“Event 201” e “Catastrophic contagion”: chi predice e simula pandemie?

Svoltasi in sordina la simulazione di reazione ad un contagio catastrofico. Una prova simile, dopo pochi giorni, portò nel mondo il Co.Vi.d./19. Sono esercitazioni di preparazione per i governi nazionali o previsioni profetiche che poi si avverano e portano profitti ai fondi di investimento coinvolti? Il caso Bill Gates e il futuro incerto che la sfera di cristallo ha mostrato a JHU, WEF, OMS, politica e stampa (ma che pochi altri hanno visto)

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Il fenomeno delle “previsioni profetiche“, strettamente legate alla conoscenza e capaci di generare eventi (che poi fungeranno da loro verifica) solo per il fatto di essere state enunciate, rappresentano quel delicato equilibrio tra capacità divinatorie e potere materiale di influenzare il corso degli accadimenti.

“Event 201” come profezia del Co.Vi.d./19

Un esempio lampante di queste dinamiche è emerso nell’ottobre del 2019 quando la Johns Hopkins University (JHU), unitamente alla Fondazione Bill & Melinda Gates e al World Economic Forum, ha orchestrato la simulazioneEvent 201“, un’esercitazione che aveva il compito di prevedere e affrontare un’eventuale – ma pressoché data per certa – pandemia causata da un virus a diffusione aerea. Poco sorprendentemente, dopo due mesi il mondo ha assistito all’emergere del primo caso di Sars-Cov-2 in Cina e, da lì, a uno dei più grossi disastri economico-sociali di tutti i tempi.

Nonostante il successo della “previsione”, alcuni volti noti, che erano stati parte attiva nella realizzazione dell’Event 201, hanno continuato a voler predire (il che poi ha cominciato a suscitare anche un po’ di rabbia) una successiva serie di profezie sul possibile insorgere di un ulteriore agente patogeno, ancora più pericoloso del Sars-Cov-2. Tra i principali megafoni di tali anticipazioni vi è stato Bill Gates, il fondatore di Microsoft, che nel gennaio del 2022, in un’intervista concessa al Financial Times, ha avuto la faccia di dichiarare: “Stiamo vivendo in quella che, penso, sia un’era di epidemie e pandemie più frequenti e complesse”.

Gates si è fatto poi risentire verso maggio del 2022, proseguendo sulla stessa strada e pubblicizzando, grazie anche alle pagine del The Wall Street Journal, persino un libro, intitolato “Come prevenire la prossima pandemia”. La domanda di oggi, quindi, pare non essere più se ci sarà un’altra crisi sanitaria ma quando (e come) si verificherà. O, prima ancora, come fa Mr. Windows a saperlo in anticipo e, soprattutto, perché nessuno indaga sul fatto che il magnate lo sappia per primo… Queste ignote prospettive, di sicuro, sembrano pronte a far affluire ingenti profitti nelle casse di Gates, come è accaduto – e poi emerso da un’inchiesta del quotidiano Politico, che ha analizzato il coinvolgimento finanziario del “filantropo” statunitense nella gestione della pandemia – in periodo Co.Vi.d./19.

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“Catastrophic contagion”. E la storia si ripete

Indisturbate, intanto, la Johns Hopkins University e la Bill & Melinda Gates Foundation sono tornate ancora all’azione, con un’altra simulazione denominata “Catastrophic Contagion” (il che, se due più due fa quattro, lascerebbe intravedere come la prossima crisi sanitaria potrebbe essere molto più prossima di quanto si creda). Questa esercitazione, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (ente pubblico ma finanziato in minima parte da pochi Stati nazionali e in maggioranza da privati, tra cui proprio la Bill & Melinda Gates Foundation), ha esplorato uno scenario di epidemia inizialmente circoscritta, che potrebbe rapidamente trasformarsi in una pandemia caratterizzata da una mortalità superiore a quella causata dal Sars-Cov-2, con una particolare predisposizione a colpire bambini e giovani.

Tra i partecipanti all’evento, svoltosi il 23 ottobre a Bruxelles, figuravano aziende private ed organismi sovranazionali ma, soprattutto, ministri della Sanità di Paesi africani e asiatici, tra cui Senegal, Ruanda, Nigeria, Angola, Liberia, Singapore e India. Questa simulazione è parsa oltremodo indirizzata a valicare i limiti riscontrati dal Co.Vi.d./19, come la sua bassa letalità (in Africa persino la scarsa contagiosità) e la minore pericolosità per i giovani, ponendo l’attenzione su scenari assai più catastrofici.

I promotori hanno enfatizzato come tali esercitazioni rientrassero nelle “buone pratiche” di preparazione ad eventi gravi. Ma risulta difficile non nutrire dubbi, considerando che la precedente esercitazione ha preceduto lo sviluppo di una pandemia reale, dalla quale uno dei principali organizzatori ha tratto notevoli benefici finanziari (per poi passare il tempo seguente a predire nuove emergenze). Questi test potrebbero condividere gli stessi scopi degli esperimenti di “Gain of function“, cioè l’esclusivo potenziamento di virus esistenti: apparentemente presentati come misure preventive, chi ci assicura che non nascondano, invece, il potenziale preludio a disastri imminenti?

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Michele Crudelini del 12 dicembre 2022), sito dell’Università di Siena, Center for Health Security, Financial Times, The Wall Street Journal, Politico, Il Bo Live (Università di Padova), sito del “Catastrophic Contagion“, Wikipedia.

Canali YouTube: Centerforhealthsecurity, Off Grid Survival.

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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