Sempre più vanitosi: moda maschile a +20,5%

Economia & Finanza

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Il settore torna a livelli pre-Covid e riprende a correre. Secondo il Centro Studi di Confindustria Moda il 2022 si dovrebbe chiudere con un fatturato attorno agli 11,3 miliardi di euro
© Mark Jonsson / Agf

AGI – Dopo un 2021 chiusosi per il menswear italiano in aumento del +15,2%, anche nel corso dell’anno appena terminato la moda uomo si è mantenuta, come del resto la filiera Tessile-Abbigliamento nel suo complesso, in area positiva. Secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda sulla base delle indicazioni provenienti dalle indagini campionarie interne nonchè sulla base dell’andamento congiunturale del quadro macroeconomico di riferimento, la moda maschile italiana (in un’accezione che comprende la confezione e la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) è attesa archiviare il 2022 con un fatturato attorno agli 11,3 miliardi di euro, in crescita del +20,5% sull’anno precedente.

Il comparto ha così superato i livelli pre-Covid: il turnover del 2019 era pari infatti a 10,1 miliardi di euro. Con riferimento ai singoli micro-comparti qui esaminati, nel 2022 risultano tutti interessati da un ritorno in territorio positivo. A fronte di una vivace crescita dei flussi di importazioni dall’estero, nel 2022 il valore della produzione (si ricorda che tale variabile si propone di stimare il valore dell’attività produttiva svolta in Italia, al netto della commercializzazione di prodotti importati) presenta un incremento stimato nella misura del +8,5% rispetto al 2021. Dopo il brusco stop registrato nel 2020 (-16,7%), le esportazioni di moda uomo nel 2021 sono tornate in territorio positivo (+13,4%): tale dinamica favorevole sarà confermata, con ritmi ancor più sostenuti, anche per il 2022. Per l’export si stima, infatti, una variazione su base annua pari al +26,1%; il livello complessivo delle vendite estere passerebbe, dunque, a poco meno di 8,4 miliardi di euro. L’incidenza dell’export sul fatturato totale del comparto risulterebbe, pertanto, pari al 73,8%.

Anche relativamente all’import – si legge sempre nelle stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda – (crollato del -20,1% nel 2020 ma in parziale recupero nel 2021, +8,0%) si profila una crescita, ben più vivace rispetto a quella dell’export, stimata al +44,3% nei dodici mesi; l’ammontare totale delle importazioni settoriali passerebbe così a circa 5,8 miliardi. Visto l’andamento degli scambi con l’estero, per l’attivo commerciale settoriale si prevede una lieve flessione (stimata in 41 milioni in meno rispetto al consuntivo 2021); il surplus complessivo dovrebbe assestarsi, infatti, sui 2.606 milioni nell’intero anno.

Un quadro maggiormente dettagliato relativamente alle performance della moda uomo sui mercati internazionali si ottiene dall’analisi dell’interscambio con l’estero nei primi nove mesi del 2022. In tale periodo, sulla base dei dati Istat disponibili, sia le vendite estere sia le importazioni hanno evidenziato una performance positiva sui mercati esteri, come già era avvenuto nel corso del 2021. A tale risultato si è giunti grazie alle dinamiche positive che hanno caratterizzato tutti e tre i trimestri, sia per l’export sia per l’import. Da gennaio a settembre 2022 l’export di menswear mette a segno un +26,3% portandosi a quota 6,5 miliardi di euro, mentre l’import vede un aumento del +47,9%, per un totale di 5,2 miliardi circa.

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