Pandemonio inflattivo e promesse elettorali nell’agosto italiano

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Divampa la campagna elettorale. Meloni parla, Letta parla, Conte parla, Calenda parla… Me ne dimentico qualcuno? Sono troppi i leader che promettono, di tutto e di più; la fantasia non manca. Fa quasi tenerezza Berlusconi che attraversando indenne i decenni è passato dalla promessa di un milione di posti di lavoro a quella di un milione di alberi. Osservando l’andamento dei parametri economici, ognuno di quel milione che, nel frattempo, non ha trovato o ha perso il lavoro avrà presto il proprio albero personale a cui impiccarsi?

Parlano, discutono, s’accapigliano e promettono, insomma. Tuttavia, non si capisce se si augurino veramente o meno di finire al governo. Chi vince avrà vita grama. La situazione è incandescente, per l’inflazione ad esempio. In agosto ha subito un balzo record dell’8,4% rispetto allo stesso periodo del 2021. Un brutto affare: prezzi mai stati così alti dal 1985. Vogliamo vederli all’opera per calmierare un salasso che per abitazione, acqua, bollette e combustibili, sulle famiglie pesa con un incremento medio del 31,5%.

A Roma si augurano che Draghi, in questa sua mesata di vita residua a Palazzo Chigi, ci metta un pezza con i rincari dei beni energetici e dei beni alimentari che spingono l’inflazione a livelli inauditi. Per questa ragione assistiamo ad una campagna elettorale che, oltre a svolgersi in modo innaturale nel mese di agosto, quando la gente vuol essere lasciata in pace a godersi le ferie, procede fiaccamente, avviluppandosi sul nulla, in un orizzonte di eterni problemi irrisolti, con un dato sicuramente drammatico, certificato dall’Istat, forse ancor più del costo generale della vita pari all’8,4%.

Dove l’inflazione si tocca davvero con mano, diventa la tassa occulta sui poveri, è la corsa dei prezzi che condiziona il cosiddetto carrello della spesa (il paniere con i beni alimentari, per la cura della casa e della persona), che aumenta rispetto a un anno del 9,4%, un valore che l’Istituto di statistica non registrava addirittura dal 1984.

Sarà solo colpa della guerra? Non ci crediamo. Troppi lazzaroni ci speculano sopra. Lucro al limite dell’illecito? Di fatto sul banco degli imputati beni energetici (+44,9% su base annua) e beni alimentari (+10,2%). Una dinamica folle, che si quantifica su base mensile a partire dalla crescita complessiva dell’indice dei prezzi al consumo, nella quale a restituire il quadro di quanto sta capitando al potere di acquisto di famiglie e imprese fa da regina la tabella Istat con l’indice dei prezzi al consumo per divisione di spesa.

Sorvolando sui dettagli, non è bastato l’effetto estate e turismo, spinto da una voglia tutta post pandemica di ritorno a vivere, servizi ricettivi e ristorazione registrano rincari considerevoli su base annua. Meno peggio per vestiti e calzature o qualche altra singola voce in questo pandemonio. Basti sapere, con sommo contorcimento di budella, che l’inflazione acquisita per il 2022 è già al 7%.

Il grido di allarme delle parti sociali, delle categorie imprenditoriali e sindacali, delle associazioni dei consumatori, si leva al di sopra del rantolo collettivo. Le chiacchiere non servono più. Così non si regge. Occorre andare oltre il decreto Aiuti bis, che mette ormai risorse inadeguate per i lavoratori e i pensionati: si invoca un intervento urgente per tutelare salari e pensioni, come pure compensazioni immediate e soluzioni strutturali per famiglie e imprese, a seconda di quale sia il lato interpellato del malcontento e della preoccupazione.

Se i timori per il potere di acquisto dei consumatori sono ormai di ordine generale anche in Eurolandia, con l’inflazione che in base ai dati di Eurostat nel mese di agosto tocca un nuovo primato al 9,1% (a luglio era all’8,9%), come al solito nei singoli paesi, almeno in quelli meglio governati, i dati appaiono più soddisfacenti che da noi.

Già siamo indietro, fino al collo, con il nostro gigantesco debito pubblico e la nostra amministrazione borbonica, la ripresa economica che pareva sostenuta dopo la pandemia si fa timida, si vanificherà? C’è intanto chi sogna rinegoziare il PNRR con la CE, sperando di spillare ulteriori finanziamenti, come se fossero sempre a fondo perso. Ma che fine ha fatto il Superbonus 110% che dovrebbe consentire all’edilizia di fare da volano per la nostra economia da lungo depressa, che dovrebbe costituire uno degli incipit della transizione energetica?

Inflazione. Stagnazione. Stagflazione. Spread. Banche. Signoraggio. Solo pochi sono veramente consapevoli del significato di questi termini su cui si fonda l’economia politica o, altrimenti detta, la dittatura di mercato. Tanto è il groviglio eterodiretto che solo un disperato atto di fede potrebbe sperare in una soluzione a partire dalle promesse più assurde dei politici in campagna elettorale. E alla fine, non ci sono dubbi, pagherà Pantalone.

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