Nasce il fronte degli inseparabili: Lepore, comitati, emigrati, sindaci

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Il primo con il sindaco Matteo Lepore, che ha accolto di buon grado la nostra proposta di ribaltare la narrazione sull’autonomia differenziata avviando un percorso radicalmente diverso: progetti di collaborazione Sud-Nord che offrano opportunità di crescita sia alla città di Bologna che ai Comuni meridionali, puntando sulla cooperazione anziché sulla contrapposizione tra le due aree del Paese. Del resto, il Comune di Bologna sta già avviando protocolli d’intesa con Napoli, Cosenza e Taranto. Questo accordo, invece, riguarderebbe realtà più piccole dell’entroterra e coinvolgerebbe i cervelli in fuga dal Sud.
All’incontro ha partecipato ieri una delegazione dei 323 sindaci della Rete Recovery Sud composta da Davide Carlucci, di Acquaviva delle Fonti, Mario Cicero, di Castelbuono, Vito Fusco, di Castelpoto e Filomena Greco, di Cariati.
L’idea, descritta nella bozza di una lettera di intenti da sottoscrivere congiuntamente, è quella di rendere protagonisti di questi progetti di scambio interterritoriali i giovani che hanno lasciato il Mezzogiorno per trasferirsi nel capoluogo emiliano, come Valentina Tafuni e Jacopo Polizzi, che hanno presenziato all’incontro a Palazzo d’Accursio. Con loro due, con altri giovani emigrati e con i coordinatori del Comitato contro ogni proposta di autonomia differenziata dell’Emilia Romagna, si è svolta un’altra riunione, organizzativa e di confronto, all’Altro Spazio, in via Nazario Sauro.
Tanti i temi discussi, dalla necessità di continuare a mantenere i legami con i territori di origine, alla difficoltà, da parte di alcuni, di far riconoscere la propria identità Lgbt in contesti culturalmente non pronti. Alla fine si è deciso di proseguire questo confronto attraverso un gruppo di lavoro che sarà costituito nei prossimi giorni.
Le novità interessanti, dunque, sono due. La prima è che comincia davvero ad aprirsi un varco nel fronte del Nord ritenuto compattamente a favore dell’autonomia differenziata. La seconda è che la generazione dei “fuoriusciti dal Sud” (un milione in vent’anni) comincia ad acquisire coscienza di sé ed è pronta a fare da ponte tra le due realtà.

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