La morte dell’orso Carrito: “Tra uomini e animali torni la giusta distanza”

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Luciano Sammarone direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo racconta all’AGI la storia del grande carnivoro travolto da un’auto sulla strada statale 17 e lancia un appello a non trattare gli animali selvatici come pet.  La sua vicenda fa riflettere anche sulla “mala gestione dei rifiuti urbani”

di Stefano Benfenati

© STR / AFP
– Un orso marsicano nel parco nazionale degli Abruzzi

 

AGI –  Star involontaria del web, amico di chef stellati, implacabile cacciatore di pasticcini,  ‘turista’ a spasso sui binari ferroviari, protagonista di scorribande urbane. Juan Carrito, l’orso bruno marsicano troppo abituato agli umani è morto, venerdì scorso, investito da un’auto sulla statale 17 nei pressi di Castel di Sangro ben lontano dal suo habitat naturale.  Grande camminatore, 150 chilogrammi di muscoli e pelo,  poteva attraversare valli e montagne ma spesso era diretto verso campagne e città: allevamenti, frutteti, ‘casette’ delle api,  ma anche ristoranti erano tra le sue mete preferite.

“La sua storia ci insegna tanto. Occorre ripristinare la giusta distanza tra gli uomini e gli animali selvatici che non sono dei pet”, spiega all’AGI, Luciano Sammarone direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. M20 era un cosiddetto ‘orso confidente’ abituato cioè alla convivenza con gli umani.

“Carrito  – racconta  – ha scoperchiato il vaso di pandora rispetto alla cattiva gestione dei rifiuti. Spesso rovistava tra i cassonetti di Roccaraso (in provincia dell’Aquila), la principale località turistica invernale dell’Abruzzo, e trovava pane e altro cibo. Non era spinto dalla fame ma dalla consapevolezza che nei centri urbani avrebbe trovato con facilità una grande quantità di cibo. Lo stesso vale per i cinghiali che grufolano nel pieno centro di Roma”.
Carrito “è stato bersaglio di foto, video che poi sono stati pubblicati sui social. E’ vergognoso che sia stato ripreso anche nei momenti di agonia”, sottolinea Sammarone.

Biscotti, carne persino panini alla mortadella, gettati tra ruscelli e alberi secolari, racconta il direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, sono a volte utilizzati dai turisti come esche per attirare animali del bosco (volpi, orsi) . E per poi ‘intrappolarli’ nello schermo del telefonino. “Occorre più rispetto per gli animali selvatici. Ormai i cuccioli di orso scappano davanti ad un lupo ma non se vedono un uomo”. E Carrito la confidenza con gli umani l’aveva scritta nel dna.

Anche la sua mamma, Amarena,  nella primavera del 2020 era stata avvistata in alcuni centri abitati. Ma l’orsa (ancora viva) è  più timida del suo cucciolo e le sue apparizioni in città non sono state così frequenti.

Per Carrito sono caduti nel vuoto i tentativi di dissuasione da parte degli addetti del Parco: proiettili di gomma, petardi, urla non hanno sbarrato al grande la via verso le zone abitate.

“Carrito agiva nella convinzione che l’uomo non fosse un pericolo. Questo è sbagliato. Attraversava le strade in continuazione. È falsa la credenza che andasse nei paesi perché aveva fame: già a 15 mesi pesava 40 chilogrammi, il doppio rispetto ai suoi simili, a due anni, nel dicembre 2021 aveva già raggiunto i 100 kg. Ma in città il cibo si ottiene con meno sforzo e in maggiore quantità”.

All’inizio il cibo-spazzatura era sconosciuto. “Si aggirava nell’estate 2021 vicino ad orti e piccoli allevamenti. Poi la svolta quando ha scoperto alcune pagnotte di pane nei cassonetti a Villa Lago, nella Valle del Sagittario”. Il passo verso la razzia di dolci e biscotti in una pasticceria a Roccaraso è stato breve.

“Nel dicembre 2021 abbiamo raggiunto il massimo della problematicità, praticamente viveva in Paese, soprattutto a Roccaraso”. Così nel marzo 2022 è scattata una sorta di “reclusione” nel bosco. “Per tre settimane l’abbiamo ‘detenuto’ nel Parco della Maiella. Aveva ricominciato a camminare tantissimo in montagna senza frequentare i centri abitati. Eravamo fiduciosi che fosse tornato ad essere un ‘orso’. Abbiamo perso il segnale (attorno al collo aveva un collare con il gps) il 3 gennaio scorso. Pensavamo fosse andato in letargo. Invece dopo essere stato avvistato  vicino ad un allevamento di polli è stato investito lungo la strada statale 17”.

Lo schianto è avvenuto vicino ad uno dei sottopassi creati fuori dal confine del Parco per mettere in sicurezza gli animali. Ma invece di seguire il percorso l’orso si è diretto dalla parte opposta attraversando una strada trafficata.

“Grazie anche ai fondi di due ong abbiamo costruito barriere per favorire il passaggio di animali in sottopassi e sovrappassi ma servono molte risorse per creare altri luoghi sicuri. Occorrono più infrastrutture che permettano agli animali di attraversare le strade senza pericoli”, spiega Sammarone.

Juan Carrito immortalato mentre giocava con un cane a pochi passi dalla padrona. O a caccia di cibo a pochi metri dal ristorante pluristellato dello chef Niko Romito. Oppure a passeggio sui binari. Foto rimbalzate Oltralpe. “Serve la giusta distanza tra noi e gli animali. Basta con il circo mediatico”, il messaggio del direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

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