Morning bell: mercati volatili nell’attesa della decisione Fed sui tassi

Economia & Finanza

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Inflazione ed extraprofitti delle aziende energetiche sotto i fari delle banche centrali e dei governi
 wall street borsa borse – afp

 

AGI – I mercati salgono in attesa della Fed di domani, ma restano instabili e volatili. In Asia i listini sono in rialzo, specie Hong Kong che mette in turbo, e avanzano anche i future a Wall Street e in Europa, dopo una chiusura in ribasso a New York. Gli investitori danno per scontato un nuovo rialzo dei tassi di 75 punti base, ma guardano con attenzione alle indicazioni che darà il presidente Jerome Powell sulle prossime mosse, alla luce di una possibile decelerazione nel ritmo delle strette già a partire da dicembre.

Tonico il biglietto verde che avanza oltre la parità sull’euro e sopra quota 148 sullo yen, nonostante il governo giapponese abbia dichiarato di aver speso quasi 43 miliardi di dollari a ottobre per rafforzare la valuta nipponica.

Bene i future a Wall Street dopo che lunedì il Dow Jones ha perso lo 0,39%, il Nasdaq l’1,03% e lo S&P 500 lo 0,74%, anche se nelle ultime settimane la speranza che la Fed possa fare marcia indietro nella sua politica aggressiva di rialzo dei tassi di interesse ha fatto lievitare le Borse, con lo S&P 500 che ha guadagnato quasi il 9% in due settimane e il Dow che ha registrato il più grande guadagno percentuale mensile dal gennaio 1976 (+14%).

Intanto, in attesa della Fed, i rendimenti sui Treasury a 10 anni salgono sopra il 4% e quelli del 2 anni sopra il 4,5%, mentre i prezzi del petrolio restano deboli ma riducono le perdite, dopo che il rapporto annuale dell’Opec ha rivisto al rialzo la domanda mondiale di greggio. In Asia, dopo due sessioni in calo, il Wti risale sopra 87 dollari e il Brent oltre quota 94 dollari al barile.

Biden sui profitti record di oil e gas

Nel frattempo  ieri, il presidente Usa Joe Biden ha invitato le ‘big’ del comparto oil and gas a utilizzare i loro profitti record per ridurre i costi per gli americani e rialzare la produzione.

Se non lo faranno, ha detto, solleciterà il Congresso a prendere in considerazione di richiedere alle compagnie petrolifere il pagamento di sanzioni fiscali e di altre restrizioni. Oggi salgono anche i future sull’EuroStoxx, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso in rialzo tranne Parigi. Anche in Europa gli investitori analizzano le prospettive di politica monetaria. Il tasso d’inflazione annuale nell’Eurozona ha continuato a superare livelli record, salendo a ottobre al 10,7% e dimostrando che l’economia è rimasta lontana dagli obiettivi della Bce. Allo stesso tempo nell’area euro il Pil è cresciuto dello 0,2% nel terzo trimestre, segnando la più piccola crescita da quando l’economia è rimbalzata dal Covid nel secondo trimestre del 2021. La scorsa settimana la Bce ha alzato i tassi di interesse di 75 punti base per la seconda volta consecutiva, affermando al momento che prevede di aumentarli “ulteriormente” per cercare di domare la corsa dei prezzi. Ma il rischio di recessione è tutt’altro che scongiurato.

Intanto oggi la banca centrale australiana, come previsto, ha deciso di rialzare i tassi di 25 punti base, preferendo agire con cautela sulla leva del costo del denaro, così come aveva fatto la Bank of Canada la settimana scorsa e come Fed e Bce potrebbero iniziare a fare in un prossimo futuro. Domani comunque, oltre alla Fed, il governo Usa potrebbe mettere in campo un buyback di titoli di Stato (più precisamente operation twist), un’operazione non ancora ufficializzata, la cui data potrebbe anche slittare, e che consisterebbe nell’emettere titoli di Stato a breve per finanziare l’acquisto di buoni del Tesoro a lunga scadenza. “Per i mercati si tratterebbe di una notizia positiva – commenta Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte  – un po’ come se il governo si sostituisse alla Fed, non stampando moneta ma dando una mano al mercato obbligazionario”.

Ovviamente il governo prenderebbe in mano la situazione temporaneamente, per far calare i tassi dei bond, in attesa che l’inflazione scenda un po’ e poi ridare la palla alla Fed. Inoltre giovedì si pronuncerà la BoE, che si prevede rialzerà il costo del denaro di tre quarti di punto, sebbene il mercato sia indeciso tra i 50 e i 75 punti base. La decisione dovrà essere presa senza conoscere i dettagli della nuova legge di bilancio (la cui pubblicazione è stata rimandata al 17 novembre).

“La scorsa ottava – commenta Cesarano – i mercati hanno viaggiato col vento in poppa, ma questa settimana sarà più contrastata, più mista. Molto dipenderà da quello che succederà il 2 novembre: se la Fed confermerà che siamo vicini a una fase di rallentamento delle strette e se il governo Usa renderà nota o meno l’ipotesi di buyback. Se il piano sui Treasury arriva sono molto più ottimista, se invece non arriva, le Borse invece di +4% faranno +1%.

Tuttavia, i mercati vanno osservati un po’ più in prospettiva e a questo proposito va detto che i prossimi 15-20 giorni saranno molto importanti sia sul piano economico, sia su quello geopolitico. In questi 15-20 giorni ci giocheremo parecchio delle prospettive future.

il voto di midterm

Dopo mercoledì, l’altro momento cruciale saranno le elezioni di midterm dell’8 novembre. Se, come appare probabile, i repubblicani dovessero vincere e conquistare almeno la Camera, ci potrebbero essere grosse ripercussioni sulla guerra in Ucraina, soprattutto per quanto riguarda i futuri finanziamenti a Kiev. E più in là occorre guardare al G20 di Bali del 15-16 novembre. In Indonesia si terrà un G20 geopoliticamente decisivo, perchè vedremo se Biden e Putin cominceranno a dialogare e lo stesso dicasi per Bidin e Xi Jinping.

È importante notare che il G20 arriva una settimana dopo le elezioni Usa, che finora hanno fatto da ‘tappo’, nel senso che tante cose sono state fatte o non sono state fatte in previsione di quella data. A metà novembre questo tappo non ci sarà più e molte cose cambieranno. Forse si potrà negoziare con più chiarezza sull’Ucraina e su Taiwan, sul dollaro forte e sul petrolio”.

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