La superiorità dello Stato e il desiderio di Verità!

Interviste & Opinioni

Di

Dario Patruno

Il breve colloquio che il procuratore della Repubblica di Palermo De Lucia ha avuto con Mattia Messina Denaro nel quale gli ha comunicato che è nelle mani dello Stato e che verrà curato è il segno che lo Stato rappresenta e ama la legalità, rispettando le persone.

Questo in termini comportamentali vuol dire che lo Stato rispetta l’ammalato e nella mia ormai quadriennale frequentazione del reparto di Ematologia al Policlinico di Bari ho costatato che questo avviene anche in persone detenute.

Ma a questo punto sorge spontanea ad una deduzione logica: l’umanità che accomuna tutti gli uomini al di là dei ruoli, nel passato, nel loro presente e nei pensieri, porta ad un istinto innato di sopravvivenza espresso in un atteggiamento che il detenuto eccellente ha avuto nei confronti dei medici quando ha chiesto di essere curato al meglio ed è un suo diritto.

E all’équipe guidata dal professor Luciano Mutti, primario oncologo dell’ospedale aquilano, il capomafia si sarebbe raccomandato così: “Ho letto centinaia libri sul mio tumore, curatemi bene”, aggiungendo la richiesta di farmaci speciali utilizzati in Israele.https://www.msn.com/it-it/notizie/other/messina-denaro-dal-carcere-ho-letto-centinaia-libri-sul-mio-tumore-curatemi-bene-con-farmaci-da-israele/ar-AA16LGAa?li=BBqfUd8.

Sicuramente non è leggendo libri che si diventa medici in grado di dare terapie per patologie complesse quali quelle tumorali. Il paziente deve imparare a fidarsi dei medici e delle loro terapie basate su anni di studio ed esperienze professionali altrimenti diventiamo tuttologi e così sono sotto gli occhi di tutti i danni della medicina fai da te. Soprattutto ogni paziente è in grado di sopportare terapie che altri non sopporterebbero e queste decisioni sono frutto di studi ed esperienze cliniche e professionali che durano anni.

La risposta seria delle Autorità sanitarie è stata quella di assicurare che entrerà in un protocollo sperimentale che darà il meglio di quello che oggi la Medicina oncologica può assicurare. Tutto questo è positivo e rappresenta una eccellenza anche per le strutture ospedaliere italiane in carcere che operano in condizioni a volte molto difficili.

Ma proprio il rispetto che lo Stato ha nei confronti della persona malata e il suo comprensibile attaccamento alla vita espresso nel chiedere di essere curato al meglio, dovrebbero indurlo ad avvertire il desiderio di verità che è impeto al desiderio di conservare la vita per spenderla bene e sicuramente meglio di quanto oggettivamente abbia effettuato in passato. Questo non tanto per convinzione personale ma perché la malattia che forse è male per il corpo, diviene medicina dell’anima, occasione di riscatto, porta alla dignità di essere consapevole che l’eternità e l’onnipotenza non si possono comprare o conquistare con metodi umani ma sfuggono ad un controllo e ciò che sfugge alla umanità rende fragili ma è nella fragilità che qualcuno potrebbe dimostrare al paese di essere molto più forte di quanto in base a fatti processuali e giudiziali gli vengono attribuiti.

L’apostolo Paolo che perseguitò i cristiani, anche uccidendo, ha avuto il coraggio di dire: «Quando sono debole è allora che sono forte»(2 Cor 12,10)

Questa è l’unica occasione e speranza del popolo italiano per ritenere che questa storia iniziata trenta anni fa che ha trovato una tappa fondamentale il 16 gennaio con la cattura del latitante, sia tutta da raccontare e scrivere sempre e solo per amore del giusto e del Vero.

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