L’Abitudine

Arte, Cultura & Società

Di

di Roberto Chiavarini

Così scriveva Carlo Marx:….
“QUANDO UNA COSA “ACCADE” PER LA PRIMA VOLTA NELLA VITA, E’ SEMPRE UNA TRAGEDIA, SE ACCADE LA SECONDA VOLTA, DIVERSAMENTE, DIVENTA UNA FARSA”.

Aggiungo io.
Ma quando la stessa cosa accada per la terza, la quarta, la

quinta volta e poi ripetitivamente
all’infinito, diventa un’abitudine, che e’ la più infame delle malattie, perché ci fa accettare qualsiasi condizione, qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, perfino la abitudine alle stragi, agli attentati, alla morte.

E, ciò, ci induce a vivere, per abitudine, vicino a persone odiose, fintamente acculturate, a personaggi coi quali non avremmo mai immaginato di rivolgergli nemmeno la parola, impariamo a portare le catene e a subire le ingiustizie sociali.

Insomma, ci abituiamo a soffrire.

Ci rassegniamo al dolore, alla solitudine, a tutto.

L’ abitudine, oltre ad essere una infame malattia, è anche, e soprattutto, il più spietato dei veleni tossici, pericolosissimo per la nostra esistenza, perché, le “MENTI SUPERIORI” ” che condizionano da decenni il nostro Paese, in un progetto mica tanto ignoto, attraverso ciò che io definisco da tempo immemorabile con l’appellativo di “sociologismo indotto”, ce lo somministrano lentamente quel veleno, giorno dopo giorno, in un pasto che consumiamo quotidianamente, fatto di “ingredienti” sempre uguali e ripetitivi, che finiamo per assimilarli, incoscientemente, come “tollerabili”, in danno delle nostre tradizioni, dei nostri usi e costumi etico-morali, oramai andati perduti.

Quel veleno chiamato “ABITUDINE”, dapprima penetra in noi senza produrre apparenti danni palesi, ma i cui effetti negativi e devastanti, crescono a poco a poco, nutrendosi, a loro volta, della nostra INCONSAPEVOLEZZA e quando scopriamo di esserne rimasti totalmente annichiliti e paralizzati da quel veleno, quando pensiamo erroneamente che sia stato Dio a toglierci la  naturale ed istintiva forza di reazione, ogni nostro gesto e’ ormai condizionato e non esiste medicina al mondo che possa
guarirci, che possa aiutarci.

A quel punto avremo perso la nostra dignità, la nostra identità, la nostra personalità, la nostra indipendenza e, cosa più grave,
la nostra LIBERTÀ, per la quale i nostri nonni e i nostri bisnonni hanno dato la loro vita.

ROBERTO CHIAVARINI
Opinionista di Arte e Politica

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