I fogli del dissenso

Attualità & Cronaca

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Negli anni settanta i media italiani vivono un grande fermento, mutano gli assetti della stampa e anche quelli televisivi a causa dei grandi sconvolgimenti sociali che tendono ad attaccare i così detti giornali borghesi. Molti di essi entrano in crisi come il Corriere, La stampa, anche a causa della concorrenza televisiva, la crisi interessa in particolare i settimanali di attualità tradizionali, mentre altri si affermano come Panorama e l’Espresso.  Sono anni di fermento anche giornalistico di direttori che si susseguono alla guida di testate importanti e di scontri tra gli stessi autori come quello critico tra Ottone, che diede una svolta a sinistra al Corriere della sera, e Montanelli che non condivideva i nuovi orientamenti; di quest’ultimo il nuovo direttore propose il licenziamento, ma senza pensarci due volte Indro Montanelli abbandonò il Corriere e fondò il Giornale, portando con sé altre firme prestigiose. Il governo dell’epoca vara addirittura il “Piano di aiuti di Stato per i giornali”.  In questi anni Eugenio Scalfari, editore di ottimo successo, fonda la Repubblica che vuole essere un giornale laico e progressista della borghesia che guarda anche al partito comunista, espressione del ceto medio, sul quale scriveranno Giorgio Bocca e Miriam Mafai; socio fondatore del nuovo giornale è Giorgio Mondadori. Il giornale è innovativo anche nelle dimensioni, infatti è più piccolo e maneggevole, non ha la sezione dello sport  né cronache locali, non esce il lunedì, in prima pagina vi sono almeno 13 articoli ed un titolo più evidente degli altri. Nel nuovo giornale Scalfari dà spazio  anche a giovani promettenti e capaci, contestatori anche nell’abbigliamento, come Carlo Rivolta, che di quegli anni ribelli, anticonformisti e nichilisti, sperimentatori di tutto e soprattutto della droga fece suo un po’ ogni cosa tant’è che morirà pochi anni dopo di overdose. Fu un giornalista contro corrente e fragile e come molti della sua generazione fu divorato dai falsi miti di quel mondo libertario.  In quegli anni il giornalismo ed i giornalisti erano in parte contagiati dalle ideologie  politiche imperanti ed iniziava ad essere condizionato, a causa della crisi della carta stampata, dai grandi gruppi economici quali i Rizzoli. L’idea di un giornalismo obiettivo pronto a rispondere alle richieste della società tutta, non solo è poco sviluppata  negli anni settanta, ma addirittura nascono i quotidiani estremisti e si assiste al dispiegamento della strategia della tensione portata avanti dai movimenti giovanili e universitari e dagli operai sindacalizzati e non che culmina con la strage di piazza Fontana. Vanno ricordati tra i giornali antisistema: il Quotidiano dei lavoratori e Lotta continua che finì nel 1976;  questo giornalismo di movimento non vuole mediazioni, ma cela le fonti dirette inoltre per la prima volta viene data voce agli irregolari della politica italiana, ad associazioni spontanee o ad iniziative territoriali. Il linguaggio di questi quotidiani  a volte è molto vicino al parlato, quasi scomposto. L’aggressività di questa stampa fu notevole, basta ricordare il caso del commissario Calabresi, accusato dai giornali di sinistra della morte dell’anarchico Pinelli.  Molti di questi entreranno poi nel più classico giornale di Repubblica . Il capo di Lotta continua fu accusato di essere il mandante dell’omicidio Calabresi  e nonostante fossero minoritari essi avevano una grande influenza culturale che si fece sentire nella nuova esperienza di Repubblica. In questo periodo sono fuori moda i conservatori ed è per questo motivo che Giulia Mari Crespi sostituisce Spadolini che era  alla guida del Corriere con Ottone, che ha un’impostazione rigorosa, innovatrice ed aperta verso i nuovi cambiamenti. Con lui molti giovani iniziano a scrivere sul giornale e apre alla cultura in prima pagina con Pasolini che è collaboratore del Corriere. Con Pasolini, comunista eretico omosessuale, si rompe con la tradizione e la cultura del passato, anche per tale motivo il Corriere piace sempre meno alla grandi firme. Nel 1974 il Corriere passa sotto il controllo dei produttori Rizzoli, produttori di film, ma il loro arrivo porterà il giornale quasi al fallimento. Il nuovo Giornale fondato da Montanelli nasce autofinanziato dagli stessi redattori, ma anche le aziende lo finanziano tra cui Berlusconi che poi diventerà editore  e la sua rubrica intitolata significativamente “controcorrente” esprime  il moderatismo che orienta e costruisce l’opinione pubblica a cui ci si vuole rivolgere. Gli anni settanta furono ricchi di grandi cambiamenti e stimoli giornalistici, come tutte le età di crisi, ma anche di grandi lotte e divisioni ideologiche.  Resta comunque certo che senza quel periodo non saremmo quel che siamo oggi, nonostante l’attuale crisi e deriva dell’informazione.

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