lire. Anche lui aveva sottostimato i costi considerato, che tra tracciato ferroviario, linee aeree con “corrente diversa “(2 * 25 KV c.a.), interessi passivi, materiale rotabile (gli ETR che potevano percorrere le nuove linee a corrente alternata e la linea storica Fi/Roma conosciuta come direttissima a corrente continua) e interessi passivi sui prestiti, saremmo arrivati a 100 miliardi di euro.

Valore, tra l’altro, riportato nella proposta di legge presentata nel 2007 per l’istituzione di una “Commissione parlamentare d’inchiesta sul progetto TAV: firmata da 50 parlamentari e 10 senatori.

Dalla Relazione alla proposta di legge si legge “IL costo del progetto presentato nel 1991 fu stimato e contrattualizzato con una cifra complessiva pari, secondo i dati ufficiali, a 14.153 milioni di euro.

Tale costo comprendeva tratte, nodi, materiale rotabile, infrastrutture aeree, costi delle società e opere compensative (…) Come dire fatto pari a 100 il costo stimato e, contrattualizzato nel 1991, oggi (nel 2007 ndr) siamo a un costo stimato pari a 623”. Nella vicenda TAV c’è di tutto!

Finanziamento privato al 60% rivelatosi fallace, figura di un general contractor atipico “progetta, realizza e SFRUTTA ECONOMNICAMENTE “.

Anomalie queste superate nel 2006, quando il grande imbroglio fu svelato e la TAV dal 60% privata (non si erano mai visti!!) diventò 100% pubblica. IL progetto TAV ha fruito anche di 11 derivati, per un valore nozionale di 5 miliardi di euro.

Derivati sottoscritti (da Infrastrutture Spa incaricata di finanziare TAV per aggirare i vincoli del Trattato di Maastricht) con UBS, JP Morgan, Depfa Bank e la defunta Lehman Brothers.

IL grosso sottoscritto con JP Morgan

Dal 2006 al 2008 questi derivati fecero perdere 126 milioni di euro (fonte: Corte dei conti).

Non sappiamo quanto ha perso, uno di questi derivati da un miliardo con scadenza 2026! Tecnicamente era uno swap (scambio) di tassi di interesse.

Osservo anche che nel 1988 con l’entrata in funzione di quel gioiello di innovazione, chiamato Pendolino (ETR 450) Roma/Milano si percorreva in 3 ore e 58 minuti.

Quel gioiello fu poi venduto ai francesi di Alsthom. Altre amenità riguardano quanto riportato dal compianto Prof. Ing. Cicconi e riferito al grande business, per pochi chiamato “Italo”.

Nella delibera 971 firmata dall’Amministratore delle ferrovie era scritto che l’utilizzo della linea av era riservata a FS. Condizione indispensabile per recuperare l’investimento effettuato.

Agli inizi di dicembre 2006 viene costituita la Spa Nuovo Trasporto Viaggiatori (NTV), un milione di capitale sociale sottoscritto da Montezemolo, Diego della Valle, Punzo e un ex manager Fs, Sciarrone.

Una società senza dipendenti, senza treni, senza esperienza di trasporto ferroviari ma anche senza licenza per poter svolgere il servizio ferroviario e nemmeno l’autorizzazione ad accedere all’infrastruttura.

Repentinamente ottengono tutte le autorizzazioni: un decreto del governo Prodi, la conversione in legge da parte del Parlamento, un contratto di 10 anni sottoscritto dal ministro dei trasporti del governo Prodi, il Prof. Bianchi, la licenza di Operatore Ferroviario.

Affermo senza tema di smentita e l’esempio ultimo è il progetto av Salerno/Reggio Calabria che gran parte della storia di Tav è segnata da mancato rispetto della legge e silenzio degli organi che dovrebbero vigilare e sanzionare i comportamenti divergenti.

IL comma 2 art 8 della legge 166 del 2002 obbliga a fare la gara di appalto per le imprese ferroviarie che vogliono esercitare il servizio ferroviario e il ministro del governo Prodi affida invece a trattativa privata a Montezemolo & C, della società NTV il servizio sulle nuove linee alta velocità.

Attenzione! L’art 8 della 166 fu cancellata con decreto-legge 159 del 2007 (comma 2 bis art 9). Modifica che azzera ogni possibile problema che poteva sorgere vigente l’obbligo della gara. Scatta l’annuncio di acquisto di 25 treni alta velocità ma non al consorzio italiano TREVI ma alla francese ALSTOM. Treno AGV (Automotrice a grande vitesse.

Tutto pronto per rivalutare il capitale sociale e infatti entrano Intesa San Paolo versando 60 milioni, la Generali Financial Holdings, (sede in un paradiso fiscale del Lussemburgo), l’industriale Bombassei e una società controllata dalla SNCF che è l’omologa francese delle ferrovie. Incasso per Montezemolo e soci? 7,5 milioni di euro.

Da un capitale di un milione si trovano soci di una società con capitale netto di 300 milioni di euro. Tutto questo realizzato con un Presidente del Consiglio Prodi che era stato “Garante dell’Alta velocità”, un ministro dello sviluppo economico Bersani tifoso della concorrenza, un ministro dei trasporti Bianchi espresso dal Partito dei Comunisti italiani.

L’ultimo colpo di scena quattro anni fa. IL fondo infrastrutturale USA, GIP (Global Infrastrutture Patners) rilevano “ITALO “(NTV) offrendo 1.980 miliardi di euro accollandosi il debito di Italo (500 milioni). Le plusvalenze realizzate? Generali incassa 290 milioni, su circa 100 investiti nel 2008, Intesa tre volte il suo investimento e cioè 380 milioni, Diego della Valle, 340 milioni, Luca di Montezemolo 210 milioni di euro netti, Punzo 150 milioni a cui sottrarre una quarantina di milioni di suoi investimenti iniziali. 150 milioni entrano nelle tasche di Gianni Punzo, Flavio Cattaneo, 80 milioni netti di euro.

Questa è la storia di alcuni soggetti del capitalismo di relazione e che continua in “configurazione “diversa per il progetto av Salerno/Reggio Calabria che in difformità rispetto alle norme comunitarie esclude la costa cilentano e il golfo di Policastro massacrando 120 famiglie del territorio ebolitano.

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