Tra Ron e Don, ritorno al futuro nel Maga rally a Miami

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Il comizio in Florida, il popolo della Red Nation, il duello a distanza con DeSantis (“che rieleggeremo governatore”), la nuova corsa alla Casa Bianca, il remake della politica americana

di Mario Sechi e Rita Lofano

© (Foto Afp). – Sprint finale per il voto di Midterm. Trump a Miami

 

AGI – Trump di giorno. Trump di notte. Trump all’alba. Trump al tramonto. Trump Zelig. Nel comizio serale in Pennsylvania Ron DeSantis diventa uno spettrale ‘DeSantimonius’, sorge il sole, il vampiro torna nel sarcofago, tutto splende e lo stesso soggetto riceve la ‘spinta’ di The Donald: “Rieleggeremo DeSantis come governatore”.

Trump è così, il rovescio, l’imprevisto, l’astuzia. Essendo il suo teatro quello della Florida, dove DeSantis ha il timone ed è amato, Trump non può permettersi di demonizzarlo, si limita a menzionarlo una sola volta, all’inizio, ma la citazione ha un peso politico, perché Ron sarà pure ‘nemico’ e forse sfidante nel 2024, ma per ora stanno sullo stesso veliero rosso. A dire il vero, le barche erano due, Trump bordeggiava guardando l’Atlantico, De Santis strambava sul Golfo del Messico. Comizi, comizi, comizi. Don e Ron, il vecchio e il giovane, chi vincerà? Il dilemma non tarderà ad essere svelato, ormai ci siamo, va solo consumato rapidamente il voto di Midterm.
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© (Foto Sechi e Lofano)

Nato con la camicia?

Trump dà appuntamento ai suoi fan della Florida alle 17, sul prato della Miami-Dade County Fair & Exposition. Partendo dall’Art Decò District ci vogliono 30 minuti, lo scenario cambia, dai colori del mare e dei muri dipinti, si arriva nel quartiere latino. Tutto torna, Trump è qui per sostenere la candidatura di Marco Rubio al Senato (per la terza volta), che è un po’ un sottosopra della storia dei repubblicani, Rubio fu un avversario di The Donald e ora è appoggiato dal 45° presidente.

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© (Foto di Sechi e Lofano)

Avvolto nella bandiera

Per arrivare al comizio, bisogna seguire un cartello con una sola scritta: “Rally”. E così noi facciamo. Arrivati ai blocchi d’accesso, incontriamo una ‘Trump girl’ di origine sudamericana fan di Giorgia Meloni: “Congratulazioni Italia”. Passaggio obbligato dal Secret Service, controllo delle borse, svuotare le tasche, metal detector, ispezione da parte di un agente. Tutto rapido, ma meticoloso. Si corre via sul prato, verso la folla, sembra un carnevale bianco rosso e blu, cappelli da cowboy e copricapi Make America Great Again, gente di tutte le età e le etnie, magliette con il nome o il volto di Trump, slogan per il 2024, per “chiudere il cerchio”, contro Joe Biden. Mentre prendiamo delle immagini, sentiamo delle note familiari, i Village People, Ymca, ed ecco Trump, all’improvviso, 40 minuti in anticipo, non è da lui, le star si fanno attendere. “Oggi abbiamo una folla festosa”, si balla, si canta, c’è chi prega, c’è anche qualche svitato, c’è tutto il circo del trumpismo, anche quello itinerante: “Io seguo Trump ovunque”, ci dice Mark che per arrotondare vende le magliette di The Donald.

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© (Foto Sechi e Lofano)

Ritorno al futuro?

Il prato è pieno (non stracolmo), l’effetto della festa di popolo, di un appuntamento fisso della Red Nation che spera di “far finire la carriera di Nancy Pelosi”, è garantito. Quanto al voto di martedì prossimo, misurare il consenso, proprio qui, sulla base della folla presente o assente, sarebbe un grave errore. Qui i repubblicani dominano.

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© (Foto Sechi e Lofano)

I fan dell’ex presidente a Miami

Trump in Florida punta sui ‘latinos’ (“milioni e milioni di ispanici hanno abbracciato il nostro movimento”), gioca comunque sul velluto, il partito repubblicano non ha problemi di consenso, DeSantis ha governato bene, The Donald ha la residenza a Mar-a-Lago, no problem. Trump interpreta il suo copione di queste settimane, lo adatta a seconda del luogo e della folla, ma i temi, le immagini, le parole, sono quelli scelti per condurre la campagna di Midterm: manda sul maxischermo le immagini dei ‘vuoti’ senili di Biden, ripete il gioco tra “defund the police” e “defund the cartels” che all’ex presidente serve per sottolineare il problema della criminalità nei centri governati dai democratici (che ovviamente vanno “cacciati da ogni ufficio”), ricorda che la “radical left” è responsabile del declino dell’America; non annuncia la candidatura ma la fa balenare all’orizzonte (“nel 2020 ho ottenuto più voti che nel 2016, più di qualsiasi presidente in carica nella storia. Ma per rendere il nostro Paese di nuovo glorioso e sicuro dovrò farlo probabilmente di nuovo. Restate sintonizzati”) e tutti naturalmente restano ‘sintonizzati’: la marea della della base iper-trumpiana è con il fiato sospeso; l’establishment del suo partito vorrebbe tanto chiudere la partita e lanciare un altro candidato sempre trumpiano (condizione necessaria per correre) ma affidabile (cioè DeSantis); il sistema dei media non aspetta altro che il suo annuncio (Trump smuove l’opinione pubblica, è lo share in tv, nuove copie di giornali digitali, un potente moltiplicatore di immaginario che alimenta l’informazione e l’entertainment). È lo spettacolo della politica e la politica-spettacolo dell’America.

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© (Foto Sechi e Lofano)

Trumpiani dal Sudamerica

The Donald fa tutto questo mentre critica ferocemente i suoi avversari e afferma candidamente che “il dissenso” viene “silenziato”. Fino a oggi questo è vero per Twitter e Facebook, ma con l’arrivo di Elon Musk – un irregolare che sulla Silicon Valley ha un effetto simile a quello di Trump su Capitol Hill – anche questa affermazione potrebbe andare in archivio. Oltre a candidarsi di nuovo, Trump tornerà anche a cinguettare? Più che un anticipo del voto del 2024, l’appuntamento con il Midterm sembra un remake politico di ‘Ritorno al futuro’.

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