Social network intrisi d’odio. Donne, disabili e gay i più minacciati

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Esplode l’hate speech su Twitter. Nel 2022 i messaggi d’odio sono stati il 93% del totale, l’anno precedente erano stati il 69% del totale

di Vincenzo Castellano

adolescenti depressione social network

 

AGI – Sfigata, troia, puttana, per le donne; demente, mongoloide, handicappato, per le persone con disabilità; frocio, merda, culattone, per gli omosessuali. Le donne, le persone con disabilità, le persone omosessuali: è questo il ‘podio’ che la mappa dell’intolleranza ci consegna al termine della ricerca condotta da Vox, osservatorio italiano sui diritti, che fotografa l’odio via social, in particolare attraverso l’esame dei tweet. Ed emerge che nel 2022, da gennaio a ottobre, sono tati estratti quasi 630mila ‘cinguettii’, 583mila dei quali per niente musicali o amabili all’orecchio e alla mente perchè erano negativi, pari al 93% del totale, mentre invece l’anno prima i tweet presi in esame erano stati poco piu’ di 797mila, 550mila dei quali erano negativi, cioè il 69% del totale.

Questo raffronto ce lo propone la settima edizione di questa ricerca, e le donne si confermano come il bersaglio numero uno, seguite appunto dalle persone con disabilità e dalle persone omosessuali, tornate nuovamente nel centro del mirino, e non solo di quello che fa riferimento all’hate speech. Ci sono anche altre tipologie: musulmaniebreimigranti. E le parole che segnano sono molto pesanti. Negro, terrone, bastardo, il riferimento al tema della xenofobia; talebani, sporco, magrebino, terroristi, per l’islamofobia. Per l’antisemitismo ecco i termini sionista, giudeo, genocidio, usuraio.

Il progetto ideato da Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti, in collaborazione con la Statale di Milano, l’università Aldo Moro di Bari, la Sapienza Roma e IT’STIME della Cattolica di Milano, realizza così una mappatura che consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa – secondo 6 gruppi: donne, persone omosessuali, migranti, persone con disabilità, ebrei e musulmani – cercando di rilevare il sentimento che anima le communities online, ritenute significative per la garanzia di anonimato che spesso offrono e per l’interattività che garantiscono.

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Nel 2022 la rilevazione ha riguardato il periodo gennaio-ottobre, e anche in questa occasione le ansie, le paure, le difficoltà si sono affastellate nel vissuto quotidiano delle persone, contribuendo a creare – dicono i ricercatori . un tessuto endemico di tensione e polarizzazione dei conflitti. Per i ricercatori, un dato su tutti fotografa al meglio la realtà che oggi rappresenta l’odio online e il ruolo di cinghia di trasmissione che i social svolgono tra i mass media tradizionali, la politica e alcune sacche di forte malcontento, che trovano sfogo ed espressione proprio nelle praterie dei social, ed è la forte polarizzazione rappresentata dall’aumento evidente e notevolissimo delle percentuali dei tweet negativi a fronte del totale dei tweet rilevati. Il che indica “una maggiore radicalizzazione dei discorsi d’odio”, fenomeno “quest’anno decisamente esploso“.

Sembra quasi che si sia creato un vero e proprio modello di dinamiche sociali, si assiste a una “verticalizzazione del fenomeno di odio online“, per il quale la diffusività iniziale ha lasciato il posto a un modello di dinamiche sociali sempre pu’ incisive e polarizzate. E a un allargamento delle possibilità di scelta delle piattaforme social, corrisponde una selettività maggiore di messaggi di esclusione, intolleranza e discriminazione. E nella ricerca viene evidenziato che in relazione a questi aspetti c’è un ruolo giocato dai mass media tradizionali nell’orientare e influenzare questa tipologia di comunicazione e narrativa. Di qui l’invito dei ricercatori a correre ai ripari, ovvero “si ritiene utile e necessaria una riflessione futura di più ampio respiro sulla consapevolezza di questo ruolo e delle sue implicazioni sociali”. Altro dato interessante della ricerca è quello relativo al dettaglio cluster per cluster. Le donne rappresentano un obiettivo di messaggi d’odio che si conferma nel corso degli anni e che a livello geografico è quasi ‘democratico’, ovvero diffuso in tutta Italia, ma con zone comunque a più alta intensità come le città di Bologna e Firenze, quindi Roma, Terni, Caserta ma più in generale il centro Italia.

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L’incremento di tweet negativi sul 2021 è stato del 19,2%. Oltre agli onnipresenti atteggiamenti di body shaming, molti attacchi hanno avuto come contenuto la competenza e la professionalità delle donne stesse. E dunque è il lavoro delle donne a emergere anche quest’anno quale co-fattore scatenante lo hate speech misogino, a conferma di una tendenza già rilevata lo scorso anno. Quanto alle persone con disabilità, risultata la seconda categoria più colpita, con un incremento di tweet negativi pari al 22,7%.

Per il terzo cluster, le persone omosessuali, dopo anni di indifferenza, o quasi, da parte degli odiatori online ecco l’impennata, incremento del 19,9 di tweet negativi. Una tendenza, che, dall’approvazione della Legge Cirinnà sulle unioni civili, era ben evidente e che solo nel 2021, con le polemiche sul Ddl Zan, ha visto una leggera inversione di tendenza poi confermata e amplificata nel 2022. Tra le zone più intolleranti, tutto il Nord, soprattutto nel Veronese, quindi la Calabria e la città di Bari. Molti tweet negativi sono stati raccolti in concomitanza con la maggiore attenzione mediatica posta da alcuni eventi come il Gay Pride o, appunto, le polemiche sul Ddl Zan. Quanto all’antisemitismo – peraltro alla vigilia proprio della ricorrenza del Giorno della Memoria – è indubbio che sia ancora presente, a conferma delle discriminazioni verbali che hanno radici storico-culturali peculiari nel contesto italiano. Per quanto riguarda la localizzazione geografica, si evidenzia una maggiore diffusività di tweet negativi nel nord Italia e a Roma. Si registrano inoltre picchi di odio in concomitanza con eventi internazionali che, seppur allargando il focus, vengono ricondotti agli ebrei, come tutte le notizie che riguardano la politica israeliana. L’incremento in tweet negativi rispetto al 2921 è stato del 25,1%.

Per quanto concerne invece gli stranieri e i migranti, questi rappresentano con un +34,7% la categoria sociale con una percentuale più alta di incremento di tweet negativi all’interno del cluster rispetto al 2021.

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