I cinesi non devono sapere che il mondo va allo stadio senza mascherina

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L’emittente statale CCTV Sports, durante la partita Giappone-Costa Rica, ha sostituito le inquadrature ravvicinate di tifosi senza mascherine che sventolavano bandiere, con immagini di giocatori, personale dello stadio di calcio. La Cina è ancora alle prese con il problema di debellare l’epidemia e lo fa attraverso misure come chiusure, quarantene lunghe, test di massa.

di Maria Letizia D’Agata e Marta Allevato

© MUSTAFA YALCIN / ANADOLU AGENCY / Anadolu Agency via AFP- Il pubblico ai mondiali del Qatar

AGI – La tv di Stato cinese sta tagliando le inquadrature ravvicinate dei tifosi senza mascherina mentre assistono alle partite dei Mondiali di calcio in Qatar, e questo nel momento in cui nel Paese si registrano proteste dovute alle nuove dure restrizioni anti Covid.
La Cina è infatti ancora alle prese con il problema di debellare l’epidemia e lo fa attraverso misure come chiusure, quarantene lunghe, test di massa. L’emittente statale CCTV Sports, durante la partita Giappone-Costa Rica, ha sostituito le inquadrature ravvicinate di tifosi senza mascherine che sventolavano bandiere, con immagini di giocatori, personale dello stadio di calcio.

CCTV Sports avrebbe mostrato inquadrature distanti della folla, in cui era difficile distinguere i singoli volti, e un numero minore di inquadrature dei tifosi rispetto alla trasmissione in diretta della stessa partita su piattaforme online come Douyin, la versione cinese di TikTok.

Questo mentre montano le proteste nelle città cinesi, con i manifestanti che per la prima volta prendono di mira direttamente il Partito comunista cinese e il presidente Xi Jinping. Shanghai e Pechino sono gli epicentri della protesta che monta anche in altre città, come Nanchino e Qingdao: le manifestazioni sono tornate, nonostante gli arresti già compiuti nella metropoli finanziaria cinese.

A Pechino, secondo quanto riferito da uno studente dell’università Tsinghua, uno dei più prestigiosi atenei della capitale, tra i 200 e 300 studenti hanno protestato dopo l’affissione di un foglio bianco, nuovo simbolo delle proteste anti-lockdown.

I video che circolano on line mostrano la rabbia dei cinesi contro le restrizioni che da quasi tre anni scandiscono la lotta al virus della Cina: per strada, a Urumqi Road a Shanghai, c’è anche chi chiede apertamente la fine del Partito comunista e le dimissioni del presidente Xi Jinping.

Le nuove proteste giungono in seguito alla morte di 10 persone in un incendio in un edificio residenziale di Urumqi, capoluogo dello Xinjiang, imputato alle inflessibili politiche anti-Covid: nonostante, ufficialmente, le autorità neghino che la tragedia sia dovuta alle restrizioni anti-pandemia, a Urumqi i funzionari hanno emesso un inusuale comunicato di scuse, in seguito a forti proteste dei residenti nel capoluogo dello Xinjiang, dopo che video sui social hanno mostrato molte persone bloccate in casa a causa dei controlli anti-Covid.

I morti di Urumqi sono stati ricordati anche da chi ha protestato a Shanghai, nella via intitolata alla città della regione autonoma cinese, dove vive la minoranza degli uiguri. “Ai nostri amici di Urumqi: vi amo come amo questa strada, come amo la mia famiglia”, è uno degli slogan di solidarità scritto su un foglio appeso a un lampione, di cui è apparsa traccia sui social media cinesi.

Un manifestante di Shanghai citato dalla Bbc, si è detto “sconvolto ed eccitato” dalle proteste anti-lockdown, mai spintesi fino a questo punto: non aveva mai visto proteste su così larga scala, in un segnale chiarissimo del livello di esasperazione dei cittadini verso le misure anti-pandemia in vigore. “Basta tamponi, vogliamo la libertà!” è stato un altro degli slogan scanditi dai manifestanti.

Non è la prima volta che le proteste contro lo zero Covid sfociano in scontri tra cittadini e forze dell’ordine, e proprio Shanghai è stata al centro delle proteste più forti, nel corso dei due mesi di lockdown a cui la metropoli fu sottoposta ad aprile e maggio scorsi.

Più recentemente le proteste hanno coinvolto anche il capoluogo del Tibet, Lhasa, dopo oltre ottanta giorni di lockdown, e la metropoli sud-orientale di Guangzhou. La Cina è nel pieno della peggiore ondata di contagi da Covid-19 dall’inizio della pandemia, con nuovi record segnati nei giorni scorsi. La Commissione Nazionale per la Sanità ha segnalato 3.648 casi di contagio da trasmissione locale, a cui si aggiungono 35.858 casi asintomatici: le metropoli di Guangzhou, Chongqing e Pechino sono le città dove si registrano i numeri più alti di contagi.

Nonostante la cifre siano basse in linea generale, la politica dello zero Covid punta a sradicare il virus con tamponi di massa, lockdown improvvisi e indefiniti per milioni di persone anche su una manciata di contagi, e quarantena per chi entra in Cina dall’estero, e nessun segnale di un reale allentamento alle restrizioni.

Lo stesso Xi ha definito “poco costosa” la linea dello zero Covid, nonostante le restrizioni abbiano affossato l’economia, e ha chiaramente affermato che la linea del governo rimarrà in vigore fino a quando non sarà raggiunta la “vittoria finale” sul virus.

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