Schiaffo della Svezia a Erdogan, adesione alla Nato in salita

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La Corte Suprema della Svezia ha bocciato la richiesta di estradizione del giornalista turco, Bulent Kenes, il cui nome figurava nella lista dei terroristi di cui il presidente turco Recep Tayyip Erdogan chiede la consegna. Una condizione essenziale per togliere il veto all’ingresso nella Nato del Paese scandinavo

di Giuseppe Didonna

© MUSTAFA KAMACI / ANADOLU AGENCY / ANADOLU AGENCY VIA AFP – Il presidente turco Erdogan

 

AGI – La Corte Suprema della Svezia ha bocciato la richiesta di estradizione del giornalista turco, Bulent Kenes, il cui nome figurava nella lista dei terroristi di cui il presidente turco Recep Tayyip Erdogan chiede la consegna. Una condizione essenziale per togliere il veto all’ingresso nella Nato del Paese scandinavo. Una decisione, quella della corte di Stoccolma che, a voler essere ottimisti, complica non poco il processo di adesione nella Nato, ma a voler essere realisti lo blocca del tutto. Dei nomi di cui Ankara chiede l’estradizione, ufficialmente 21,

Bulent Kenes non appare tra i negoziabili. Negli scorsi mesi Erdogan non e’ mai entrato nello specifico delle estradizioni, ma l’unico che ha guadagnato una menzione da parte del leader turco e’ stato proprio Kenes. “L’estradizione di questo terrorista è molto importante per noi. e chiediamo alla Svezia di essere sensibile su questo fascicolo”, ha detto Erdogan un mese fa. E quella ‘sensibilità che Erdogan chiedeva al momento non c’è stata. Il giornalista è stato alla testa di un quotidiano con edizione in turco in inglese. Zaman, questo il nome, è stato per lungo tempo considerato in Turchia il megafono dell’organizzazione di Fetullah Gulen, l’uomo che Ankara accusa di aver organizzato il tentato golpe del 2016. E non è un caso che il leader turco abbia diretto la propria attenzione su Kenes.

Negli anni in cui Erdogan e Gulen erano alleati contro lo strapotere dei militari il quotidiano Zaman ha fatto il gioco del partito Akp del presidente ed è arrivato a essere il più letto del Paese e uno dei principali organi di informazione in inglese.

Con la rottura consumatasi a inizio 2012 tra Erdogan e Gulen il quotidiano ha cambiato linea, passando a criticare e accusare il governo di Erdogan, all’epoca premier, fino a mettere in campo, secondo l’Akp, una vera e propria macchina del fango per colpire l’attuale presidente, membri dell’esecutivo e la sua famiglia con accuse di corruzione. A inizio marzo 2016 la polizia turca in assetto antisommossa fece irruzione nella redazione dove molti giornalisti si erano trincerati, mentre una folla si era radunata fuori dalla sede del giornale in segno di solidarietà.

Un raduno cui i poliziotti reagirono con idranti e gas lacrimogeno, mentre anche la resistenza degli ultimi membri della redazione cadeva. Kenes e’ fuggito in Svezia e la sua situazione si e’ complicata dopo il fallimento del golpe del 2016, alla luce del fatto che il legame del giornalista con Gulen in Turchia e’ condsiderato conclamato.

Erdogan aveva chiesto a Stoccolma ‘sensibilita’ perche’ la posizione di Kenes era dubbia sin dall’inizio. Il fatto che il giornalista abbia legami con Gulen, che abbia ‘infangato’ il governo turco ed Erdogan e che abbia utilizzato la sua posizione e influenza per lanciare ‘segnali di golpe’ e’ infatti sufficiente a renderlo colpevole in Turchia, ma non sufficiente a renderlo un ‘terrorista’ per la giustizia svedese. Una divergenza di vedute che impone un brusco stop, forse definitivo, al processo di ingresso della Svezia nella Nato.

Con l’annuncio da parte del governo ungherese della prossima ratifica della richiesta di ingresso di Svezia e Finlandia, manca infatti solo la Turchia all’appello dei Paesi dell’Alleanza chiamati alla necessaria ratifica. Ratifica che, dopo oggi, appare sempre piu’ lontana.

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