Ischia – Climate chance, suolo, risorse insufficienti e abusivismo: ecco le cause della tragedia

Ambiente, Natura & Salute

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Le polemiche sul caso Ischia, mentre non tutte le povere vittime sono state recuperate e solo ieri la magistratura ha aperto un fascicolo contro ignoti, per disastro segnano la miseria di questo disgraziato Paese

L’argomento utilizzato per le polemiche è il cosiddetto decreto Genova, che rappresenterebbe un nuovo condono, rimandando alle norme della legge 47 del 1985 (1 condono o condono Craxi).

Questa è la norma da applicare: ” articoli 32 e 33 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, le opere abusive non sono comunque suscettibili di sanatoria qualora (…) siano state realizzate su immobili soggetti a vincoli imposti sulla base di leggi statali e regionali a tutela degli interesse idrogeologici e delle falde acquifere, dei beni ambientali e paesistici, nonché dei parchi e delle aree protette nazionali, regionali e provinciali qualora istituiti prima della esecuzione di dette opere, in assenza o in difformità del titolo abilitativo edilizio e non conformi alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici”.

A me sembra chiarissima!  L’ impossibilita di deroga dal vincolo idrogeologico e da qualsivoglia vincolo per le costruzioni da “condonare”…

Questo non assolve i Sindaci dal fatto, che negli ultimi 15 anni nell’Isola di Ischia si è registrato un consumo di suolo di 15 ettari: in media, 10.000 metri quadrati all’anno di nuove costruzioni.

Quasi un terzo di questo nuovo consumo di suolo è situato in aree a rischio frana

Incredibile che solo dopo le tragedie il sistema della informazione scopre i rapporti Ispra, quasi tace sul consumo, abnorme del suolo, tace sul Rapporto IPCC di febbraio che trattava gli effetti del cambiamento climatico in Europa e nell’area mediterranea in particolare, taccia sul cosiddetto Piano di assestamento agli effetti del cambiamento climatico già previsto nel Protocollo di Kyoto del 1997 e causa di innesco delle tragedie.

Sono uno che crede nell’unità d’Italia, ma questa polarizzazione delle responsabilità sull’abusivismo soprattutto nel Mezzogiorno mi dà fastidio.

Ascolto uno come Stella sulla rete 7, quando nella sua Vicenza si è verificato uno dei casi più eclatanti di abusivismo, targato Nord-Est, ed è quello che riguarda il Palazzo di giustizia di Vicenza a Borgo Berga.

Si tratta di una vicenda che portò la Procura della repubblica a chiedere il sequestro dell’intera area, perché frutto di una lottizzazione abusiva.

Un’ex area industriale, 100.000 metri quadrati di territorio fragile dal punto di vista idrogeologico racchiusa tra i fiumi Bacchiglione e Retrone, dove fino alla metà degli anni Ottanta sorgeva la Cotorossi, storico cotonificio della città, e che nel 2002 è diventata sede di un grosso progetto immobiliare, grazie a una provvidenziale variante urbanistica e alla cessione di numerosi lotti di proprietà del comune.

Nel corso degli anni 2000, il progetto ha preso corpo, la società che ha acquistato i terreni ha ottenuto l’ampliamento delle aree edificabili e il comune, in cambio, la realizzazione del tribunale.

“ L’ecomostro padano”, battezzato da Legambiente Veneto, che ha denunciato puntualmente fatti e misfatti della lottizzazione di Borgo Berga: dalla mancata bonifica delle aree un tempo sede di industria tessile, al rispetto delle distanze di legge dal corso dei fiumi, in particolare il Bacchiglione, noto alle cronache per la disastrosa esondazione del 2010.

Dalla scelta di demolire un importante sito di archeologia industriale alla svendita dei terreni da parte del comune con indiscutibile danno erariale, dai pareri ammorbiditi alla mancanza di Valutazione ambientale strategica in area a vincolo idrogeologico.

Ecco il vicentino Stella che strologa sull’abusivismo di Ischia che c’è, che va denunciato ma che è piaga nazionale


Consiglio a Stella e alla ciurma di razzisti doc di leggere un vecchio rapporto del Centro Studi Sogeea, citato anche dal Del Rio ministro:
“ Chissà quante delle cinque milioni e mezzo di pratiche inevase a 30 anni dalla legge sul primo condono e che rappresentavano un terzo de totale pratiche condono anche ammontavano a 15.431.707. Il dato del Rapporto del Centro Studi Sogeea, illustrato in Senato in occasione del convegno Trent’anni di condono edilizio in Italia. Il dossier è stato redatto reperendo i dati di tutti i capoluoghi di provincia, di tutti i Comuni con una popolazione superiore ai 20.000 abitanti . Entrando nel dettaglio delle singole realtà territoriali, Roma in testa alla graduatoria sia delle istanze presentate sia delle pratiche ancora da terminare. Per ciò che riguarda il totale delle domande, la Capitale ne conta 599.793 e precede Milano (138.550), Firenze (92.465), Venezia (89.000), Napoli (85.495), Torino (84.926), Bologna (62.393), Palermo (60.485), Genova (48.677) e Livorno (45.344).”

L’amara storia delle politiche di difesa del suolo inizia dopo le alluvioni del 1966

Fu istituita la Commissione De Marchi, per lo studio della sistemazione idraulica e la difesa del suolo. La legge 193/1989 ne ampliò in seguito il concetto.
Nel secolo scorso l’Italia ha registrato tra frane e alluvioni 10 mila vittime e 350 mila senza tetto. Tra il 1968-1992 i costi da dissesto a carico dello Stato pari a 75 mld di euro (G.U. del Senato 1992.

Esistono gli strumenti per prevenire le tragedie del dissesto idrogeologico

Si chiamano Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) , sono stati completati. Consapevolezza del rischio, mappatura del territorio con definizione del livello di rischio, quantificazione dei costi d’intervento e messa, a punto degli strumenti operativi costituiscono le cose fare.

Si continua, però, a morire per eventi che, con una grande dose di cinismo, sono definiti, “naturali”. Dopo Sarno fu quantificata in 40 miliardi di euro la spesa per la messa in sicurezza del territorio italiano.

Un altro soggetto con grande responsabilità è il Comune che spesso non tiene conto dei Pai e concede permessi ,per edificare nelle aree a rischio, chiedendo poi interventi allo Stato.

Morfologia accidentata del territorio, scarsità di copertura vegetale, incremento degli eventi estremi meteorologici, tropicalizzazione dell’area mediterranea, impermeabilizzazione del territorio (a causa d’infrastrutture, insediamenti industriali e centri abitati), assenza di coordinamento tra gli strumenti di pianificazione territoriale e mancata valutazione negli strumenti valutativi (Via e Vas) dell’adattamento territoriale, non potranno che acuire i rischi connessi al dissesto.

Le frane censite nell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia sono oltre 625.000 e interessano un’area di quasi 24.000 km2, pari al 7,9% del territorio nazionale. I dati sono aggiornati al 2021. Il 28% delle frane italiane sono fenomeni a cinematismo rapido (crolli, colate rapide di fango e detrito), caratterizzati da velocità elevate, fino ad alcuni metri al secondo, e da elevata distruttività, spesso con gravi conseguenze in termini di perdita di vite umane, come ad esempio in Versilia (1996), a Sarno e Quindici (1998), in Piemonte e Valle d’Aosta (2000), in Val Canale – Friuli Venezia Giulia (2003), a Messina (2009), a Borca di Cadore (2009), in Val di Vara, Cinque Terre e Lunigiana (2011), in Alta Val d’Isarco (2012), a San Vito di Cadore (BL) (2015), in località Madonna del Monte (SV) (2019) e a Chiesa in Valmalenco (SO) (2020).

A Ischia sono caduti 100 millimetri di pioggia a ottobre e in sei ore il giorno della tragedia tra 120 e 155 millimetri con un valore orario di 50 millimetri tra le 4 e le 5 , tra venerdì e sabato 

Un millimetro di pioggia equivale a un litro di acqua su un metro quadrato. Infine, l’isola è di origine vulcanica, e non sono nelle condizioni di poter esprimere una valutazione sull’abbassamento di 4 centimetri del suolo a Casamicciola a seguito del sisma del 2009.

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