Sale a 93 morti e 200 feriti il bilancio della strage di Peshawar

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Un attentatore suicida si è fatto saltare in aria in una moschea dove centinaia di poliziotti erano raccolti in preghiera. Il ramo pakistano dei talebani ha rivendicato l’attacco
© Maaz Ali/ AFP – La rimozione delle macerie della moschea a Peshawar

AGI – – Continuano a essere rimossi i cadaveri dalle macerie dopo l’attacco suicida alla moschea di Peshawar, situata all’interno del quartier generale della polizia, nella città nel nord-ovest del Pakistan. Ora i morti sono saliti a 93. Il bilancio è stato fornito dalla polizia, secondo cui oltre 200 persone sono state portate in ospedale, la metà delle quali rimane ricoverata.

Lunedì pomeriggio un attentatore si era fatto esplodere nella moschea quando era affollata per la preghiera. L’attacco era stato rivendicato da Tehreek-e-Taliban Pakistan (Ttp), il ramo pakistano dei talebani, gruppo distinto dagli ex studenti coranici afghani ma guidato dalla stessa ideologia integralista. Secondo la polizia, il kamikaze era un cittadino afghano, residente in Pakistan con la sua famiglia da diversi anni, che aveva preparato l’attacco in Afghanistan.

Le centinaia di poliziotti che stavano pregando nell’edificio erano il probabile obiettivo dell’attacco, di gran lunga il più grave sferrato dal Ttp contro le forze di sicurezza. Il gruppo, nato nel 2007, ha ucciso in meno di un decennio, decine di migliaia di militari e civili pakistani. Indebolito dal 2014 dalle intense operazioni dell’esercito di Islamabad, il Ttp è in seguito tornato in auge, rinvigorito dal ritorno al potere dei talebani in Afghanistan nell’agosto 2021, con il ritiro delle forze americane dopo due decenni di guerra.

I soccorritori stanno continuando a lavorare freneticamente per cercare sopravvissuti tra le macerie. Secondo il capo della polizia di Peshawar, Muhammad ljaz Khan, solitamente 300-400 poliziotti frequentrano la moschea nell’ora della preghiera.

È il più grave attacco a Peshawar dal marzo dello scorso anno, quando un attentato suicida in una moschea musulmana sciita durante la preghiera del venerdì, poi rivendicato dall’Isis., causò 64 morti e 200 feriti.

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