Oggi il centrodestra al Quirinale. Meloni: “Siamo pronti a dare un governo all’Italia”

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La presidente di FdI in un post: “Sapremo affrontare con consapevolezza e competenza le urgenze e le sfide del nostro tempo”.  Concluso il primo giorno di consultazioni. Le opposizioni: “Non faremo sconti”

di Giovanni Lamberti

© Francesco Fotia / Agf
– Giorgia Meloni

 

AGI – Il centrista Lupi ha annunciato che sarà solo la premier in pectore Meloni a parlare al termine delle consultazioni.

In FI, però, si sottolinea che non ci sono stati contatti diretti e che, quindi, non è escluso che Berlusconi possa intervenire una volta terminato il colloquio con il Capo dello Stato.

E quindi non c’è nessun accordo per ora sul ‘percorso’ e sui contenuti del faccia a faccia che i leader, accompagnati dai rispettivi capigruppo, avranno con Sergio Mattarella.

Altra ipotesi è quella di una dichiarazione da concordare nella giornata di domani. Si va comunque al buio, anche se il presidente di Fdi è ottimista. “Domani, insieme a tutta la coalizione del centrodestra, saliremo al Quirinale per le consultazioni con il Presidente della Repubblica Mattarella. Siamo pronti a dare all’Italia un governo che affronti con consapevolezza e competenza le urgenze e le sfide del nostro tempo”, scrive sui social Meloni.

“Bisogna pensare a quello che serve al Paese, basta polemiche”, osserva un ‘big’ di Fdi. Ma i nodi sul tavolo non sono sciolti. Berlusconi continua a ritenere che il dicastero della Giustizia dovrebbe toccare a un esponente di Forza Italia, ma il presidente di Fdi per il ruolo di Guardasigilli pensa all’ex magistrato Nordio che, tra l’altro, ieri ha avuto un colloquio proprio con il Cavaliere.

I rapporti tra Fdi e FI restano dunque tesi, il sostegno all’esecutivo non è incondizionato per il presidente azzurro che punta ad un esecutivo di centrodestra, considerata la volontà degli elettori, ma chiede pari trattamento: “Il centro-destra è fatto di tre forze politiche, ognuna delle quali è numericamente e politicamente essenziale alla vita del futuro governo”.

La presidente del Consiglio in pectore punta a tempi brevi seguirà il calendario suggerito dal presidente della Repubblica ma il percorso dovrebbe completarsi mercoledì (possibile lista dei ministri già domani sera, con giuramento sabato o domenica mattina, la fiducia alla Camera martedi’ e il giorno dopo al Senato). Passaggi che andranno declinati nelle prossime ore ma l’attesa è tutta sulla lista dei ministri che il presidente di Fdi avrebbe pronta.

Tajani (che parteciperà alle consultazioni) dovrebbe andare alla Farnesina, nonostante il pressing dell’opposizione a non assegnare ad un esponente azzurro il ministero degli Esteri. Salvini andrà alle Infrastrutture, Calderoli agli Affari regionali.

La Lega attende la ‘promozione’ di Piantedosi al Viminale (è stato il capo gabinetto proprio di Salvini nel Conte I), mentre per quanto riguarda la Disabilità è favorita la leghista Locatelli (in alternativa l’europarlamentare Baldassarre).

Alla Cultura e alla Sanità dovrebbe arrivare un tecnico, al Mise è favorito Urso. Per la successione di Guerini alla Difesa si fa il nome del generale Graziano ma la poltrona potrebbe pure toccare ad un esponente di Fdi.

Possibile un tecnico anche all’Agricoltura (Berutti) qualora non dovesse spuntarla De Carlo di Fdi. Per i Rapporti con il Parlamento è in pole position Lupi. Ma il pressing in FI affinché arrivi una ‘compensazione’ per la ‘rinuncia’ al dicastero di via Arenula è sempre costante.

E tra i ‘big’ azzurri sottotraccia si contesta sempre “il metodo del presidente di Fdi” sui nomi di FI, per esempio quello di Pichetto Fratin che dovrebbe andare alla Transizione ecologica e che non sarebbe stato indicato direttamente dal Cavaliere.

L’operazione riguardante la ‘riappacificazione’ in FI passa in ogni caso pure dal segnale lanciato da Berlusconi che, ha spiegato in una nota, non potendo partecipare al vertice del Ppe, ha delegato “il vicepresidente Antonio Tajani a rappresentare la posizione mia personale e di tutta Forza Italia”.

Il coordinatore azzurro nella famiglia del partito popolare è stato difeso da tutti, dal presidente del partito Weber al presidente del Consiglio europeo Metzola.

Pesano le affermazioni di Berlusconi su Putin e le critiche a Zelensky, carpite attraverso gli audio diffusi nei giorni scorsi, ma ora il nodo è il governo.

Chi rappresenta una linea più ‘soft’ e intende dare il via libera senza se e senza ma sta portando avanti un pressing affinché tutto il partito non si metta di traverso e assicuri una navigazione tranquilla all’esecutivo.

In ogni caso Meloni tira dritto. Ieri ha spiegato che il governo dovrà essere “atlantista” a costo di non farlo. Oggi è netta: “Siamo pronti a dare all’Italia un governo”.

 

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