In Francia cresce il numero delle auto elettriche, ma le centraline di ricarica scarseggiano

Economia & Finanza

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Società autostradali e gestori assicurano: nell’estate 2023 ci saranno ricariche per tutti. Ma per ora i numeri sono drammatici
© Marc Gilsdorf – Agf  – auto elettrica

 

AGI – “Per chi ha viaggiato quest’estate in auto elettrica, l’utilizzo dei terminal autostradali si è spesso rivelata un’avventura”, scrive Le Monde, perché “in diverse stazioni di ricarica gli automobilisti hanno dovuto attendere diversi minuti prima di potersi collegare a una centralina”, tant’è che – annota il quotidiano – questa tensione, palpabile ma gestibile, “solleva lo spettro d’una situazione che tutti vogliono evitare: la corsa all’auto elettrica, le cui immatricolazioni (140.848) sono aumentate del 31% da inizio 2022, rischia di essere ostacolata dalla mancanza di stazioni di ricarica”.

I numeri

In Francia la situazione è questa: “Se i servizi di ricarica delle autostrade rappresentano solo una parte molto esigua dell’offerta disponibile – poco più di 800 terminal oggi su un totale di 70.000 terminal su strada pubblica per 700.000 veicoli interessati – la loro diffusione è fondamentale per poter garantire la mobilità a lunga distanza. E, per inciso, anche per rassicurare coloro che sono tentati dal passaggio all’elettromobilità”, chiosa Le Monde. Morale: le immatricolazioni di veicoli elettrici sono aumentate sì del 31% da gennaio mentre le infrastrutture di ricarica si stanno diffondendo, ma la loro redditività solleva ancora interrogativi e dubbi.

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Società autostradali e gestori di colonnine assicurano: nell’estate 2023 ci saranno ricariche per tutti. Da inizio anno la presenza di terminali oltre i 150 kilowatt è triplicata, entro la fine del 2023 le circa 350 aree di servizio autostradali (contro il 60% dell’estate) saranno tutte dotate di punti di connessione fino a 350 kW. Ad ogni modo, fa notare Le Monde, queste infrastrutture sono al centro di un paradosso: la loro diffusione deve procedere alla massima velocità ma, “essendo ad alta intensità di capitale, danno agli operatori solo un assaggio della redditività a lungo termine”, ciò che “rende incerto il loro modello economico”.

Per una stazione di ricarica composta da sei a otto terminali, l’investimento totale (attrezzature e connessione alla rete) è compreso tra 1 milione e 2 milioni di euro a seconda della loro configurazione. Nel 2023 ne verranno create altre 150, per un investimento totale di 200 milioni di euro. Le apparecchiature devono, inoltre, essere sovradimensionate per rispondere ai picchi di presenze, alcuni giorni all’anno, in corrispondenza di festività, ponti, esodi per le vacanze.

Forti investimenti per una bassa redditività

Sul rapporto tra incremento delle vetture elettriche e diffusione delle centraline di ricarica grava un gap: la redditività. Anche in relazione ai forti investimenti necessari per predisporle. Oltre poi anche all’aumento del prezzo dell’energia elettrica che sconvolge le prospettive di redditività, specie per gli operatori che non hanno un contratto che li protegga nei prossimi mesi dall’inflazione per ciascun kilowatt.

Alcuni esempi: la rete Allego, per esempio, ha aumentato i suoi prezzi del 50% in poche settimane e Tesla, che sta gradualmente aprendo i suoi Supercharger ad altri marchi, ha aumentato i suoi prezzi del 40%. Le case automobilistiche sono state le prime a installare stazioni di ricarica ultraveloci su larga scala. Tesla come Ionity (composta da Volkswagen Bmw, Mercedes, Kia, Hyundai e Ford) ne fanno un punto di forza per i loro modelli, che beneficiano di uno sconto al terminal. In quattro anni, Ionity ha installato 94 stazioni di ricarica ad alta potenza sulle autostrade francesi e prevede di raddoppiare la rete entro il 2025.

Infine, una terza categoria di operatori è quella dei player puri, delle start up, alcune delle quali presenti da un decennio nel business della ricarica, come l’olandese Fastned. Questa rete, le cui strutture sono riconoscibili dalla vasta pensilina gialla che le ricopre, avrà una trentina di stazioni in Francia entro il 2023 per un investimento di circa 30 milioni di euro. Nel primo semestre le vendite sono triplicate per un utile operativo di 3 milioni di euro, ma una perdita netta di 10,4 milioni di euro, moltiplicata per quattro. Da qui il gap, presente e futuro.

Chi sopravvivrà? Secondo uno studio appena pubblicato da Roland Berger, “i vincitori saranno coloro che, nei prossimi due o tre anni, avranno raccolto capitali sufficienti per costruire rapidamente la propria rete nelle migliori località. Gli altri saranno assorbiti”.

 

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