Fallimento di FTX: il filo tra politica, guerra e sanità

Ora dopo ora emergono dettagli importanti su quella che sembra essere stata una delle vicende finanziarie più oscure degli ultimi anni. L’exchange cripto del magnate Bankman-Fried, in bancarotta, avrebbe avuto un ruolo anche nello sviluppo e nel boicottaggio di alcune terapie contro il SARS-CoV-2. E se il suo crac fosse un crollo di sistema?

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Negli ultimi anni il mondo è testimone di eventi che stanno, almeno temporaneamente, cambiando le nostre dinamiche di vita. Uno su tutti è stato il contesto pandemico da Co.Vi.d./19, che ha comportato implicazioni sociali, politiche e sanitarie molto serie. E tra le questioni più intriganti che sembrano avere avuto un collegamento diretto con il virus spunta quella che ha riguardato la bancarotta di FTX, la società di scambi in criptovalute che si sta delineando come un nodo cruciale tra queste situazioni.

Il crollo dell’exchange di Sam Bankman-Fried, in pratica, avrebbe creato una voragine finanziaria di 30 miliardi di dollari, coinvolgendo circa un milione di creditori. L’attuale amministratore delegato di FTX, John Rey (ex commissario liquidatore della multinazionale texana Enron, fallita anni fa), ha dichiarato: “Mai nella mia carriera ho visto un fallimento così completo dei controlli aziendali e una così totale assenza di informazioni finanziarie affidabili, come si è verificato qui”.

Ivermectina e Idrossiclorochina, i buchi “filantropici” di FTX in campo scientifico

Ma non si sa se a far più rumore siano stati i buchi finanziari o quelli “filantropici” del Fried. Una questione che non abbiamo ancora toccato, infatti, è che tra le varie iniziative sponsorizzate dalla fondazione FTX ci sia stato anche un gruppo di ricerca medica chiamato “Together (trad.: “Insieme”) che, grazie anche ai 18 milioni di dollari ricevuti in donazione, si è potuto dedicare ad affrontare alcuni temi legati alle cure e ai vaccini contro il Co.Vi.d./19. Con risultati non esattamente ottimali, potremmo dire, visto che da Together sono stati pubblicati ben due studi che sono finiti con l’essere molto discussi, in quanto hanno sollevato molte domande sull’efficacia di farmaci come l’Ivermectina e l’Idrossiclorochina nel trattamento del virus SARS-CoV-2.

In particolare, innumerevoli affermazioni circa la reputazione dell’Idrossiclorochina erano già state “pubblicizzate agli addetti ai lavori” da tempo, per l’esattezza quando un’altra ricerca scientifica – pubblicata sul The Lancet – aveva insinuato dubbi sull’inefficacia del medicinale, pagine che in seguito vennero ritirate dalla rivista a causa di molteplici errori nei dati. Il gruppo Together, però, ha poi portato avanti la tesi della scarsa utilità del farmaco, adducendo uno studio realizzato in Brasile dove, su 214 malati trattati con Idrossiclorochina, 244 con un altro medicinale – Lopinavir e  Ritonavir – e 227 con placebo, sarebbero deceduti tre pazienti (per di più, tra quest’ultimi, uno era stato trattato con solo placebo e due con l’altro preparato, non facendo registrare decessi tra le persone trattate con Idrossiclorochina).

Il team di studiosi “targati FTX” avrebbe poi condotto un’altra ricerca sull’inutilità anche dell’Ivermectina contro il Co.Vi.d./19, pubblicata questa volta sul New England Journal of Medicine: dopo aver somministrato 400 μg per chilogrammo di peso corporeo di Ivermectina, una volta al giorno per tre giorni, a 679 pazienti con sintomi insorti da massimo 7 giorni e che avevano almeno un fattore di rischio influente sullo sviluppo della malattia, gli scienziati arrivarono alla conclusione che non c’era stata alcuna disparità di risultato, in termini di ospedalizzazione, tra il gruppo trattato con Ivermectina e quello placebizzato. Ma le critiche sull’attendibilità di questo studio emersero presto, specialmente a causa dei metodi di ricerca utilizzati.

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La carovana in viaggio verso il 2030 comincia a perdere pezzi

Per concludere, e senza sottovalutare, non dimentichiamo che FTX aveva anche promesso finanziamenti nel settore della sperimentazione vaccinale di ultima generazione contro il Co.Vi.d./19 e delle molteplici attività di laboratorio utili a prevenire possibili (o probabili?) pandemie nel futuro.

Ma la società di Fried, e questo lo abbiamo detto pochi giorni fa, si era fatta notare soprattutto per il proprio coinvolgimento negli ambienti della politica: quei 40 milioni di dollari, con cui ha finanziato il Partito Democratico statunitense nelle elezioni di medio termine, sono state una cifra così considerevole che l’hanno trasformata nel secondo sponsor più grande dei “dem” (subito dopo George Soros); inoltre FTX aveva avviato un imponente flusso di denaro destinato al sostegno militare dell’Ucraina, il che probabilmente era stato ben celebrato sulla pagina riservatale dal World Economic Forum di Klaus Schwab, prima della sua rimozione successiva alla bancarotta. Tutte “attività filantropiche” (o cosiddette) che poco hanno avuto a che fare con quelle tipiche di un’exchange valutario, ma che sembravano voler superare i confini dell’economia per entrare, attraverso “le porte della politica”, nelle stanze della sanità e, persino, della guerra, seguendo quel percorso che oggi vediamo meglio tracciato e che è orgoglioso di farsi chiamare “Agenda 2030“.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Elisabetta Barbadoro del 18 novembre 2022), Sky TG24, (archivio del) sito FTX Foundation, The Lancet, The New England Journal of Medicine (NEJM).

Canali YouTube: Good Morning America, Francesco Carrino.

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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